Partecipazione. Tutti la evocano. Tutti la rimpiangono. Tutti la promettono. A nessuna latitudine della geografia politica (qualunque essa oggi sia) si può fare a meno di parlarne. Per promuoverla quando si tratta di andare al voto, per rimpiangerla quando le urne restano semivuote, per deriderla quando non corrisponde ai canoni consueti, per delegittimarla quando porta a risultati che non si condividono.Daniela Filbier, "Corriere del Trentino", 30 aprile 2014
Eppure ben pochi, soprattutto fra coloro che decidono, si adoperano per dare alla partecipazione gli strumenti di cui è indispensabile disponga per divenire consuetudine civica, ossia le regole sulla cui base esercitarla e gli strumenti per renderla effettiva.
Tutti si rammaricano e dissertano sulla disaffezione e il discredito della Politica. Denunciano, da posizione auto-assolutoria, il divario tra cittadini ed eletti. Alcuni profetizzano la fine della democrazia lasciando spazio alla consuetudine, consegnataci dalla storia, di affidarci pigramente a soluzioni forti e centraliste – di cui naturalmente saranno protagonisti.
Quello che i più non vedono, o non vogliono vedere, è che ad essere in crisi è la partecipazione finalizzata alla sola scelta (delegante) della rappresentanza. È questa la partecipazione che oggi è in crisi, anche nel nostro Trentino (alle elezioni dello scorso ottobre ha votato poco più del 62% degli aventi diritto – nel 2008 votò oltre il 73%). Non è un azzardo immaginare che quanto accaduto negli ultimi mesi a proposito di vitalizi e privilegi peggiorerà la situazione. Come dare fiducia a chi ci governa quando si scopre che gli interessi dei singoli hanno prevalso su quelli della comunità? E in ogni caso, dove eravamo quando gli eletti in Regione hanno legiferato su sé stessi? Perché è buona norma ricordare che Nemo iudex in causa propria, ossia che nessuno può giudicare sé stesso.
Oggi abbiamo una possibilità per far sì che la democrazia torni a funzionare. Possiamo invertire il paradigma che ha contribuito al nostro fallimento: l’importante non è che i cittadini abbiano fiducia nei politici, bensì che i politici abbiano fiducia nei cittadini.
Possiamo decidere che è il momento di passare a una democrazia moderna, rappresentativa e diretta dai cittadini. Possiamo predisporre forme istituzionali adeguate, ossia leggi e regolamenti che contribuiscano a favorire un dialogo continuo tra cittadini e istituzioni. Non per sostituire la democrazia rappresentativa con quella diretta, ma per affiancare l'una all'altra con l'obiettivo di migliorarne la qualità. Gli strumenti partecipativi rappresentano la seconda indispensabile gamba della democrazia, che zoppica vistosamente se affidata alla sola gamba della rappresentanza!
È un’opportunità concreta: entro luglio il Consiglio Provinciale dovrà discutere e votare il Disegno di legge di iniziativa popolare 1/XV presentato dal Comitato civico “Più Democrazia in Trentino”. Oltre 4.000 cittadini trentini hanno sottoscritto questa legge di iniziativa popolare che prevede la partecipazione attiva dei cittadini alla creazione delle decisioni collettive.
È un momento decisivo. È un’opportunità da non sottovalutare. È indispensabile parlarne per davvero, confrontarsi seriamente e scegliere coraggiosamente. Questo coraggio lo chiedo non solo al Partito di cui faccio parte, ossia il Partito Democratico, ma a tutta la Politica trentina. E lo chiedo ai miei concittadini e agli organi di stampa, che un grande ruolo possono e dovrebbero svolgere nel favorire il dibattito pubblico. Il controllo e la critica sono un tonico della democrazia, non c’è ragione di temerlo sbattendo la porta in faccia ai cittadini che chiedono di partecipare.
Continuo tenacemente a immaginare una Provincia che diventa laboratorio: di democrazia moderna, di innovazione sociale, civica e politica; meno burocratica, meglio organizzata, curiosa, coraggiosa e più vicina in tutti i sensi ai suoi cittadini.
Continuo appassionatamente a desiderare che il prossimo statuto di autonomia sia una sorta di Carta costituzionale della nostra Provincia/Regione, la carta fondativa dei cittadini di queste Terre, condivisa e voluta, ossia votata dai cittadini come accade a tutte le carte costituzionali che si rispettino.
Continuo semplicemente a pensare che l’innovazione sia una disobbedienza andata a buon fine.
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Partito Democratico del Trentino