Civico si dimette da capogruppo Pd

«Sento il dovere di compiere un gesto concreto di assunzione di responsabilità. So di non essere l'unico a confrontarmi con questo tema: la cosa può riguardare tutti coloro che condivisero la scelta delle attualizzazioni. Ognuno penserà a modi per aprire spazi di confronto e di rilancio della politica. Ma farlo è necessario. Non penso di dover dire ad altri colleghi che come me hanno votato la legge 6 quello che dovrebbero fare. Ognuno ci penserà, non è questo che a me oggi importa. La politica, per essere atto collettivo, ha bisogno di gesti individuali».
L. Patruno, "L'Adige", 14 aprile 2014



Quella di  Mattia Civico è la prima e fino ad ora unica testa a cadere fra i politici trentini (in Alto Adige si è dimesso il segretario Svp Richard Theiner), che nella scorsa legislatura hanno approvato la riforma che ha previsto l'attualizzazione dei vitalizi.

Ieri, Civico ha deciso di fare un passo indietro, dimettendosi da capogruppo provinciale e regionale del Pd, dopo settimane difficili dal punto di vista politico e personale, con discussioni interne anche forti nel gruppo e nel partito per il fatto che nel 2012, quando fu approvata la legge, lui era membro dell'ufficio di presidenza del consiglio regionale, che elaborò quel testo, e molti oggi lo criticano per aver avallato quella riforma, anche se con lui tutto il gruppo del Pd di allora votò la legge. «O la politica fa uno scatto in avanti, in termini di dignità e di assunzione di responsabilità, - scrive Civico nella lettera con cui annuncia ai colleghi del suo gruppo la sua decisione - o la politica non è più. Lo scandalo derivante dall'attualizzazione e liquidazione dei vitalizi, con cifre individuali impressionanti, dev'essere superato al più presto, dal punto di vista normativo, ma ancor più dal punto di vista politico. Quello che è successo interroga innanzitutto la coscienza individuale e sono grato a chi pur manifestando profondo disagio, non ha mai messo in discussione la mia buona fede. Il mio pur breve percorso politico racconta in maniera chiara le motivazioni e Ie mie "passioni"».

Il capogruppo del Pd tocca anche con serenità la questione delle indagini giudiziarie in corso e dice: «Quello che è successo evidentemente sta interrogando anche il piano della giustizia, ed è sempre utile che in uno stato di diritto vi siano tutti gli accertamenti per stabilire eventuali responsabilità. Ma necessita innanzitutto di una risposta politica, perché senza credibilità e senza responsabilità la politica non è più in grado di operare e di agire per il bene comune. Lo scandalo delle liquidazioni d'oro non credo sia attribuibile ad un mero errore di calcolo tecnico. Non penso che se fossero stati adottati criteri differenti saremmo ora in una situazione molto diversa. Penso che lo scandalo abbia origine nella scelta stessa di attualizzare, ovvero di riconoscere per legge i vitalizi come diritti acquisiti».

E su come risolvere il problema oggi aggiunge: «La soluzione normativa può anche essere la revisione dei criteri tecnici ma sul piano politico dobbiamo, credo, avere il coraggio di dire apertamente che l'articolo 10 della legge 6 del 2012 (sull'attualizzazione, Ndr.) ha nella sostanza confermato l'ingiustizia sociale e politica rappresentata dai vitalizi. Insieme agli altri colleghi consiglieri regionali, quella legge l'ho votata. Con la convinzione di limitare, ridurre, risparmiare. In buona fede. Ma sul piano politico quella scelta non è difendibile. E su questo piano credo sia urgente una assunzione di responsabilità collettiva. Non a parole, ma con gesti concreti. Innanzitutto approvando una riforma in grado di ristabilire equità, celermente e con efficacia. Restituendo inoltre tutto ciò che supera la parte contributiva effettivamente versata, come proposto dal circolo del Pd di San Giuseppe».

