Il Pd è già un partito territoriale

Ci tengo a inserirmi nel dibattito sulla costruzione di un partito territoriale. Ho letto con grande interesse e curiosità quanto scritto da Lorenzo Baratter il 13 maggio scorso, non condividendo il quadro da lui tracciato e trovandolo anche anacronistico e privo di reali riscontri nella storia recente del Trentino e nell'attuale quadro politico provinciale.
Alessio Manica, "L'Adige", 22 maggio 2014

Le elezioni di ottobre, e più recentemente le comunali di Arco, Levico e Villa Lagarina, hanno confermato la solidità della coalizione di centrosinistra autonomista. Proprio questi risultati, dati dalla capacità di dare rappresentanza alla comunità trentina e ai nostri territori, dovrebbero essere lo stimolo per rafforzare la dimensione politica della coalizione di centrosinistra autonomista a qualsiasi livello di governo; non di certo l'occasione per immaginare fusioni a freddo tra due partiti con una forte identità propria, né la costruzione di una grande forza di centro conservatrice, né tantomeno l'imitazione di un partito di raccolta che non trova riscontri nella realtà trentina.

L'obiettivo di questa riflessione sullo spazio politico trentino, mi preme dirlo, non può essere l'isolamento del Partito Democratico del Trentino o la massimizzazione del consenso politico di un solo partito. Questo dibattito non è certo scollegato da quello sul futuro della nostra autonomia, e l'obiettivo deve quindi essere quello di costruire una forza politica in grado di immaginare il futuro del Trentino, dando rappresentanza a tutte le sue anime. Il problema non è il consenso dell'uno o dell'altro, ma la capacità di costruire pensieroe visioni in grado di indirizzare il futuro della Provincia, come fu all'inizio dell'esperienza di questa coalizione.

Proprio per questo sono convinto che la coalizione di centrosinistra autonomista debba continuare a vivere delle sue tre anime, quella riformista del Pd del Trentino, quella popolare dell'Upt e quella autonomista del Patt. Lo sforzo che siamo chiamati a compiere è quello di rendere più solida la dimensione politica di questa coalizione, imparando a fare sintesi tra le visioni e le identità politiche che essa rappresenta, che sono la sua forza.
Temi come il futuro dell'Autonomia, il rapporto con lo Stato, la riforma dello Statuto ci offrono l'occasione per solidificare i rapporti all'interno della coalizione e per creare uno spazio di confronto in grado di generare pensiero e visioni di futuro per la nostra terra. La complessità del nostro tempo non ammette semplificazioni. Non è pensabile ridurre un progetto territoriale alla somma delle percentuali di singole forze politiche, come non è possibile sintetizzare due tradizioni in un esercizio di ingegneria politica. Come non si può ignorare il grande rilievo che in Trentino riveste l'identità e la tradizione riformista, o peggio cercare di banalizzarla attraverso inutili etichette di centralismo. In questa fase costituente per il futuro del Trentino e dell'Autonomia, non è pensabile costruire una piattaforma politica senza il Pd del Trentino. Chi pensa questo, pensando una propria autosufficienza, non solo non è attento ai fenomeni politici della nostra Provincia ma nemmeno ha a cuore il suo futuro.

Mi preme chiarire una volta per tutte, sempre in relazione alle dichiarazioni di Baratter, alcune questioni circa il mio partito: il Pd del Trentino è un partito autonomo, autonomista, popolare e riformista. Un partito che pone al proprio centro la tutela e lo sviluppo dell'Autonomia trentina in maniera autonoma rispetto al Pd nazionale, condividendo con questo i valori ed i principi della sinistra italiana ed europea. Pensare al Pd del Trentino come ad un semplice aggancio col livello nazionale è un'analisi quanto mai superficiale: il Pdt è il garante di una visione riformista del nostro autogoverno. Se il Trentino è ciò che è oggi, cioè una terra basata sulla cultura, sull'innovazione, sulla ricerca, sul lavoro, sui servizi alla persona, sulla solidarietà, sull'uguaglianza, sui diritti civili e sociali e sul paesaggio, lo si deve soprattutto al nostro partito, al suo senso di responsabilità e all'opera di congiunzione tra autonomismo e riformismo che ha compiuto.

Non possiamo guardare alla nostra autonomia in modo regressivo, come ad un privilegio da difendere, come ad una piccola patria, come ad una trincea identitaria. La valorizzazione dell'autonomia non sta in una pur necessaria clausola di salvaguardia, ma nella costruzione di un laboratorio capace di dimostrare all'Italia e all'Europa che dal rafforzamento delle competenze e dell'autogoverno è possibile migliorare la competitività del sistema economico, la coesione e l'inclusione sociale, la qualità del Welfare, l'efficienza della Pubblica Amministrazione e la sostenibilità del proprio modello di sviluppo. E per fare questo non c'è alternativa al centrosinistra autonomista.

Il Pd del Trentino è la casa di tutti coloro che credono nell'autonomia come occasione di sviluppo dei territori e delle persone. Perché autonomia è riformismo, è capacità di guardare avanti, è coraggio di cambiare. Nessuno può pretendere per sé il monopolio della difesa dell'autonomia, perché tutti i soggetti della coalizione di centrosinistra fondano la propria azione proprio sulla centralità dell'autonomia, della sua tutela, della sua valorizzazione. Siamo in una fase storica cruciale, e in gioco c'è il futuro nostro e dell'Autonomia.
Il mio appello è rivolto a Patt, Upt, e a quella parte del Pd che pensa che una riflessione sulla coalizione di centrosinistra autonomista non sia prioritaria: rafforziamo la dimensione politica della coalizione e la sua capacità di visione in un esercizio costituente capace di creare un'idea del Trentino del futuro quale sintesi tra le identità autonomiste, popolari e riformiste proprie del nostro territorio.