Il Museo d'arte, Manifattura, Meccatronica: il futuro di Rovereto per il vicepresidente.F. Franchi, "L'Adige", 27 aprile 2014
Signori, con pochi soldi è tempo di priorità e quindi di scelte. Dunque niente tangenziale ovest per Rovereto, ma sì a un maxi investimento per il passaggio da piazzale Orsi alla Meccatronica. Non si tratta di opinioni, ma dei paletti messi dal vicepresidente della giunta provinciale Alessandro Olivi. Che aggiunge altre due questioni molto forti: bisogna smetterla di concepire Progetto Manifattura come un distretto «green», perché solo con l'ecologia non si costruiscono abbastanza posti di lavoro. E una nuova concezione del Mart, come una vera «piazza», un luogo di cultura per Rovereto. Parole che a molti non piaceranno, ma che sono come pietre perché arrivano dal vicepresidente della Provincia esponente vallagarino e roveretano del Pd. Olivi, lei governa con Ugo Rossi autonomista, senza problemi. Invece su Rovereto il Patt continua a mettere in discussione il sindaco. Che cosa ne pensa? Credo che se questa coalizione che regge la Provincia vuole maturare, deve fare un patto. La politica delle mani libere e del tatticismo è vecchia politica. È legittimo che il Patt cerchi di capitalizzare la crescita di consenso, ma non vorrei che fosse preso da bulimia politica. Scegliere Rovereto per dimostrare di sapere governare una grande città è sbagliato. Penso anche che il Pd a Rovereto deve fare la sua parte e raccogliere la spinta dei ceti produttivi invece di lanciarsi in dispute faticose dentro la coalizione. Comunque avanti con Miorandi, o no? È chiaro che si parte da lì, già abbiamo l'inclinazione all'autolesionismo, vediamo di non continuare. La città è in una fase di trasformazione. Come vede queste transizioni? Ci sono tre questioni essenziali: Mart, Meccatronica e Manifattura. Il tema del Mart credo sia centrale. Ora siamo a un bivio: o il Mart si limita ad essere un eccellente museo che ospita ogni tanto una mostra di rilievo o si ripensa. Non va bene l'idea di museo? I musei di raccolta vanno bene nelle grandi città, ma se tu sei in una città piccola e periferica devi scegliere di diventare produzione culturale, deve essere più forte il rapporto con il territorio. Ma devi fare da incubatore alle esperienze che ci sono e quindi creare una parte di attività che diventa rete di servizi. Il Mart diventi piazza, luogo di incontro, di scambio. Sta pensando al Muse... Certo, l'esplosione del Muse non è data solo dalla novità e dalla qualità, ma è passata l'idea che è un luogo della città. Bisognerà ricreare anche da un punto di vista urbanistico e paesaggistico: un sottopasso con i giardini Perlasca, ritrovare un luogo con un ristorante e la caffetteria. O il Mart lo mettiamo dentro una rete in cui recita un ruolo da protagonista o rischia la marginalizzazione. La direttrice Cristiana Collu non sarà d'accordo... Non entro nel merito. Lei ha una dimensione scientifica e culturale. Ma la politica non può circoscrivere il ruolo del Mart all'eccellente momento di raccolta come la mostra su Antonello da Messina. Sta pensando al modello parigino del centre Pompidou? Certo. Penso a un'agorà, con momenti e eventi per i giovani. Un luogo centrale per la città. Gli altri due temi quali sono? Penso all'incontro strategico di Manifattura e Meccatronica.Sono stati il simbolo dello sviluppo economico. Ora vogliamo che diventino la testa pensante di una nuova stagione industriale. Il filo conduttore è l'innovazione, non solo quella tecnologica. Stiamo ragionando con l'assessore Mauro Gilmozzi per trovare la soluzione affinché un pezzo di città non sia staccato. Il quadrante di piazzale Orsi troverà soluzione. Come? Sommando i soldi europei, circa 50 milioni di euro, con alcune decine di milioni della Provincia. Il tema è risolvere il groviglio di piazzale Orsi. Quindi ne discuterete con il Comune? Ci sarà un tavolo per ragionare sul tema. La tangenziale ovest non si farà più? Se vogliamo essere seri, realistici e onesti dobbiamo affrontare il problema del principale nodo della città. Dire altro non sarebbe onesto. Par già di sentire le voci levarsi: ecco, Rovereto è dimenticata, è debole... Io penso che il Trentino oggi dobbiamo svilupparlo secondo un'idea policentrica e non trentocentrica. Oggi Rovereto e l'alto Garda sono la sala macchina delle politiche di innovazione per l'impresa. Se noi non presidiamo queste potenzialità, non è solo Rovereto che declina, ma si trascina tutto il Trentino. Non ho preoccupazioni da roveretano ma da vicepresidente della Provincia. Terza questione, Manifattura? Sì. Tra poco scade il bando: sono 40 milioni di opere edili per realizzare quella parte di spazi per le imprese. Ma non serve intestardirsi sul polo green, c'è una domanda affaticata su quel settore che non produrrà numeri tali da giustificare una piastra così ampia in termini di superficie produttiva. Qualcuno avrà mal di pancia a sentire queste parole: il presidente Salvatori, lo stesso sindaco Miorandi... Non credo ( sorride... ) ma dobbiamo stare attenti, perché quando spendiamo risorse così ingenti, non possiamo perdere di vista un approccio pragmatico. Io penso a un grande open space, un campus eterogeneo dove avviare un impresa a costi calmierati. Penso a una città dei mestieri, a degli show room per mettere in vetrina l'eccellenza dell'imprese trentine. Intestardirsi su un focus monotematico ecologico potrebbe depotenziare anche l'attuale vocazione. È una piccola svolta... Ma fondamentale. Dobbiamo creare un luogo dove creare lavoro. Il Comune sarà d'accordo? La Provincia ha fatto scelte di proiezione coraggiosa, di strategia, ora serve un'amministrazione capace di cogliere queste opportunità: 70 milioni spesi per Manifattura, 70 per Meccatronica, più il Mart. Ma serve anche che le imprese sane e forti sentano la responsabilità, non tanto di metterci i soldi, ma di metterci le idee. La battuta è facile: finora i privati hanno preso... Vero, ora è il momento di restituire a questa città e al Trentino qualcosa di importante. La crisi sta mordendo forte. Si riesce ad uscire? Gallox, Martinelli, Marangoni... Qualcosa sta cambiando, ma il tema vero è la riconversione su settori maggiormente innovativi. L'autotrasporto non tornerà come prima. La Gallox non può sopravvivere come l'abbiamo conosciuta. Non ci può essere l'attesa fatalistica di un nuovo inizio del film precedente. La forza della politica sarà creare nuovi spazi e le aziende dovranno riconvertirsi verso nuove soluzioni.
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