Interessanti e da sviluppare i ragionamenti proposti dall’assessore Olivi sul tema degli orari dei negozi sulle pagine del quotidiano Il Trentino. E’ con soddisfazione che apprendiamo della richiesta dell’Assessore al Governo e alla Commissione dei 12 di emanare una norma di attuazione in materia di commercio per consentire al Trentino di poter progettare autonomamente il proprio modello di sviluppo. Fabrizio Sannicolò - Lorenzo Passerini, 1 luglio 2014
Infatti i territori non sono tutti uguali ed hanno bisogni ed esigenze diverse: un paese di montagna con pochi abitanti non è come una Città, un piccolo negozio di paese in un’area periferica non è un megastore in una zona turistica, i luoghi storici del commercio non sono un centro commerciale.
Non vi è alcun dubbio che la competizione rappresenta la linfa vitale per lo sviluppo, però libera concorrenza non significa assenza di regole. Non sempre infatti il mercato è in grado da solo di generare efficenza ed è proprio per questo nonchè per favorire la regolare competizione economica che sono necessari interventi legislativi. Il pluralismo distributivo è una ricchezza del nostro territorio e pertanto va garantito, anche attraverso un sistema di norme finalizzato a limitare le esternalità del mercato considerandone gli effetti economici, sociali ed ambientali. In questo senso il Trentino, con la riforma del 2010 poi “scardinata” dai decreti Monti, si era dato un modello capace di coniugare libertà di impresa e ruolo sociale del commercio attribuendo una forte autonomia agli Enti Locali e dando loro la possibilità di graduare le aperture dei negozi nel corso dell’anno secondo schemi flessibili e duttili in considerazione delle vocazioni territoriali.
E’ con interesse che riteniamo debba essere raccolto l’invito dell’Assessore - come già si è espressa oggi l’Unione commercio e turismo roveretana - a costruire a Rovereto, in attesa degli interventi legislativi, “un patto tra operatori economici, lavoratori e consumatori”. Come già era stato fatto dalla nostra Amministrazione nel percorso di attuazione della legge sul commercio del 2010, sono fondamentali scelte condivise in materie che incidono su una pluralità di interessi quali gli orari di vendita e le aperture festive degli esercizi commerciali nel corso dell’anno.
Il “patto” che dovremmo provare a costruire dovrà considerare alcuni temi fondamentali per i cittadini, i lavoratori, le diverse imprese. Ad esempio la congruità dei servizi di conciliazione famiglia - lavoro resi in relazione ai nuovi bisogni dei lavoratori; il calendario delle iniziative promosse sul territorio che permettono di incrementare l’attrattività dei centri storici; il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a non rinunciare sempre al riposo festivo e di vedersi riconoscere le adeguate maggiorazioni economiche ed i riposi compensativi del lavoro festivo; il diritto dei consumatori a ottenere un servizio; il diritto della collettività a veder riconosciuto il valore di alcune festività civili e religiose che sono parte della nostro patrimonio.
Un “patto” che impegni le imprese commerciali e i lavoratori; tutto ciò al fine di offrire e garantire un servizio omogeneo che possa anche rappresentare per i consumatori un incremento delle opportunità di acquisto in realtà territoriali che si presentano in modo coeso ed uniforme, evitando iniziative e forzature autonome scollegate dal contesto generale. In tal senso anche le singole imprese commerciali potranno equilibrare, programmare e compensare il conseguente incremento dei costi con un reale aumento della domanda derivante anche da una promozione comune e condivisa. In altre parole, le aperture hanno senso quando sono condivise tra gli operatori e quando i consumatori ne sono a conoscenza: avere i negozi aperti con il centro deserto non serve!
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