Per un Trentino policentrico: più decentramento, meno frammentazione

PD Comunità Vallagarina: intervento sul bilancio.
In occasione della discussione sul bilancio di previsione 2014 come gruppo del PD del Trentino ci preme svolgere alcune considerazioni in relazione al dibattito in corso sulla riforma istituzionale e sul senso e il ruolo delle Comunità in un contesto come quello dell’Autonomia trentina.
Lorenzo Passerini, 11 aprile 2014 

La forte insofferenza per la politica, ancor prima che motivata dai non più accettati costi del suo funzionamento, è dovuto alla percezione della scarsa utilità dell’intero settore pubblico, che alcune culture politiche di “stampo liberista” tendono a strumentalizzare. In questo contesto quindi le Comunità di valle sono oggetto di attacchi che non tengono conto in modo oggettivo della loro funzione e del rapporto costo/benefici che questa istituzione garantisce ai suoi territori ed alle sue genti.

Il governo a livello di Valle ha radici profonde nella storia del Trentino. I territori di montagna, non omologabili a quelli delle vicine pianure, necessitano di modelli di “governance” specifici per favorirne la tenuta economica, sociale, ambientale. Vi è quindi in Trentino l’esigenza di superare lo schema del piccolo Comune che tratta direttamente con la Provincia senza confrontarsi con le realtà contigue sul governo del territorio, sulla gestione dei beni comuni. Il rischio è quello di avere politiche eterogenee e poco complementari e sprechi di risorse non più sostenibili dal sistema.

Come pure vi è l’esigenza, in un’ottica di maggior efficienza ed efficacia, di favorire i processi di gestione sovra-comunale dei servizi, obiettivo che si sta attuando: si pensi alla gestione dei tributi e delle tariffe, della Polizia locale, dello Sportello per le attività produttive, delle ICT, delle Segreterie comunali, degli appalti. Va ricordato, a garanzia dell’autonomia dei territori, che viene salvaguardata la sovranità dei singoli Comuni, ai quali rimane in capo la titolarità dei servizi e la loro governance. La Comunità svolge una funzione di facilitazione dei processi e garantisce l’organizzazione del servizio ma sono i Sindaci che stabiliscono le modalità di gestione e in Vallagarina ogni gestione associata è coordinata a turno da un Sindaco.

Sono esigenze storiche e comuni nella nostra Regione che sono state affrontate fin dal XII secolo con la “Magnifica Comunità” e nel 1800 con i Bezirke  dell’amministrazione asburgica (organi che continuano a ben funzionare ancor oggi, anche l’efficiente amministrazione austriaca è articolata in Regioni, Comunità e Comuni). Nel Trentino si è poi pensato, nella seconda metà del secolo scorso, ai Comprensori mentre in Alto Adige alle Comunità comprensoriali.

Le Comunità sono dotate di strumenti importanti e tipici di un ente a dimensione di Valle. Politiche sociali, culturali, del diritto allo studio ed istruzione, dell’edilizia scolastica, delle politiche della casa. Importanti progetti sono stati sviluppati per i settori economici, in particolare sul tema del lavoro, ma anche nel Commercio, Artigianato, Turismo, Agricoltura. Si pensi soprattutto poi al Piano territoriale di Comunità. Già con questo strumento – insieme al lavoro che si fa annualmente di confronto per la ripartizione dei fondi per le opere pubbliche a valenza sovra comunale, il cosiddetto FUT Fondo unico territoriale- la Vallagarina ha affrontato insieme, per la prima volta, le questioni della viabilità pensando quindi a soluzioni più organiche rispetto al passato e con un maggior grado di legittimazione e condivisione. Rispetto quindi al dibattito in corso a livello provinciale va ribadito con forza che il Trentino – proprio per il suo sviluppo equilibrato e sostenibile – ha bisogno che le politiche urbanistiche e territoriali siano incentrate sulla Comunità.

Come va pure salvaguardato il valore politico delle Comunità stesse. Le Comunità di Valle disegnate con la riforma istituzionale devono diventare sempre di più il raccordo stretto tra una Provincia snella e leggera ed i Comuni, ai quali è richiesto di farsi interpreti più prossimi del territorio. Come ogni grande riforma, anche quella delle Comunità di Valle ha bisogno di tempo e lavoro per poter entrare a regime; credo che non sia possibile tornare indietro, perché significherebbe sconvolgere anche il processo di ammodernamento della nostra stessa Autonomia.

