LEVICO - Sartori: «Il Comune sarà aperto a tutti»

LEVICO TERME -  Michele Sartori, con quasi il 60% dei voti, è il nuovo sindaco di Levico. Per il Partito democratico vanno in consiglio Laura Fraizingher, Rossella Piazza e Maurizio LancerinUna vittoria annunciata ma a rischio per il diretto interessato. Che ha accettato di presentarsi agli elettori rinunciando ad uno dei posti di lavoro più importanti e invidiati del Trentino: direttore della Cassa rurale di Trento, la più grande della provincia. La mattina del responso, anziché girovagare tra sezioni e municipio, Sartori l'ha passata «a spaccare legna. Un po' perché mi serviva per casa e un po' per scaricare la tensione». 
N. Guarnieri, "L'Adige", 6 maggio 2014


Sartori, buona la prima. «Decisamente. È stato un responso chiaro e netto e sono felicissimo del risultato non solo per me ma tutto il paese. E mi ha fatto piacere l'estrema correttezza tenuta da tutti in campagna elettorale». 

Cosa vi aspetta adesso? «Sei anni di buon governo da condividere con tutti, maggioranza e opposizione, ma pure con i cittadini. Perché tutti insieme dobbiamo lavorare per il bene di Levico». 

Il primo successo, però, è stato riunificare il centrosinistra autonomista. «È un dato importante. In fin dei conti ho accettato di candidarmi proprio a seguito di un'unità. Adesso siamo in linea con il governo provinciale e questo ci aiuterà a lavorare meglio e in sinergia». 

Ci sono già delle priorità? «Di fatto le stesse che c'erano prima del voto: unire le forze. Abbiamo l'obbligo di affrontare il presente che è di difficoltà e ristrettezze economiche e per riuscire nell'intento dobbiamo operare tutti insieme per il bene comune». Un impegno che va oltre il compito amministrativo, almeno a giudicare dalla scarsa affluenza alle urne. «Questo è decisamente un dato allarmante e dobbiamo intervenire. A parziale scusante c'è quel 15% di residenti all'estero che non sono venuti a votare ma è chiaro che dovrà essere nostro preciso impegno quello di riavvicinare la gente alla politica. Qualche segnale positivo, però, c'è già». 

Quale? «I giovani. In questa campagna elettorale ci sono stati tanti giovani impegnati per tutte le liste. È un bel segnale. Mi auguro che entrino in consiglio comunale dei giovani perché li vorrei portare in giunta». Giunta che, ovviamente, non è ancora abbozzata. «No, è troppo presto ma non ci saranno problemi in tal senso». Torniamo al lavoro che l'aspetta da domani. «Ci sarà da rimboccarsi le maniche. C'è molto da fare e, rispetto al passato, c'è da fare i conti con la carenza di risorse». 

Coinvolgerà le opposizioni? In fin dei conti, il maggior oppositore che si troverà in consiglio, Remo Libardi, viene dalla giunta precedente. «Non ho preclusioni verso nessuno ma cercherò di coinvolgere tutti. Io non sono un politico e sono fermamente convinto che per amministrare un paese come Levico servano l'aiuto e i suggerimenti di tutti. Per questo sono aperto tanto alle minoranze che ai singoli cittadini. Migliorare la nostra comunità dovrà essere impegno di tutti visto che Levico non è mia o di qualcun altro». 

Al di là del voto, che alla prima partecipazione l'ha vista vincitore, è soddisfatto di come è stata condotta questa campagna elettorale? «Assolutamente sì. È stata una campagna molto corretta con cinque candidati sindaco e programmi diversi, segno che c'era voglia di partecipare e di portare avanti progetti diversi. La diversità è un aspetto fondamentale di una comunità. Per questo sarò aperto ad ogni contributo per cercare di governare al meglio Levico. Non ho idee preconcette ma solo una grande voglia di lavorare per il mio paese e mi aspetto suggerimenti da parte di ogni residente, non solo dai consiglieri comunali». 

