«Elisa Filippi non è contenta di come guido il partito? Mi dispiace. Nella concezione che ho della politica si vince e si perde sempre tutti insieme. Sappia, comunque, che non ho nessuna intenzione di rassegnare le mie dimissioni. Interagendo con lei si ha regolarmente l'impressione di trovarsi di fronte ad una persona in perenne campagna elettorale». N. Marchesoni, "L'Adige", 7 luglio 2014
Che la riforma appena varata dei vitalizi abbia reso incandescente il clima all'interno del Pd e magari evidenziato spaccature più o meno profonde, lo si capisce anche dal tenore della replica di Giulia Robol alla portabandiera renziana in Trentino. Una risposta sferzante che arriva dopo che, in un'intervista all'Adige (vedi edizione di ieri, ndr), Elisa Filippi ha accusato la segreteria di non essere all'altezza della situazione: «Sui vitalizi il Pd ha fallito. È comprensibile che la gente abbia determinate reazioni. Bisogna voltare pagina. Serve una seria riflessione». La numero uno del principale partito del centrosinistra adotta subito una strategia offensiva nei confronti della sua storica avversaria: «Purtroppo Elisa Filippi non è quasi mai propositiva. Su entrambi i documenti nei quali si indicava come, secondo noi, bisognava muoversi per dare vita ad una revisione dei trattamenti per gli ex amministratori decente c'era la sua firma. Ora rimescola le carte e parla di «mandanti di un compromesso al ribasso». Non ci siamo. Fatico a comprendere certe uscite». Aggiunge: «Ci sarà un chiarimento. Sono stanca dei personalismi. Logorano». Ribadisce la sua delusione per la riforma dei vitalizi: «La politica ne è uscita a pezzi. È vero, rispetto a prima qualcosa di meglio c'è, ad esempio il fondo sociale, ma non basta. Gli emendamenti che hanno tagliato le penalizzazioni per chi sceglie di andare in pensione a 60 anni e che consentono, con una richiesta motivata, di non restituire niente dimostrano che moltissimi pensano di vivere ancora in un altro pianeta». Sa che nella base monta la protesta: «Non dobbiamo sottrarci alle nostre responsabilità. Il senso di insofferenza verso ciò che è percepito come un privilegio cresce. Pure in Trentino. Ci tengo, però, a ricordare che in maggioranza non c'è solo il Partito democratico. Le varie forze, in particolare quelle che sono rappresentate in giunta provinciale, dovranno rendere conto delle loro scelte ai rispettivi iscritti. Come me la pensano la segretaria dell'Upt Donatella Conzatti e tanti altri». Non esclude, se lo chiederà l'assemblea, di forzare la mano per convincere il presidente Diego Moltrer e Ugo Rossi a riprendere in mano l'intera partita dei vitalizi: «Sono pronta a muovermi. Sarei ben felice se si potesse avviare un simile processo. Non deve e non può finire qui. Il mondo reale non ce lo perdonerebbe e crescerebbe il fronte dell'anti-politica».Chiude: «Sono serena, non temo spaccature e resto convinta che quanto accadrà nei prossimi giorni all'interno del Pd contribuirà alla sua crescita».L'INTERVISTA A ELISA FILIPPI ("L'Adige", 6 luglio 2014)«Siamo davanti ad un fallimento. Un grande fallimento politico in cui il grande sconfitto è il nostro partito». Chissà se perché euforica dopo una mattinata trascorsa a Fiè allo Sciliar con il suo «faro» Matteo Renzi, o se perché rinvigorita dal fatto che lo stesso premier nel convegno a Castel Presule ha dato ampie garanzie sul ruolo delle regioni e della macroregione alpina come modello per l'Europa, fatto sta che Elisa Filippi, portabandiera renziana in provincia sconfitta dal patto Robol - Scalfi nella corsa alla segreteria del Pd (dopo aver vinto il primo turno), non si lascia sfuggire l'occasione per attaccare a zero sul ruolo che il Partito democratico ha avuto (anzi, che non ha avuto) nella conduzione della vicenda vitalizi. Filippi, che ne pensa di quel che è successo l'altra notte in Consiglio