«Non si torna indietro. Ricerca scelta strategica»

Olivi incalza Rossi: «Solo così il Trentino crea lavoro di qualità». Oggi la riforma istituzionale in giunta: «La sommatoria dei sindaci non è decentramento».
"Trentino", 14 giugno 2014


«Attenti a non farci prendere dall’idea di un Trentino che sceglie il locale e si rintana nelle sue certezze». Alessandro Olivi, vicepresidente e assessore allo sviluppo economico, qualche rischio lo vede nel nuovo corso della Provincia a guida Ugo Rossi. E alla vigilia della seduta di giunta, che oggi discuterà di riforma istituzionale e di investimenti, difende alcune scelte strategiche forti degli ultimi dieci anni, a partire dall’investimento su università e ricerca.
Metroland, grandi opere, ricerca, Comunità di valle. C’è un impianto in corso di smantellamento, assessore Olivi? No, non direi. Chiunque si fosse trovato a guidare la Provincia in questa fase sarebbe stato costretto a rivedere l’intervento pubblico.
Molte scelte stanno delineando un’inversione di rotta. Solo una questione di risorse o c’è un nuovo disegno strategico? Ci confrontiamo con un’incertezza nei rapporti finanziari con il governo che mette a dura prova la nostra capacità di avere uno sguardo definito sul futuro. In ballo ci sono 1,5 miliardi di risorse bloccate dal patto di stabilità. Per questo abbiamo detto, e dò atto al presidente Rossi che sta conducendo questa trattativa con molta determinazione, che l’accordo finale dovrà consentirci non solo di scollinare ma dovrà darci certezza per i nostri futuri bilanci. C’è chi ha letto nei tagli e nell’approccio alla ricerca una scelta di discontinuità. La crisi contiene un rischio letale, che una Comunità decida rintanarsi nelle più facili certezze. Ma non possiamo limitarci all’amministrazione del buon padre di famiglia.
Cosa vuol dire? Che il tema oggi non è archiviare dei progetti messi in campo, ma ritararli sulla base della nuova situazione economica. Confermando alcune linee strategiche.
Quali? Un Trentino che investe sull’apertura internazionale grazie alle reti della ricerca, che punta sull’università per diventare terra di nuovi talenti e di relazioni internazionali.
E quindi il polo Ict all’Italcementi va fatto? Le nostre piccole e medie imprese da sole fanno fatica a generare innovazione. Per questo concentrare la ricerca in alcuni poli scientifici e tecnologici - come Meccatronica e Ict - per me è una linea da cui non si torna indietro: significa rendere un territorio attrattivo, dove l’innovazione è di sistema. Anche nel caso dell’Italcementi, i progetti possono essere ritarati, non abbandonati. Puntando sul partenariato con il privato e i centri di ricerca. L’attenzione della giunta sembra essersi spostata, anche in termini di risorse, più sulla scuola e la formazione. Il Trentino non può trasformarsi in un’appendice dell’Alto Adige per quanto riguarda il sistema della formazione, che produce soprattutto professioni legate al turismo e all’artigianato domestico. Il nostro è un modello diverso, la spesa per la ricerca non va tagliata perché solo così il Trentino può creare lavoro di qualità. Il problema è razionalizzare le strutture, che sono troppe, e monitorare le ricadute. Quanto ai fondi europei, ho già posto il problema di un necessario riequilibrio a favore delle politiche attive del lavoro.
Quali dovranno essere secondo lei i criteri nella riprogrammazione delle opere? Dovremo selezionarle sulla base del valore aggiunto che possono creare nei prossimi vent’anni. E dunque più che sulle strade dovremo investire nella mobilità alternativa. Metroland però è definitivamente archiviato. Qui non c’entra la discontinuità di Rossi, quell’opera non era più sostenibile dal punto di vista finanziario. Ma Metroland era anche un’idea di Trentino, che può essere perseguita per step progressivi.
E le Comunità di valle? Io sono aperto a modifiche della governance, ma è sbagliato tornare a una Provincia che avoca a sè poteri dirigistici. Se facciamo questo falliamo su un’idea di autonomia che si regge sulla responsabilità dei territori. E falliamo se pensiamo che la sommatoria dei sindaci crei un sistema capace di riprogettarsi insieme.