E annuncia la decisione di dimettersi: «Sento il dovere di compiere un gesto concreto di assunzione di responsabilità. So di non essere l'unico a confrontarmi con questo tema: la cosa può riguardare tutti coloro che condivisero la scelta delle attualizzazioni. Ognuno penserà a modi per aprire spazi di confronto e di rilancio della politica. Ma farlo è necessario. Non penso di dover dire ad altri colleghi che come me hanno votato la legge 6 quello che dovrebbero fare. Ognuno ci penserà, non è questo che a me oggi importa. La politica, per essere atto collettivo, ha bisogno di gesti individuali».


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Vitalizi d’oro, Civico si dimette da capogruppo, "Trentino", 14 aprile 2014

TRENTO Mattia Civico lascia la carica di capogruppo del Pd in consiglio provinciale e regionale. La notizia era nell’aria, ma era stata smentita con tanto di «rinnovata fiducia» da parte dei colleghi consiglieri neanche dieci giorni fa. Lo scandalo dei vitalizi d’oro, la pressione mediatica e dell’opinione pubblica hanno tuttavia indotto Civico ad una assunzione di responsabilità definitiva, in grado di liberare lo stesso gruppo del Pd da un imbarazzo che negli ultimi tempi era diventato effettivamente difficile da gestire. 


La comunicazione è stata fatta ieri tramite mail inviata ai colleghi consiglieri, ma la notizia - come è ovvio - si è subito diffusa all’interno del partito. Bocche cucite da parte di tutti, anche se qualche indiscrezione è comunque filtrata. Nella sua lunga lettera Civico avrebbe ricordato il suo ruolo all’interno del vecchio ufficio di presidenza in Regione (quello che ratificò i maxi vitalizi) spiegando di non aver avuto alcuna responsabilità diretta nella decisione. Poi una lunga riflessione personale, sulle ragioni del suo impegno in politica e sul senso - oggi - di impegnarsi ancora anima e corpo per la «cosa pubblica». Ragioni profonde e fondate, che però non hanno potuto risolvere quel «nodo» legato alle sue (presunte) responsabilità nella vicenda dei vitalizi collegate oggi alla carica di portavoce dei consiglieri del Pd.

Nelle scorse settimana lo stesso Civico aveva ripetuto di aver espresso proprio in ufficio di presidenza i propri dubbi sulla delibera delle pensioni d’oro e chiesto approfondimenti che a suo avviso non sarebbero arrivati. Resta il fatto che nelle ultime settimane il suo ruolo si è ulteriormente appesantito dopo l’apertura delle due inchieste (prima quella penale e poi quella della Corte dei Conti) che potrebbero vedere lo stesso Civico (come gli altri membri dell'ex ufficio di presidenza) chiamato dalla magistratura a rispondere come persona informata sui fatti. Proprio il Trentino, una decina di giorni fa, aveva raccontato del forte disagio crescente dentro al gruppo consiliare tanto che alcuni componenti avevano allora sondato la disponibilità di Civico a fare un passo indietro, per garantire una maggior serenità al gruppo.

Il giorno dopo dal gruppo consiliare era arrivata però una nota che riconfermava la fiducia nel capogruppo, benché con toni non certo rassicuranti: «La concentrazione di consiglieri e assessori - era stato scritto - è rivolta all'approvazione della finanziaria. Ogni altra ipotesi giornalistica non è al momento all'ordine del giorno, e pertanto il gruppo riconferma la fiducia nei confronti di Civico». Insomma: una fiducia «a tempo», tempo che però un partito come il Pd non può chiedere su un tema - quello dei costi della politica - che rappresenta un punto caratterizzante del mandato del suo segretario nazionale Renzi, ma anche della neo segretaria trentina Giulia Robol. Civico ha capito che per ridare libertà d’azione al suo partito, ma anche a se stesso, avrebbe dovuto fare un passo indietro, eliminando ogni imbarazzo e possibile argomento di attacco politico. Lo ha fatto. Gli va riconosciuto.