“Permettete che vi dica.....” affermava Alcide Degasperi “....che le autonomie si salveranno, matureranno, resisteranno, solo a una condizione: che dimostrino di essere migliori della burocrazia statale, migliori del sistema accentrato statale, migliori soprattutto per quanto riguarda le spese: solo così le autonomie si salveranno ovunque, perché se un'autonomia dovesse sussistere a spese dello Stato, quest'autonomia sarà apparente per qualche tempo e non durerà per un lungo periodo”.
La L.P. 3/2006 ha introdotto una revisione dell’assetto istituzionale della nostra Provincia di forte portata e sensibile impatto su tutte le articolazioni della pubblica amministrazione trentina. Come evidente per qualsiasi processo di riforma tanto più di tale natura, la necessità di un adeguato periodo di tempo per la sua applicazione diventa di primaria importanza. La verifica delle conseguenze del cambiamento deve saper mettere in luce i benefici attesi ma al contempo le criticità emerse. Fondamentale diventa un processo di monitoraggio che metta a fuoco il raggiungimento degli obiettivi ed eventualmente consenta la possibilità di rapidi interventi se qualcosa non ha funzionato o qualche principio ispiratore, in fase di attuazione, venisse distorto.
La riforma intendeva ridisegnare il rapporto tra Provincia e territori secondo principi che il Partito Democratico del Trentino considera imprescindibili ancora oggi: sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
Tali principi nella sostanza largamente condivisibili, soprattutto in una visione di razionalizzazione ed efficientamento della spesa pubblica con garanzia di mantenimento di un’alta qualità dei servizi al cittadino, poggiavano su una visione che di fatto vedeva la Provincia spogliarsi di competenze da trasferire ai territori, anche e soprattutto in un momento storico dove la scelta dell’autonomia trentina ha portato il governo provinciale a richiedere ed ottenere quelle ulteriori competenze rispetto allo stato centrale come garanzia di un modello di autogoverno efficiente e in grado di reggere anche alle forti spinte della crisi e del debito nazionale.
L’esperienza fin qui maturata nell’applicazione della Riforma Istituzionale ha però mostrato alcuni limiti anche in relazione alle criticità del sistema istituzionale trentino nel quale è evidente l’eccessiva frammentazione esistente a livello comunale, (217 comuni con dimensione demografica media di 2440 abitanti mentre nella vicina Provincia autonoma di Bolzano i comuni sono 116 con una media di 4350), che comporta pianificazione in contesti inadeguati, inefficiente gestione dei servizi, conflittualità, parcellizzazione delle risorse e degli investimenti.
Nel dettaglio le principali criticità possono essere così sintetizzate:
Porre mano alla L.P. 3/2006 non è utile e opportuno solamente per trovare soluzioni adeguate a questi limiti, ma anche e soprattutto, alla luce del mutato quadro nazionale ed europeo, nel rispetto di un contesto socioeconomico che contempla una sempre maggior diminuzione di risorse, per favorire le legittime aspettative dei cittadini - settori produttivi, categorie, dell’associazionismo - in termini di efficienza dei servizi e di gestione della complessità del territorio. Il processo di revisione deve però necessariamente comprendere l’intero quadro istituzionale trentino – Provincia, Comunità di Valle e Comuni - così come deve impattare anche sulla Legge Regionale che governa gli Enti Locali in tema di unioni e fusioni dei Comuni e sulla governance e composizione del Consiglio delle Autonomie Locali.
Il Partito Democratico del Trentino è convinto che la vera sfida sia quella di gestire la fase contingente all'interno però di una prospettiva di quadro istituzionale regionale e provinciale di lungo periodo. La revisione della legge di riforma istituzionale deve quindi inserirsi all'intero di una riflessione di più ampio respiro che immagini quale sarà lo scenario e la prospettiva del Trentino almeno da qui ad un decennio.
E' opportuno sottolineare che questa prospettiva non può che vedere un quadro istituzionale sostanzialmente semplificato rispetto all'esistente, che vada a prefigurare un sistema complessivo con tre livelli fondamentali di governo: la Regione, la Provincia e i Comuni, in quanto riteniamo poco sostenibile nel medio e lungo periodo la presenza di così tanti livelli istituzionali come gli attuali. In un quadro di prospettiva di questo tipo, per giungere ad un risultato efficace ed efficiente di governance complessiva, risulta imprescindibile superare l'alta frammentazione dei Comuni trentini.
Il Partito Democratico del Trentino intende quindi stimolare tutte le forze politiche ed istituzionali a perseguire con convinzione l'obiettivo della riduzione del numero dei Comuni trentini utilizzando tutti gli strumenti attualmente a disposizione non solo a livello locale ma anche nazionale.
A tale proposito è importante sottolineare l'impegno del Partito Democratico a livello nazionale per portare avanti un complesso e radicale disegno di semplificazione istituzionale e amministrativa con l’obiettivo di raggiungere standard di efficienza europei; si tratta di uno sforzo che interessa anche l’assetto della nostra autonomia, sempre più messa in discussione, con il rischio concreto che se il Trentino non intercetta questa spinta qualcuno, da Roma, potrebbe imporci soluzioni intaccando il concetto stesso di Autonomia così come delineato perfettamente da Alcide Degasperi.
Considerati i tempi necessari per raggiungere questo obiettivo, senza tuttavia perderlo di vista un solo istante, il Partito Democratico del Trentino, pur ribadendo l'assoluta necessità di proseguire convintamente in un processo di semplificazione ed efficientamento amministrativo, allo stato attuale considera ancora importante la presenza delle Comunità di Valle in un'ottica di migliore gestione e governo del territorio.
È altresì utile rimarcare il fatto che l'esperienza delle Comunità ha favorito processi di unione o fusione autonomamente avviati dai Comuni.
Obiettivi strategici:
Proposte per migliorare l'attuale situazione.
Per quanto concerne il livello provinciale, il Partito Democratico del Trentino ritiene fondamentale perseguire un convinto decentramento di poteri, funzioni e risorse verso i territori, così come già previsto dalla legge di riforma istituzionale, rappresentati oggi dalle Amministrazioni Comunali e dalle Comunità di Valle. Con tempi certi e con modalità chiare, attraverso l'identificazione e la delimitazione delle competenze trasferite alle Comunità di Valle e con la conseguente dotazione di risorse economiche e personale da poter gestire in sempre maggiore autonomia e responsabilità. E' importante individuare anche poche competenze ma chiare e strategiche e, cosa molto importante, reali.
Il Partito Democratico del Trentino ha individuato gli interventi legislativi tali da dover perseguire:
Il modello di governance verrà scelto in conseguenza della tipologia delle funzioni trasferite che ne daranno la rilevanza della natura politico istituzionale.
Per quanto concerne il livello comunale, il Partito Democratico del Trentino ritiene fondamentale mettere in atto tutte le azioni disponibili per giungere nel giro di alcuni anni ad una drastica riduzione del numero dei Comuni. A tal fine si propone di stimolare processi di fusione dei Comuni attraverso:
Obbligo all’unione dei comuni per la gestione dei servizi e incentivi alle fusioni
Riconoscimento della specificità urbana
All'interno di questo ambito è importante riconoscere la specificità urbana del Comune di Rovereto in modo che possa esercitare direttamente la potestà amministrativa a livello locale (in analogia al comune di Trento) riconoscendo allo stesso il ruolo di interlocutore diretto con il governo provinciale su ambiti di interesse specifico della città, autonomia politica di indirizzo, di programmazione e di gestione nei vari ambiti, in applicazione dei principi sanciti nella mozione approvata dal Consiglio Comunale il 25 febbraio 2014.
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