Alessandra Moretti «Andrò a Bruxelles forte dei miei voti»

«Bersani mi ha scelta come portavoce e poi mi ha candidata al parlamento, Renzi mi ha scelta come capolista per le Europee. Finora sono sempre stata scelta, questa volta vorrei che a riconoscermi fossero gli elettori». Alessandra Moretti, 40 anni, parlamentare del Pd e oggi candidata alle Europee del 25 maggio, sa che questa volta non ci sono liste bloccate: può contare sì sul grande vantaggio di essere capolista, e di essere uno dei volti più mediatici del Partito democratico, ma sa anche che alle Europee si vota con le preferenze.
C. Bert, "Trentino", 5 maggio 2014


«E io devo conquistarmele se voglio consolidare la mia forza nel Pd a Roma».
Ieri era in regione, per un tour tra Bolzano, Trento e Rovereto con il candidato della regione Andrea Pradi: a Trento breve tappa al Muse e un incontro al Forst con gli amministratori dem (c’erano tra gli altri la segretaria del Pd trentino Giulia Robol, il vicepresidente della Provincia Olivi, l’assessora Sara Ferrari i sindaci Andreatta e Miorandi, i consiglieri Zeni, Manica e Maestri). Poi ha partecipato a un forum nella nostra redazione con il direttore del «Trentino» Alberto Faustini e il caposervizio Luca Petermaier.
Moretti, la sua è stata una carriera politica fulminante, in pochi anni è passata da vicesindaco di Vicenza a parlamentare e ora candidata al parlamento europeo. Sì, oggi sento tutta la responsabilità di questo mio ruolo di capolista in un territorio, il Nordest, che più di altri ha subito gli effetti della crisi economica. Accettare questa candidatura è stata una scelta tormentata ci ho pensato su una notte: sono a Roma da un anno, ero contenta di occuparmi di diritti civili. Ma quando ti chiama il presidente del consiglio e ti chiede la disponibilità, non puoi non accettare. Quella di Renzi è stata una scelta forte di mettere 5 donne capolista.
Che significato ha, al di là dell’aspetto simbolico di genere? Il messaggio che Renzi ha voluto dare è che in Europa non ci mandiamo più gli elefanti della politica a fine carriere, ma chi è a inizio carriera.
C’è anche un aspetto mediatico. Non ha la sensazione a volte, per il fatto di essere donna, e bella, di essere considerata la ciliegina sulla torta? Certo è anche una scelta di forte riconoscibilità mediatica, fatta alla luce di un sondaggio. Ma se noi 5 donne capolista fossimo solo immagine, non saremmo resistite in questi anni. E aggiungo che la mia candidatura l’ho letta anche come un messaggio al Pd che il congresso è finito. Io dopo Bersani ho appoggiato Gianni Cuperlo alla segreteria ma ho sempre detto che avrei dato una mano a chiunque avesse vinto.
Quali saranno le sue priorità di lavoro, se sarà eletta a Bruxelles? Andiamo in Europa con l’obiettivo di fare lobby per l’Italia, che vuol dire fare squadra anche con gli eletti degli altri eletti del Partito socialista europeo. Aiutare l’Italia significa rendere più omogenea la fiscalità in Europa, facilitare l’accesso al credito delle imprese, lavorare per il madre in Italy, agganciare i fondi strutturali europei.
Cosa differenza farà avere il socialista Schulz o il popolare Junker come prossimo presidente della Commissione europea? La vittoria del Pse significherà costruire un’Europa meno austera che va oltre le rigidità del Fiscal Compact, sul quale - lo ricordo - gli europarlamentari di Forza Italia votarono a favore e Salvini della Lega si astenne. E avremo un’Europa solidale, dove un problema come quello dell’immigrazione del Mediterraneo diventa un problema europeo e non solo dell’Italia.
Il vostro concorrente diretto, il M5S, punta a conquistare il voto degli arrabbiati verso l’Europa. Qual è la vostra risposta? È difficile fare politica quando il disagio monta e le forze populiste parlano alla pancia dell’elettorato solleticando gli egoismi. Ma io nasco amministratore locale e con la gente sono abituata a parlare. Quella del M5S è una cultura sfascista, di chi poteva partecipare a un processo di cambiamento del Paese e ha detto no. Quel cambiamento noi lo stiamo portando avanti con il governo Renzi, dal bonus Irpef alla riforma del lavoro e delle istituzioni.
Renzi sta però incontrando forti resistenze anche nel Pd, a partire dalla riforma del Senato. Riuscirà a superarle? C’è una parte conservatrice anche nel Pd. Ma anche Renzi è cambiato, oggi è più disponibile al dialogo. Sa che non è più solo il capo di un partito ma è il capo del governo. E tutti sanno che se fallisce questa esperienza, falliscono il Pd, il Paese e una generazione.
Lei ha due bambini piccoli Pronta a cambiare vita e trasferirsi a Bruxelles? Ho sempre cercato di conciliare la famiglia e la politica e ho potuto farlo grazie a un bravo papà e agli ammortizzatori sociali che sono i miei genitori. Si vive con il senso di colpa, che sfuma a mano a mano che i figli crescono e sono orgogliosi del lavoro che faccio. A Bruxelles c’è un’agenda più organizzata che a Roma, e l’Europa ti dà la possibilità di fare politica anche stando sul territorio, in modo trasparente. E poi sarà un’attività meno mediatica, che in fin dei conti per me può essere un bene.