"Con Dario Franceschini per superare centro e sinistra"

D. Battistel, "L'Adige", 12 luglio 2009
In pratica si autodefiniscono quello che il Pd dovrà diventar in futuro: un partito aperto, a vocazione maggioritaria, oltre gli schemi del passato. Vengono da storie politiche diverse ed ora hanno mescolato («più degli altri», come dice il senatore Giorgio Tonini) le loro provenienze.

Sono i sostenitori della corsa di Dario Franceschini alla carica di segretario nazionale del Pd. Il congresso si terrà ad ottobre e ieri mattina la pattuglia dei «franceschiniani» trentini si è presentata ufficialmente. A guidare le danze, appunto, Giorgio Tonini, alla sua destra il vicepresidente della Provincia Alberto Pacher e alla sua sinistra il capogruppo in Consiglio provinciale Luca Zeni. Guarda caso il vecchio segretario provinciale e quello che - dopo la parentesi del traghettatore Maurizio Agostini - potrebbe esserne il nuovo. Sul tavolo dei relatori anche il senatore rivano Claudio Molinari. Non ancora sazi della scorpacciata elettorale dell'ultimo anno e mezzo (politiche, primarie Pd, provinciali, comunali, europee) gli uomini del Pd preparano ora le nuove primarie interne per il congresso. «Congresso - ha spiegato Giorgio Tonini - che ha già ottenuto due grandi risultati». Da un lato - spiega - il grande esempio di democrazia dato all'Italia e al mondo con un testa a testa vero tra due candidati alla segreteria «e non un accordo già deciso prima per un esito sostanzialmente già scritto in partenza». «Qui - dice Tonini, anche per rinsaldare le truppe - è tutto aperto, non come nel centrodestra che i congressi nemmeno li fa». Secondo motivo di soddisfazione, pur nella drammaticità della sconfitta elettorale alle politiche di quindici mesi fa: ilPd si sta finalmente incamminando sulla strada del superamento dei partiti da cui è originato. «Attorno a tutti i candidati ci sono squadre di sostegno che hanno già rimescolato le provenienze degli aderenti».Proprio quello che, fin da subito, avrebbe dovuto essere il Pd. «E noi (i sostenitori di Franceschini, ndr) - assicura Tonini per convincere gli indecisi - siamo in più mescolati di tutti: diessini, popolari, rutelliani». Per la riuscita completa del congresso, secondo Tonini, resta solo da risolvere un quesito: qual è il partito democratico di cui ha bisogno l'Italia? E che cosa serve al Paese? Alberto Pacher, allo stesso modo, si augura che il congresso sia l'occasione «per avviare finalmente un vero dibattito politico sul Paese e sui suoi problemi». Non solo. Chiede che lo stesso confronto si apra nel Pd locale sul futuro del Trentino. Poi la parola a Luca Zeni. Il quale, per parte sua, parla già da candidato alla successione di Agostini. Premette che è stato in forte dubbio su chi scegliere tra DarioFrancechini e Pierluigi Bersani, ma poi è chiaro nel spiegare le motivazioni a favore dell'attuale segretario nazionale. Spiegazioni che, in fondo, sono anche un manifesto delle sue linee programmatiche: costruzione di un partito non delle tessere, ma aperto alla partecipazione, con vocazione maggioritaria «e voglia di rappresentare tutta la società, non autolimitandosi ad essere portavoce solo della sinistra o del centro». Poi - sempre più dentro le vesti di leader - assicura che passata la durissima fase elettorale ora il Pd ha veramente la possibilità di organizzarsi, sia strutturalmente che politicamente, per tornare a guidare il paese tra quattro anni. La chiusura tocca a Molinari che sprona i contendenti ad una «legittimazione reciproca», al contrario di un partito, il Pdl, «governato da un solo padrone». Il senatore e sindaco di Riva, per altro, mette in guardia Zeni da tentazioni di autosufficienza che, a Roma, sono costate il posto e la leadership ad un certo Walter Veltroni.
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