Primo maggio con respiro europeo

Mai come quest’anno il Primo Maggio, la Festa delle Lavoratrici e dei Lavoratori, assume una portata di respiro europeo. Non solo per l’imminente scadenza elettorale, ma anche perché se è vero che i problemi che colpiscono il mondo del lavoro sono ormai diffusi in modo non troppo disomogeneo nei diversi Paesi europei, è altrettanto vero che le soluzioni e le risposte vanno trovate su scala comunitaria.
Bruno Dorigatti, "Trentino", 1 maggio 2014


Interdipendenze e connessioni sono sempre più strette, in un’Europa dove ormai i lavoratori possono muoversi senza più eccessivi vincoli e dove i sistemi economici si condizionano con una forza inimmaginabile, fino a poco tempo fa: le ricette nazionali, dunque, appaiono sempre più deboli di fronte alla portata delle questioni da affrontare.
Dall’Europa, peraltro, possono arrivare le risorse destinate a interventi di politica del lavoro: è il caso recente del programma “Garanzia Giovani”, che porterà in Trentino fondi europei per 8 milioni di euro, destinati alla promozione dell’occupazione giovanile. In questo senso, anche il Consiglio provinciale può dire di aver fatto la sua parte, destinando le risorse risparmiate sul Bilancio ad un progetto dell’Agenzia del Lavoro a favore dell’attivazione dei cosiddetti NEET, giovani esclusi tanto dal mercato del lavoro quanto dal sistema dell’istruzione e formazione. Anche in questo caso, alle risorse messe a disposizione a livello locale si sono aggiunti importanti contributi comunitari.
Spesso continuiamo a immaginare il Trentino come un’isola felice, e in parte questa immagine corrisponde al vero: ma sarebbe sciocco nascondersi dietro ad un dito, quando le sfide che ci pone un contesto sempre più globalizzato cominciano a far scricchiolare anche la nostra apparente solidità. I problemi da affrontare sono la base occupazionale ristretta e l’arretratezza tecnologica e organizzativa: nell’Europa a 27, l’Italia è al 25° posto per capacità di creare occasioni di lavoro, e anche in Trentino la crisi ha fatto diminuire di qualche punto il tasso di occupazione.
La ricetta non è semplice, ma di certo non è per decreto che si crea lavoro, ed è strano quindi vedere i governi nazionali che si arrovellano in continue riforme del mercato del lavoro, senza nemmeno avere avuto il tempo di misurare i risultati delle precedenti. Un quadro normativo certo e stabile è quindi assolutamente necessario, ma tanto più indispensabili sono gli interventi concreti che vadano ad incidere sul tasso di partecipazione al lavoro, attraverso efficaci politiche per l’impiego, da un lato, e dall’altro stimolando la crescita e quindi la domanda di lavoro. Non solo: molti aspetti non riguardano nemmeno il legislatore, ma i protagonisti delle relazioni industriali, le parti sociali, le categorie economiche … e quindi il ruolo della Provincia, nel nostro caso, è quello di creare le condizioni più adatte ad un fruttuoso dispiegarsi del confronto, nella consapevolezza che solo la qualificazione del protagonismo di tutti gli attori sociali può rafforzare la coesione. Questa è una logica molto distante da quella dell’uomo del solo al comando, o di quella che vede nei corpi intermedi solo uno sgradevole rallentamento dell’attivismo volontaristico dei pochi depositari della verità: ma è l’unica possibile, come hanno dimostrato gli interventi messi in campo dalla Provincia negli anni passati, i quali – pur con le loro inevitabili contraddizioni – hanno saputo difendere l'occupazione dalla tempesta scatenatasi sui mercati mondiali.
Continuiamo sulla strada tracciata dunque, innovando continuamente in nome della solidarietà generazionale, delle pari opportunità di accesso al lavoro, della mobilità sociale, ma non dimentichiamo mai che le uniche soluzioni realmente efficaci sono quelle che si sviluppano nei luoghi di lavoro e che su questi sanno incidere. Pensare di trovarle senza coinvolgere le lavoratrici e i lavoratori, quindi, è un’idea che è meglio abbandonare.

Buon Primo Maggio a tutte e tutti!