"E' in gioco il Pd che vogliamo"

Tonini: i candidati trentini dicano con chi stanno.
L. Patruno, "L'Adige", 25 luglio 2009

Il senatore Giorgio Tonini, leader nazionale del Partito democratico e tra gli esponenti più vicini prima a Walter Veltroni - di cui è stato ghost writer - e ora a Dario Franceschini, del quale è tra i principali sostenitori nella corsa alla conferma alla guida del Pd, nei giorni scorsi non ha escluso l'ipotesi di una sua candidatura alla segreteria del Pd del Trentino, pur restando in una posizione interlocutoria, in attesa di capire se la sua disponibilità potrà servire a costruire un ampio consenso su una candidatura, che vuol dire anche una precisa linea politica, o se emergeranno più nomi perché in Trentino, così come a Roma, si hanno nel partito idee diverse su quello che si vuole fare del Pd. C'è tempo fino a fine agosto per presentare le candidature alla segreteria e Tonini precisa di non aver detto fin'ora «né sì, né no perché sarà una decisione collettiva non individuale». Ma intanto il senatore spiega quanto sia cruciale questo momento perché in gioco c'è la decisione sulla strada che deve prendere il Partito democratico. E non risparmia accenni polemici nei confronti di Gianni Kessler, che «sostiene Bersani a Roma ed è "iperprimarista" a Trento», ma anche verso Roberto Pinter e Michele Nicoletti, i due nomi di cui si parla da tempo come possibili candidati alla segreteria provinciale. Oltre a sottolineare, con una frecciata ai sostenitori di Pierluigi Bersani, che l'ex ministro «ha la stessa idea di Pd che ha Lorenzo Dellai e che noi abbiamo sempre combattuto: quella di un partito di sinistra che lascia ad altri il compito di rappresentare gli elettori moderati e di centro». Senatore Tonini, il congresso nazionale del Pd sarà una resa dei conti interna che lascerà sul campo morti e feriti? No, il Pd sta facendo un congresso che sarà un fatto importante per il Paese e per il Trentino perché il partito sta scegliendo il suo leader e prossimo candidato alla guida del Governo con un confronto democratico in cui per la prima volta nessuno è in grado di dire in anticipo chi sarà il vincitore fra Franceschini, Bersani e Marino. Inoltre, dietro ai tre candidati ci sono ben mescolate le provenienze, non ci sono tra i sostenitori tutti ex Ds o ex della Margherita e questa è la migliore garanzia sul fatto che chiunque vincerà non ci saranno rotture o scissioni. Lei sostiene Franceschini, che è il candidato più in continuità con la segreteria Veltroni e con il progetto del Lingotto. Eppure, da quando è nato il Pd ha incassato sconfitte sempre peggiori. Non pensa sia il caso di correggere la rotta come dice Bersani? Questo è il principale argomento di Bersani, ma io penso che si debba stare attenti alle illusioni ottiche. Per prima cosa, infatti, non si può rimuovere dall'analisi delle nostre serie difficoltà, il fallimento del governo dell'Unione, al di là delle cose buone fatte da Prodi e dai suoi ministri, c'è stato infatti in due anni un logoramento di rapporti fra il centrosinistra fatto da una miriade di partitini e il Paese, che ha portato alle elezioni anticipate. Il 33% preso dal Pd alle elezioni è stato un risultato importante e una grande apertura di credito degli elettori verso il nostro progetto riformista. Da allora però il Pd è andato sempre peggio fino alle dimissioni di Veltroni. Siamo andati indietro, è vero, e questo è avvenuto o perché siamo stati troppo innovativi o perché gli italiani hanno percepito il ritorno delle vecchie pratiche, ovvero siamo stati troppo poco Pd, deludendo molti sia sull'innovazione programmatica che politica. Io penso che ora se ne esca andando avanti, come dice Franceschini, non indietro come propone Bersani, che pensa a un partito come gli ex Ds. È questa la differenza fra Bersani e Franceschini? Bersani definisce il Pd un partito di sinistra che ha bisogno di un forte alleato di centro: è l'impostazione di D'Alema ed Enrico Letta. Ed è la stessa di Lorenzo Dellai a livello trentino. Franceschini dice invece che noi siamo un partito di centrosinistra con al suo interno tutte le culture di sinistra e di centro, che cerca alleati per governare sia a livello nazionale che locale ma senza riconoscere ad altri il monopolio del centro. In Trentino Pacher e Andreatta hanno dimostrato che il Pd sa parlare direttamente a molti elettori oltre a quelli di sinistra. La scelta del segretario provinciale sarà legata al dibattito sul segretario nazionale? Noi non dobbiamo appiattire la nostra discussione in Trentino sul piano nazionale, ma quello che trovo incomprensibile e che ci possano essere candidati alla segreteria provinciale che non si pronunciano sul dibattito nazionale (Roberto Pinter, Ndr). Non ci può essere un atteggiamento agnostico o reticente, perché in gioco c'è quello che si vuol fare del Pd. Cosa pensa di Roberto Pinter e Michele Nicoletti come candidati alla segreteria? Vorrei capire meglio che progetto politico hanno. Di Pinter non condivido che non voglia dire se sta con Franceschini o Bersani. Con Michele ci conosciamo da 30 anni. Ho un'immensa stima per lui dal punto di vista intellettuale e morale ma mi piacerebbe che dicesse cosa pensa su quanto accade a livello nazionale e locale. Incontriamoci. Se è solo un problema di scegliere la persona, si risolve subito, se invece c'è una differenza di linea politica, allora c'è una bellissima strada democratica da seguire: le primarie con più candidati.