Sulla riforma istituzionale servono chiarezza di intenti e trasparenza politica. Personalmente non ho dubbi: dobbiamo portare a compimento la riforma istituzionale avviata nel 2006 e rilanciare il ruolo delle Comunità di Valle quali soggetti protagonisti del governo e delle strategie di sviluppo dei nostri territori, con competenze di pianificazione e non solo di gestione.Alessio Manica, "Trentino", 8 giugno 2014
Il ritorno ai vecchi comprensori non è una soluzione attuabile, come non lo è il ritorno ad un rapporto tra Provincia e territori basato su una logica di contrattazione tra Presidente e sindaci di piccoli o piccolissimi comuni, come in passato. A questa ipotesi il PD del Trentino deve dire no. Molte cose sono cambiate dal 2006 ad oggi, ma i capisaldi su cui si basava la riforma istituzionale sono ancora oggi validi: la necessità di riformare ed innovare la Provincia; rafforzare il ruolo dei territori e la loro capacità di autogoverno e creazione di sviluppo; individuare ambiti di azione amministrativa sovracomunali; avviare un percorso di riduzione del numero dei comuni; garantire maggiore partecipazione dei territori e delle persone al governo dell’Autonomia; favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica e alle scelte di governo. Perché un’autonomia slegata dai territori e dalle persone, non ha futuro. Tutto questo è possibile solo riconoscendo ai territori, attraverso le Comunità, un ruolo politico e una reale capacità decisionale. Sono convinto, e lo dico dopo dieci anni di esperienza come Sindaco, che solo un ente associativo di Comuni come le Comunità può garantire, in un contesto di grande complessità e di risorse scarse, la valorizzazione dei nostri territori e della loro autonomia, un governo efficiente ed efficace, la ricerca di soluzioni nuove ed innovative ai problemi delle persone. Le Comunità non sono nemiche dei Comuni, perché non sono cosa diversa da loro; sono uno strumento a disposizione dei comuni per agire di più e meglio assieme. E’ evidente che laddove nascessero unioni tra tutti i comuni di una stessa Comunità, queste verrebbero superate, ma stiamo parlando di processi lunghi e dall’esito non scontato. Su una cosa siamo tutti d’accordo: è auspicabile che il numero dei comuni in Trentino si riduca. Ma non possiamo negare che negli anni (e ancora oggi) non vi è stata una spinta dal basso ad un processo di riduzione - nonostante le risorse economiche messe a disposizione negli anni - e che questa riduzione non può venire solo dall’alto tramite obblighi normativi, bensì attraverso sistemi di incentivazione e sviluppo di quella propensione collaborativa che le Comunità in questi anni sono riuscite a diffondere. Ancora più urgente è la riforma della finanza locale trentina in modo da farne uno strumento in grado di incentivare e supportare i comuni in questo processo di semplificazione. Una politica riformista responsabile non può limitarsi a proporre come uno slogan la riduzione del numero dei comuni, ma deve trovare anche le modalità perché tale riduzione, fin qui non realizzatasi, diventi possibile. A questa domanda, che non è altra rispetto al ruolo che vogliamo dare ai territori nel governo dell’autonomia, il legislatore del 2006 ha risposto con le Comunità. Gli elementi di riforma vanno cercati nel programma di coalizione sottoscritto lo scorso ottobre: 1. Riduzione dei componenti delle Assemblee e delle Giunte di Comunità; 2. Chiarezza sulle competenze; 3. Trasferimento di risorse anche umane dalla Provincia alle Comunità; 4. Centralità dei sindaci nella gestione associata dei servizi pubblici comunali; 5. Riforma della finanza locale anche al fine di incentivare processi di unione e fusione di comuni e favorire investimenti su scala sovracomunale innescando economie di scala e processi di collaborazione territoriale; Io penso da sempre le Comunità come delle agenzie di sviluppo in grado di individuare e attuare in maniera partecipata percorsi di sviluppo locale in grado di valorizzare le risorse, i saperi e i beni comuni di ogni territorio, attraverso le competenze in materia di pianificazione urbanistica, territoriale e sociale. Il problema non è il modo in cui vengono eletti gli organi delle Comunità, ma quale ruolo e quali competenze gli vengono assegnate. È chiaro che la gestione associata di servizi comunali non necessita di elezione diretta; ma è altrettanto chiaro che se guardiamo le Comunità anche come soggetto competente nell’individuare le strategie di sviluppo di un territorio e quale soggetto cardine della finanza locale, allora gli organi devono essere eletti direttamente dalle persone. Non possiamo ridurre il principio della rappresentanza solo ad un calcolo economico, sarebbe un rischio enorme per il Trentino. Se crediamo in questa sfida di spostamento verso il basso del luogo delle decisioni; se siamo convinti che per quanto auspicabile e per quanto forte possa essere nei prossimi anni il percorso d’aggregazione dei comuni, non verrà meno la necessità nella maggioranza delle valli del Trentino di un istituzione interprete delle esigenze sovracomunali; se siamo convinti che sia giusto che le Comunità ragionino attorno al proprio sviluppo urbanistico, economico e sociale; allora dobbiamo aggiustare la riforma nelle criticità emerse lavorando per portarla a compimento. Questo è ciò che il PD ha inserito nel proprio programma di legislatura e di coalizione, votato da più del 60% dei trentini. La posta è altissima, perché in gioco c’è l’assetto ordinamentale del Trentino e le regole del funzionamento delle nostre istituzioni. Non sono ammesse fughe in avanti e inutili protagonismi alla ricerca di fragili consensi. Come non è possibile banalizzare il tema paragonando la questione delle Comunità a ciò che si sta facendo con le province nel resto d’Italia: la nostra autonomia va esercitata per trovare le risposte migliori ai problemi di una terra di montagna complessa e all’esigenza di garantire pari sviluppo e partecipazione alle scelte in tutto il territorio. Dimostriamo su questo tema la solidità e la forza della nostra coalizione, cercando assieme una soluzione condivisa, innovativa e responsabile. LEGGI ANCHE:- "L'ente intermedio non va indebolito". Sommadossi: Comunità a tempo solo con fusioni certe di Comuni, A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 8 giugn0 2014
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