E tra sei anni si augura un'affluenza alle urne massiccia? «Direi proprio di sì. Questo è uno dei compiti prioritari: riavvicinare la gente al Comune, alla politica, facendo capire agli elettori di Levico che a palazzo si lavora per far crescere la comunità. Abbiamo sei anni di tempo per farlo capire ai levicensi». 


LEVICO TERME - La prova di compattezza del centrosinistra autonomista, per essere in linea con il governo provinciale, è andata a buon fine: vittoria al primo turno senza dover ricorrere al fastidioso ballottaggio, festival degli intrighi e degli accordi ma baluardo dell'essenza stessa della politica, la mediazione e la condivisione.
La consigliatura più lunga della città lacustre (a meno di addii anticipati si tornerà al voto nel 2020), però, parte con un handicap: l'astensionismo. Difficile spiegare al mondo perché, con ben cinque candidati sindaco e una coalizione che detta legge in Trentino ormai da anni tornata a braccetto, la gente abbia scelto di disertare le urne. La scusa più comoda, ripetuta ieri come un karma buddista, è quel 15% di nuovi residenti che abitano all'estero, tra l'Olanda e il Sudamerica. Senza scomodare Guccini e pensare a cosa c'è tra la via Emilia e l'West, rimane quella voragine di quasi metà cittadini che domenica hanno mostrato il dito medio alle urne. Un buco sul quale il neosindaco  Michele Sartori  ha promesso di intervenire per riportare i levicensi ai seggi tra sei anni.

Al di là dei brindisi e dell'astensionismo che ormai ha invaso anche le tornate elettorali più care agli abitanti, le comunali, l'altro dato che emerge da questo voto primaverile è l'incoronazione del partito più gettonato di Levico: le varie bandiere provinciali sono state costrette a inchinarsi alla lista civica di  Remo Libardi  - in maggioranza la scorsa legislatura - risultato il secondo partito (dietro l'Upt) solo per una manciata di voti.Per Sartori, comunque, si tratta di una vittoria «senza se e senza ma» e, soprattutto, senza dover rendere conto a qualche bandiera visto che, anche ieri, ha ripetuto allo sfinimento che lui non appartiene ad alcun partito, che è un battitore libero di area centrosinistra autonomista ma che «faccio parte, come unico rappresentante, del gruppo misto».

Un modo elegante, insomma, per evitare che qualcuno pianti un ficone con il proprio simbolo sull'amministrazione di Levico. Riportato il centro termale sotto il tetto colorato di piazza Dante, comunque, rimane quella triste e preoccupante mancanza di code ai seggi di domenica. E Sartori, appunto perché non è un politico di professione, dopo qualche tentennamento ripone nel cassetto la scusa dell'Aire (quel 15% di nuovi levicensi con doppia cittadinanza ma divano ben piazzato fuori dall'Italia) e promette di riportare la gente alle urne la prossima volta. «Ho visto tanti giovani impegnati in campagna elettorale per tutte le liste - spiega - e questo è un segnale positivo che mi fa ben sperare per il futuro».

Per ora, dunque, accontentiamoci di metà censiti che si sono spinti, tra città e frazioni, nelle sei sezioni ma il campanellino d'allarme non va sottovalutato. Da un punto di vista prettamente politico, invece, onore alla fenice Upt, il partito territoriale fondato dall'ex governatore Lorenzo Dellai che ha rischiato di morire sotto le proprie ceneri ma che a Levico, grazie alla spinta forte del consigliere provinciale (ed ex sindaco) Gianpiero Passamani è riuscito a imporsi come primo partito. E quindi come faro guida della coalizione che ha riportato il Patt al 12%. Risultato che non si risparmia il simpatico sfottò dell'unico oppositore che ha impensierito la nuova maggioranza, Remo Libardi di Impegno per Levico: «Alle scorse elezioni, assieme agli autonomisti delle due stelle alpine, abbiamo raccolto meno voti di oggi. Ci sarà un motivo...».