Succede così anche nella quotidianità! Ogni volta che apriamo lo spazio al dialogo e crediamo che l'altro non è un ostacolo, ma una risorsa, le difficoltà da insormontabili si fanno occasioni di crescita. Oggi la sfida è sperimentare la logica del dialogo e del coinvolgimento reciproco dentro l'amministrazione delle nostre città, dei nostri territori, tra rappresentanti nelle istituzioni e cittadini, singoli e associati.L. Fronza Crepaz, "L'Adige", 1 luglio 2014
Può la partecipazione aiutarci ad avere una democrazia che torni ad essere all'altezza del suo compito e cioè rispondere alle necessità di un governo della convivenza civile il più possibile giusto ed efficace? Modelli diversi sono già sperimentati e hanno mostrato i propri frutti: coinvolgimento nelle decisioni, risparmio nei costi, efficienza e qualità della democrazia.
La società che occorre rappresentare è veloce nei suoi cambiamenti, ricca di diversità estreme che tuttavia convivono, sempre più attenta a ciò che succede nel palazzo, guardinga rispetto allo sfruttamento del territorio e delle sue risorse, visti sempre più come «beni comuni». Certo, da parte dei cittadini si tratta di mettere in moto una responsabilità che mobiliti la capacità di auto-aiuto, superi l'azione fatta per interesse solo personale o di piccolo gruppo e aumenti la non scontata capacità di agire a vantaggio di interessi generali. Ma esiste una parte della cittadinanza che, se messa nelle condizioni giuste, è capace di sussidiarietà, è cioè colta, attenta, competente e dotata di senso civico. Basti pensare tra tutti all'esempio dell'inceneritore.
La legittimazione delle istituzioni nasce dalla sovranità popolare, ma se il polo legittimante cambia nelle sue capacità di rappresentarsi, di essere soggetto di proposta e di controllo oltre il puro voto quinquennale, allora la politica necessita di schemi e concetti innovativi. È necessario quindi assicurare uno stabile circolo virtuoso tra la società e le sue istituzioni che consenta di compensare e rispondere a questa complessità crescente di bisogni e di risorse, non in contrapposizione, bensì in aiuto alla democrazia rappresentativa. Essa è e rimane un fondamento della pluralità democratica universale, ma la rappresentanza va abitata e rinnovata durante tutto il mandato. L'occasione propizia è la discussione del disegno di legge di iniziativa popolare «Iniziativa politica dei cittadini. Disciplina della partecipazione popolare, dell'iniziativa legislativa popolare, dei referendum e modificazioni della legge elettorale provinciale».
Non bastano degli aggiustamenti. Il passo di cambiamento troppo lento porta come conseguenza l'incomprensione da parte dei cittadini delle scelte fatte man mano dai propri rappresentanti e l'incapacità di produrre scelte durature da parte dei governi (gli esempi si potrebbero sprecare…). Inoltre la scarsezza di risorse diventa un motivo che chiede un'attenzione più precisa e più realistica nel formulare le priorità e nel dare seguito alle scelte fatte. Non c'è più spazio per aggiustamenti a posteriori o in corso d'opera. Non bastano quindi degli aggiustamenti per uscire dalla crisi, c'è di mezzo un tema politico di fondo: se si intende la politica come partecipazione di tutti alla ricerca di soluzioni condivise di governo (questo il significato della parola democrazia) occorre mettere in campo spazi e procedure che avvicinino cittadini, eletti ed istituzioni. Il confronto democratico deve saper mettere al tavolo tutti i soggetti e saper riconoscere le buone ragioni di ciascun interlocutore senza delegittimazioni pregiudiziali da parte di nessuno.
Sia chiaro, quello di cui parlo non è la politicizzazione della società ma, se così di può dire, la ri-socializzazione della politica.
La partecipazione dei cittadini, oggi, è un'occasione che va scelta. O subìta. L'approvazione di quel disegno di legge - che propone strade certe per la partecipazione dei cittadini - sarà un passo decisivo per la democrazia in Trentino e per la sua autonomia.
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