Il segretario del Pd: "Non si può tollerare la ricerca di consenso distribuendo soldi". B. Zorzi, "L'Adige", 20 luglio 2009
Maurizio Agostini, segretario del Pd, lo fa con il suo stile che non ha eccessi; lo fa senza indossare toghe ma il giudizio è secco: quello che è emerso dall'inchiesta Giano Bifronte dev'essere definitivamente consegnato al passato. Non ci saranno stati fatti di corruzione - come dire? - classica, «mazzette»; ma, emerge chiaro anche dagli interrogatori di Collini, uno stile dei rapporti tra politica e imprenditori che Agostini condanna. «Bisogna distinguere - afferma - gli aspetti giudiziari da quelli etico politici. Sul piano etico politico, appunto, si deve prendere atto che un modo di fare politica, quello per il quale si ritiene che basta la delega dei cittadini e poi puoi muoverti come meglio credi per ottenere risultati, va cambiato». Spieghi meglio. «Ho l'impressione che anche in Trentino ci sia passata questa idea: quella del politico che dice: io so qual è il bene per la comunità. Datemi il consenso che poi ci penso io e risponderò sui risultati». Grisenti ha avuto consenso anche per questo. «Infatti. Ma io credo che bisogna, senza sprofondare nell'inefficienza, ritrovare pian piano il filo che lega il sentire della gente con il momento della decisione. Questo è uno dei punti sui quali il Pd s'impegna. E non è facile. Spesso la gente pecca di localismo, ci sono gli egoismi di categoria ed è giusto che la politica sappia dire anche no». C'è però una certa accondiscendenza anche tra i trentini a chiedere il piacere, alla conoscenza. Ad ottenere le cose tagliando, per così dire, le curve. Non le sembra? «C'è una deriva etica e di qualità della politica per la quale il successo sana qualsiasi cosa. Questo è un principio, tra l'altro centrale nel berlusconismo, che si è infiltrato da tante parti». Insomma, il risultato giustifica i mezzi. «Le tracce di una eccessiva disinvoltura ci sono. Un dire: io so come si fa e non lo faccio per farmi su le maniche, ma per il bene comune. Mi pare che il dato che emerga anche da questa vicenda sia questo. Se poi ci sono altre cose...» Beh, pare proprio che nessuno abbia tirato soldi per farsi la villa. Però questo dire: dà i soldi a questa associazione, compera le divise alla banda, finanzia la squadra per avere il consenso è un problema serio. Chiamiamolo feudalesimo politico. «E noi dobbiamo impegnarci a cambiare. E non si può cambiare se non si esce da questo circuito per il quale il consenso lo si compera. Il consenso, invece, l'ottieni attorno ad un'idea; con la fatica di convincere la gente. Se un imprenditore dà soldi al calcio lo deve fare perché ha la passione del pallone. Collini i soldi al Mezzocorona lì doveva dare perché è un simpatizzante della squadra e non perché qualcuno gli ha chiesto di farlo». E quindi in giunta vi sentite un baluardo.... «...Beh, un baluardo... Non abbiamo la presunzione di essere i puri che vanno a difendere la politica dal malaffare». Non avete voluto l'assessorato ai lavori pubblici anche per questo? «L'assegnazione dell'assessorato ai lavori pubblici è stata da noi gradita e interpretata anche in questo senso, ma non l'abbiamo chiesta a qualcuno che non voleva darcela e pretesa nell'ipotesi che ci fossero chissà quali cose....» Alberto Pacher s'è trovato tra le mani delle rogne non da poco: la storia della cava del monte Zaccon, adesso questa dell'Acciaieria Valsugana. Le accuse all'Appa. Terreni su sui quali dovrete dare prove concrete. «Sì fatti gravi che mostrano, tra l'altro, come il Trentino non sia immune da fatti che riguardano di solito altre zone d'Italia. Però i segni di un tentativo di affrontare i problemi in profondità ci sono: con l'Appa si sta lavorando per rafforzare i controlli e anche nei lavori pubblici questi segni di vedono: sul collegamento S.Martino - Rolle si è vista la capacità di fermarsi e anche su cose, sulle quali personalmente mi sembrava di essere d'accordo, come il biodigestore. L'attenzione rispetto alle Funivie della val di Sole ad essere sì disponibili perché queste sono strutture fondamentali per la nostra economia, però rigorosamente tracciando una riga perché il pubblico non intervenga a sanatoria o per ripianare debiti e buchi fatti da privati». Su questo dovete battere i pugni sul tavolo con i vostri alleati? O è una linea concordata con Dellai? «Da quanto sento dagli assessori posso dire che c'è condivisione. Anche se va verificata negli atti, caso per caso. No, non c'è una guerra su questo in giunta. Lo testimoniano anche le competenze che sono state assegnate ai nostri assessori. Il rinnovamento del modo di fare politica è un tratto fondamentale del Pd e quindi noi non possiamo certo essere una foglia di fico».
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Partito Democratico del Trentino