regionale? Che siamo di fronte ad un fallimento. Ma, guardi, non lo dico io soltanto. Lo dice tutta la base del Pd e, da quanto leggo, lo dice la gente comune. C'è grande delusione per il testo che è stato approvato. Se è per quello si dimentica della segretaria del suo partito, Giulia Robol. Anche lei si è detta insoddisfatta per quella che ha definito «una sconfitta della politica». Appunto, lo dice anche la segretaria, Ma se l'insuccesso è politico allora il primo ad essere sconfitto è il partito. O no? Dunque, che si fa ora? Robol dice che è insoddisfatta, ma mi chiedo cosa ha fatto per non esserlo. Una pre-richiesta di dimissioni della segretaria dopo il fallimento? Deve interrogarsi su cosa ha fatto e su cosa deve fare ora. Io non chiedo atti di nessun tipo, perché si tratta di valutazioni prima di tutto personali; chiedo però che si faccia una riflessione. Su una cosa comunque dev'esserci certezza: è stato un fallimento politico perché non esiste che il gruppo vada da una parte e voti una riforma e che la segreteria vada dall'altra e dica che non va bene. In effetti, la voce della segretaria si è sentita soltanto dopo che la frittata era fatta. Non risulta che si sia mossa sul tavolo istituzionale per far contare il peso del Pd, anche a livello regionale. Guardi, se devo essere sincera, mi sorprende che il partito abbia votato a favore della riforma. Come si è arrivati a questo compromesso al ribasso? Chi l'ha autorizzato? Se non lo sa lei. Dentro il partito ho visto un immobilismo impressionante. Lo sa chi sono stati all'interno del Pd gli unici a muoversi su questa vicenda? Me lo dica lei. Noi come opposizione interna. Noi abbiamo chiesto la convocazione di un'assemblea in cui si parlasse di vitalizi, altrimenti non se ne sarebbe nemmeno discusso nel partito. Lì Manica ci aveva portato una proposta, poi si è votata un'altra cosa. Mi domando: chi ha dato l'okay al compromesso? Vado avanti. Nel coordinamento provinciale se n'è parlato martedì scorso, ma solo perché anche qui l'chiesto io. Dalla segreteria nessuna iniziativa interna, eppure al partito era stato dato mandato di essere vigile. Cosa è stato fatto? Risponda. Non lo so. Chiedo. Il dato di fatto è che per l'ennesima volta il Pd non è riuscito ad imporre la propria linea, sempre che corrispondesse alle dichiarazioni nette delle scorse settimane sui giornali. Perché il partito ha cedute nelle trattative? Non lo posso valutare. Non voglio fare riferimenti personali, immagino però che sia una questione di scarsità di peso politico e una mancanza di presidio vero nei luoghi in cui sono state prese le decisioni. Come sempre il Pd, più degli altri partiti, finisce per essere sommerso di critiche. Su questa vicenda si sono alzate le aspettative della gente per poi arrivare ad un compromesso via via sempre più al ribasso. Si è persa l'occasione per dare un segnale forte. Se mi si consente, non era importante tanto definire le percentuali di taglio sulle anticipazioni,quanto cambiare impostazione e stabilire che il vitalizio non è un diritto acquisito ma un privilegio. E poi, anche sul termine dei 66 anni si poteva dare un segnale importante e invece si è ceduto: chi lo spiega ora questo regalo ai politici quando c'è gente che va in pensione a 66 o 67 anni, magari dopo 40 anni di contributi? È comprensibile che la gente abbia certe reazioni. Definitivamente persa la credibilità della politica? Se ora vogliamo voltare pagina dobbiamo fare davvero una politica innovativa, non di conservazione.A Presule si è detto che la governance dev'essere non a livello provinciale, non regionale, ma sovraregionale: e qui noi siamo a discutere una riforma istituzionale per mantenere in vita le comunità di valle? Attenzione: sarà l'ultima occasione per cambiare.
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Partito Democratico del Trentino