Pradi: «Ora recuperare gli astenuti»

È arrivato penultimo tra i candidati democratici nella circoscrizione Nord-Orientale, ma non è deluso, Andrea Pradi, delle 24.523 preferenze raccolte (14.045 ottenute in Trentino, 1.820 in Alto Adige, 4.509 in Veneto, 3.003 in Emilia Romagna, 1.164 in Friuli Venezia Giulia). Non lo è perché la sua candidatura è emersa solo all'inizio di aprile, in un Pd provato da una battaglia congressuale lunga e lacerante, e la campagna elettorale è iniziata tardissimo.
"L'Adige", 27 maggio 2014


«Ho avuto i manifesti il 10 maggio», riassume il giurista civatiano, che nella partita trentina aveva sostenuto Vanni Scalfi. Senza precedenti esperienze amministrative e politiche, il raffronto che il ricercatore propone è con Michele Nicoletti, ex segretario del Pd trentino e ora deputato, che alle europee 2009 raccolse 36mila voti in tutta la circoscrizione, ma col Pd provinciale al 28% mentre adesso supera il 42%: una sorpresa? «Un successo di queste proporzioni va al di là delle più rosee aspettative. Il Pd ha ripreso la maggior parte dei voti andati nelle ultime politiche a Scelta civica, ha ripreso parte dei voti andati a M5S, ha preso voti dall'Upt e dal Patt.
Ma il vero vincitore di questa consultazione è l'astensionismo, che in Trentino ha toccato il 47% e noi, come forza politica responsabile, dobbiamo porci il problema di recuperare chi non vota. C'è molto impegno politico, ma si manifesta fuori dai partiti, nella società, sotto forma di volontariato o altro. Possiamo continuare a ragionare di quali flussi spostiamo, da destra a sinistra o viceversa, ma la vera sfida è riportare la gente a votare». 
Come? «In Trentino, dobbiamo riuscire ad aprire il partito a tutte le realtà, i circoli alla partecipazione. E non è difficile, sa? Basta un po' di attenzione alle persone, basta consultarle e ascoltarle anche fuori dalle campagne elettorali. Ho promesso una sola cosa, sia in Veneto sia a Bolzano, dove ho iniziato a ricucire relazioni e rapporti: di non sparire. E lo farò, anche perché penso che per noi sia più semplice farci ascoltare a Roma attraverso i canali del partito che attraverso le istituzioni. Siamo l'unica forza politica della coalizione provinciale ad avere un forte aggancio nazionale ed europeo e ciò deve consentirci di uscire dal vicolo cieco di questa continua contrattazione con lo Stato e con l'Europa, come se fossimo delle controparti e non parte di una comunità unica. Se istituzionalmente non riusciamo ad avere risposte, dobbiamo cercarle attraverso il Pd, portando a Roma le istanze dei territori».