Conscio delle mediazioni e rinunce che il percorso di approvazione dei DDL n. 8 e 9 ha comportato, il Gruppo Consigliare del PDT evidenzia l'importanza di aver chiuso nei tempi promessi un percorso legislativo difficile ed urgente senza vanificare il cuore della previsione normativa. La norme licenziate seppur ridotte in alcune previsioni rispettano gli obiettivi fondamentali che ci eravamo dati, in parte dimenticati nell'ondata mediatica e nell'eccessivo innalzamento delle aspettative su questa riforma formatesi sulle prime reazioni e comunicazioni ad oggi sicuramente troppo ambiziose.
Trento, 4 luglio 2014
Gli obiettivi principali erano il ricalcolo a parametri corretti delle anticipazioni, l'elevazione dell'età pensionabile, l'introduzione di un fondo dedicato per la destinazione a fini sociali delle somme recuperate, la modifica del sistema previdenziale dei consiglieri attuali e futuri, la fine del ruolo pensionistico della Regione TAA per i consiglieri di questa e delle prossime legislature.
Abbiamo cercato di non arretrare su principi che giudicavamo politicamente e sostanzialmente importanti, quale l'età pensionabile a 66 anni, ma l'abbiamo fatto come forza di governo a cui spetta comunque la responsabilità di assumere infine una scelta. Su questo punto il testo approvato comunque introduce dei passi in avanti importanti con l'eliminazione della previsione a 55 anni, l'allineamento all'età INPS e la deroga a 60 anni limitata ai soli consiglieri con più di 3 legislature.
Rivendichiamo che per la prima volta in Italia si va ad intervenire sullo status dei consiglieri in carica con valenza retroattiva e non dalla legislatura successiva, che si definisce nel suo complesso uno status del consigliere tra i più virtuosi in Italia con un'indennità proporzionata al ruolo, senza vitalizi, con un taglio ulteriore a quello già importante del 2012 sulle contribuzioni.
Sappiamo che quella che quella licenziata non è sicuramente una proposta legislativa perfetta ma la migliore che si poteva costruire stante i vincoli che tutti conosciamo legati alle posizioni originate dalla LR 6/2012, ai limiti di ragionevolezza dell'intervento a posteriori, alla necessaria preoccupazione di sopravvivenza giuridica della norma.
Altri all'interno del Consiglio Regionale hanno la grave responsabilità di aver perseguito obiettivi personali costringendo l'aula a mediazioni obbligate, sotto questo profilo la parte trentina dell'aula può rivendicare di non aver complicità in questa strategia ma di averla dovuta affrontare per salvaguardare i punti centrali della norma.
Il PDT si è assunto con fatica la propria quota di responsabilità e confida che ora anche gli interessati dall'intervento legislativo non vanifichino lo sforzo fatto anche di mediazione attaccando giuridicamente la norma, ora che qualsiasi alea di "intento punitivo" non esiste più nell'articolato. Assumiamoci tutti la responsabilità del momento.
Ora ovviamente non possiamo illuderci che questa legge serva come una bacchetta magica. Non possiamo sperare che da sola basti a spegnere gli incendi che si sono accesi in certi animi, e che riavvicini come d’incanto le persone alla politica.
Auspichiamo però che da domani la politica, i media, la comunità voltino pagina e si occupino d'altro.