"Unioni dei Comuni obbligatorie se non crediamo più alle Comunità"

Robol sfida  Rossi sulla riforma: basta mediazioni su mediazioni. La segretaria del Pd è critica anche sul partito territoriale fra Upt e Patt che vede più come una mossa tattica che come progetto concreto. «Alle Europee avremmo potuto unire le forze perportare un trentino a Bruxelles non un deputato Svp, questo sarebbe stato davvero territoriale».
L. Patruno, "L'Adige", 10 maggio 2014



«Se non si crede più che la riforma del 2006, che ha istituito le Comunità di valle sul modello di piccole Province a cui decentrare competenze, possa funzionare, come pare di capire dalle parole di Rossi, allora tanto vale puntare su Unioni dei comuni obbligatorie, come prevede la legge Delrio a livello nazionale».  

Giulia Robol segretaria provinciale del Pd all'indomani dell'incontro di maggioranza con il presidente della Provincia, Ugo Rossi, e l'assessore agli enti locali Carlo Daldoss sulla riforma delle Comunità di valle, interviene per chiedere al governatore una scelta chiara. «Piuttosto che elaborare una riforma - ammonisce Robol - che sia il risultato di mediazioni su mediazioni, con il rischio che non funzioni neppure questa, cambiamo totalmente disegno, senza vie di mezzo. Con le Unioni dei comuni obbligatorie sul modello Delrio almeno potremo accelerare il processo di aggregazione riducendo il numero dei comuni. Questa sarebbe una riforma più netta e comprensibile».

Intanto, Giulia Robol interviene anche sul fronte politico sul progetto di partito territoriale al quale stanno lavorando Patt e Upt, ma nel quale il Partito democratico vede una mossa soprattutto tattica, per controbilanciare il peso del Pd stesso, ma scarsa possibilità reale di realizzazione del progetto.«Non è un'idea nuova - sottolinea Robol - ci ha già lavorato Dellai con la Margherita e la casa dei trentini, modello che non ha fatto strada. Il fatto è che per dare vita a un partito non basta come unico elemento di identità l'attaccamento a un contesto locale. Il Pd non è affatto un partito centralista, ma è un partito che ha un suo patrimonio di valori e principi compreso la salvaguardia di un modello di autogoverno che noi vogliamo salvaguardare con la buona politica e il buon governo. Mi piace ricordare che anche per De Gasperi, padre dell'autonomia, la politica era trentina, nazionale ed europea, non solo trentina».

E a proposito di Europa, la segretaria del Pd esprime il suo rammarico per l'incapacità, anche in queste elezioni europee, del centrosinistra autonomista di unire le forze per riuscire ad eleggere un trentino all'Europarlamento. Upt e Patt hanno deciso di sostenere il deputato uscente Herbert Dorfmann della Svp e il Pd trentino ha messo in lista il suo Andrea Pradi, come candidatura di servizio.
«C'era la possibilità di una scelta diversa - dice Robol, che sottolinea la generosità di Pradi nel mettersi in gioco, - perché non necessariamente il Trentino deve essere rappresentata in Europa da un parlamentare Svp. Purtroppo non c'è stato il tempo di ragionare insieme a una candidatura unitaria perché sia io che Donatella Conzatti siamo state elette fuori tempo massimo e probabilmente il Patt difficilmente avrebbe accettato. Comunque se Dorfmann sarà eletto lo deve all'accordo con il Pd e io vorrei sottolineare che se anche queste elezioni europee non possano essere considerate un plebiscito su Renzi, comunque è importante che questo governo che sta dando una speranza di cambiamento esca rafforzato da un risultato positivo per il Pd».