Il consigliere provinciale Luca Zeni ha pronti gli emendamenti da presentare alla maggioranza:«L’attuale 50% non ha senso». All’ordine del giorno del prossimo consiglio provinciale il disegno di legge sulla disciplina della partecipazione popolare.N. Marchesoni, "L'Adige", 14 luglio 2014
«È fondamentale togliere al più presto il quorum del 50% ai referendum per ridargli un senso e allo stesso tempo per alzare il livello di credibilità delle istituzioni e della politica. Sono convinto che riusciremo a farlo». Luca Zeni invita il Consiglio provinciale ad avere coraggio e ad approvare tra questa e la prossima settimana il disegno di legge n. 1-328 di iniziativa popolare, inerente la disciplina della partecipazione dei cittadini e dei referendum. Tra oggi e domani, prima dell'inizio del dibattito, la maggioranza tornerà a confrontarsi per arrivare in aula con idee condivise. Al momento manca una piena condivisione di vedute sulle modalità di abbassamento del quorum.«Sul fatto - spiega il consigliere provinciale del Pd - che l'attuale margine di validazione di una tornata referendaria sia illogico siamo d'accordo. Se ne sono resi conto tutti. C'è però chi vorrebbe azzerare il quorum, chi invece ribassarlo. Dobbiamo mediare e trovare una soluzione condivisa». Rilancia con forza una proposta pensata ancora nella scorsa legislatura dal suo partito. «Stabiliamo di volta in volta la soglia minima che potrebbe essere fissata nella metà dei votanti alle ultime elezioni provinciali. I calcoli sono facili. Se alle urne si recasse l'80% degli aventi diritto, il quorum sarebbe del 40%. Questo discorso vale sia per l'abrogativo sia per il propositivo». Propositivo che, da quanto risulta, entusiasma poco la giunta. Luca Zeni lo sa e chiede al presidente Ugo Rossi di convincere i componenti della sua squadra a rivedere le rispettive posizioni: «Il loro timore è che l'iniziativa diretta danneggi quella rappresentativa, ossia che concedendo alla gente di creare una nuova legge la politica perda potere. Non è affatto così». Va oltre: «Ispiriamoci a quanto avviene nelle nazioni europee evolute, in primis nella vicina Svizzera. Apriamoci. Il "Palazzo" chiuso è un modello superato». Comprende, invece, le perplessità esistenti tra i colleghi sul referendum confermativo, quello, cioè, in cui i cittadini hanno l'opportunità di pronunciarsi sull'entrata in vigore o meno di leggi, regolamenti e atti amministrativi: «Si tratta di un sistema che se viene applicato male rischia di avere una lunga serie di controindicazioni. Non dimenticate, poi, un altro aspetto innovativo del disegno di legge di cui si discuterà a breve in Consiglio. Prima di dare il via libera a particolari opere pubbliche, importanti sotto il profilo dell'investimento economico sia sotto quello dell'impatto sul territorio, gli abitanti della zona interessata dai lavori saranno informati. Verranno organizzate assemblee e incontri con gli esperti e i dirigenti di settore. Evitiamo le imposizioni dall'alto». Zeni chiude spezzando una lancia a favore della raccolta di firme elettronica: «Non vedo cosa lo impedisca nel 2014. La tecnologia è indispensabile per semplificare».
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