Vittorio Fravezzi, senatore dell’Upt, eletto nel collegio di Rovereto e Riva, nel suo intervento di ieri, ha posto dei temi molto importanti in vista delle elezioni europee. Condivido molto l’impostazione del ragionamento, ammiro l’onestà intellettuale nel palesare pubblicamente un pensiero politico non scontato vista la scelta in parte anche diversa dichiarata dal suo partito ma che auspico abbia un seguito considerata la linearità e fondatezza delle sue argomentazioni.Giulia Robol, 18 maggio 2014
Le prossime, come detto, saranno probabilmente le elezioni europee più importanti rispetto al recente passato. In gioco questa volta, ancora più di sempre, c’è il destino dell’Europa, e con essa quello dei nostri territori. Le sfide che ci attendono sono epocali: la costruzione di un’unione politica e sociale oltreché monetaria ed economica, la costruzione di una cittadinanza europea, la creazione di uno spazio di rappresentanza europeo. Ma soprattutto, la costruzione di una narrazione in grado di fare sintesi delle molte identità culturali, religiose, identitarie che stanno e staranno alla base di una nuova Europa della quale dobbiamo sentirci protagonisti nel suo processo di costruzione. Una narrazione capace di avvicinare i cittadini alle istituzioni europee, di appassionare, di andare oltre le vuote dicotomie che stanno accompagnando questa campagna elettorale: europeisti contro euroscettici, sostenitori o meno delle politiche di austerity ecc.In questo contesto il Trentino può (deve) giocare un ruolo importante. La nostra è una terra per sua natura europea, prima tassello del grande puzzle di culture, tradizioni e lingue che fu l’impero Austroungarico e poi ponte tra l’Europa del nord e il Mediterraneo, tra la cultura tedesca e quella latina; la nostra stessa autonomia nasce col nascere dell’Europa. Da qui, dalla nostra esperienza unica, deve ripartire la costruzione dell’Europa delle Regioni e la valorizzazione del principio di autonomia e autogoverno dei territori. Per questo credo sia inopportuno pensare alle prossime elezioni europee solo come ad un’occasione, pur importante, per tutelare i nostri interessi, come ad un’azione di sindacalismo territoriale. Questo cozza con la vocazione europea della nostra autonomia. Non possiamo perdere l’occasione di partecipare attivamente alla costruzione di una nuova Europa, attenta ai bisogni delle comunità ed impegnata nella costruzione di un modello di sviluppo sostenibile e in grado di valorizzare le unicità di ogni territorio.
Per fare questo, per partecipare alla costruzione dell'Europa del futuro, il voto più utile è sicuramente quello per il Partito Democratico e per il PSE. Solo il PSE può farsi carico di costruire una visione europea basata sulla crescita, sulla tutela del lavoro, sulla uguaglianza nell’accesso al Welfare e sulla valorizzazione dei territori. Come è stato nel corso degli ultimi anni, solo per fare un esempio, con il grande lavoro di Paolo De Castro (PD) a favore dell’agricoltura di montagna. Senza dimenticare, come ha detto giustamente Fravezzi, che un risultato positivo del Pd è importante anche per dare forza all’Italia e a Renzi per imprimere un cambio di passo in occasione del prossimo semestre europeo a guida italiana, per dare forza a quella concreta speranza di consolidamento di una stagione politica di riforme vere di cui il paese ha serio bisogno vedendo come protagoniste le forze dicentrosinistra e in primo luogo il Partito Democratico.
I limiti di rappresentanza, e non solo, del Partito popolare europeo (PPE) sono evidenti. Mi preme solo ricordare che all’interno del PPE sono rappresentati partiti che stanno conducendo una campagna fortemente antieuropeista e populista. Non ultimo, Forza Italia. I danni creati al nostro paese dal partito di Berlusconi negli ultimi vent’anni li conosciamo tutti, e tutti conosciamo altrettanto bene quali danni e gravi ritardi i governi a guida Forza Italia e Lega Nord hanno provocato allo sviluppo delle autonomie territoriali in Italia. Per questo credo che una vittoria del PPE rappresenti una sconfitta per l’Europa e un ostacolo ad un ruolo da protagonista del Trentino in Europa. E poi mi chiedo, cosa abbia da spartire la coalizione di centrosinistra autonomista con il partito di Silvio Berlusconi, seppur nell’ambito degli organi dell’UnioneUn certo rammarico certo ce l’ho e cioè quello di non avere costruito assieme alla nostra coalizione, per mancanza di tempo ma anche di volontà politica, una forte candidatura trentina inserita nel contesto dei democratici europei, in grado di rappresentare il centrosinistra autonomista e di porsi in continuità con l’esperienza nazionale di collegamento al PD. Poteva essere l’occasione, finalmente, per avere un rappresentate trentino a Bruxelles, in grado di riunire le anime e le tradizioni politiche della nostra coalizione e l’esperienza e le esigenze della nostra Provincia.Naturalmente nel contesto di questo ragionamento politico si inserisce la candidatura di Andrea Pradi che rappresenta la volontà di trasmettere un progetto, che è quello europeo appunto, nel nostro territorio soprattutto ma anche fuori, consolidando i rapporti soprattutto con quelle realtà a noi simili come il Friuli Venezia Giulia con il quale condividiamo la condizione di territorio legato alla specialità e alla dimensione montana.In ultimo, essendo la lista della Svp collegata a quella del Pd, il candidato Dorfmann, verso il quale nutro grande stima e rispetto, proprio grazie al PD è già certo della propria elezione, indipendentemente dal risultato che saprà ottenere.Per questo credo che il voto utile per i trentini alle prossime elezioni europee sia solo uno, cioè quello per il PD.
Giulia Robol
Segretaria del Partito Democratico del Trentino
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