Dobbiamo prevedere un assetto amministrativo centrale che sia leggero ed fficiente, che demanda ai territori responsabilità di governo, determinazione e quindi partecipazione democratica e decidente. Occorre imprimere un'accelerazione coraggiosa e avviare subito il processo di migrazione di responsabilità decisionali e capitale umano dal centro, la Provincia, verso i territori. Per fare questo occorre anche sostenere i processi di accorpamento tra le realtà comunali, assecondare le Unioni di Comuni per arrivare alla fusione,  con l’obiettivo di ridurre la frammentazione amministrativa, promuovere il protagonismo delle comunità locali, garantire efficenza nei servizi e efficacia nelle scelte del governo del territorio.

Per quanto riguarda più specificatamente il rapporto tra la Comunità della Vallagarina e il Comune di Rovereto mi preme condividere alcune considerazioni. Sicuramente Rovereto ha delle specificità che vanno considerate essendo un centro urbano di rilievo provinciale in un contesto eterogeneo come quello della Vallagarina: è infatti indubbio come la dimensione della città sia molto diversa da quella di paese, dove – ad esempio nel campo del sociale – sono diversi i bisogni e dove le reti di protezione famigliare sono meno forti. Va però ricordato come tale specificità sia già ben riconosciuta e normata nella legge di Riforma istituzionale come pure nelle leggi di sistema e di settore che riconoscono a Rovereto uno status particolare, come nella programmazione urbanistica, che Rovereto porta avanti in completa autonomia, pur in un clima di collaborazione con la pianificazione di Comunità. Si pensi anche alle politiche sociali che considerano centrale il ruolo di Rovereto, come previsto dalla convenzione che abbiamo sottoscritto. Si pensi poi al meccanismo della codecisione che prevede il criterio demografico. O alle gestioni associate, che anche prima del provvedimento in atto di non obbligatorietà, non era tenuto, in quanto superiore ai 10.000 abitanti; ciononostante Comunità e Comune di Rovereto non hanno mai interrotto il dialogo per costruire la Polizia di Comunità o per la GA dell’ICT anche tramite l’avvalimento , convinti che tale impostazione può portare indubbi benefici nei servizi ai cittadini, con la specializzazione delle mansioni, l’aiuto delle tecnologie ed una significativa riduzione dei costi. Questi sono alcuni elementi che dimostrano come sia forte la volontà sia del legislatore provinciale che politica della Comunità ad attribuire, da sempre, al Comune di Rovereto un ruolo forte di leadership della Comunità stessa. La proposta di “far uscire Rovereto dalla Comunità” non è poi, a mio parere, funzionale alla città di Rovereto, la quale non ha alcun interesse ad isolarsi dal resto della Vallagarina, ma anzi, ha la necessità di assumerne un ruolo guida: deve infatti avere la responsabilità e la capacità di essere leader di territori integrati tra loro e che sappiano fare sistema per pesare maggiormente nel contesto provinciale.

Non credo poi valga il paragone con Trento. Se infatti Rovereto e Trento hanno numerose similitudini, numerose sono anche le differenze strutturali tra le due città e quindi le loro relazioni con i Comuni limitrofi

Non si può infatti non tener conto, in primo luogo, delle differenze: nella dimensione demografica: Trento conta circa 116.000 abitanti, Rovereto circa 38.141; nell’estensione amministrativa dei due Comuni: Trento infatti da est a ovest Trento si sviluppa su tutta la valle occupando un altimetria compresa tra i 180 metri del fondovalle e i 2080 del Monte Palon a ovest; Rovereto invece si estende solo sulla sinistra dell’Adige. Quindi, ad esempio, nel potenziamento della sua infrastrutturazione viaria deve interloquire con i Comuni limitrofi: si pensi al rapporto fondamentale ad ovest con i comuni della Destra, o a nord con quelli dell’Alta Vallagarina, o con i Comuni delle Valli del Leno.

Notevoli differenze riguardano anche lo status socio-economico: Trento è infatti la città dei servizi e della Pubblica Amministrazione, Rovereto invece, intesa come città diffusa, contiene molteplici vocazioni e più direttrici di sviluppo.

È necessario ricordare come la Comunità di Valle non debba essere solo la somma delle 17 municipalità, ma un vero e proprio laboratorio nel quale si potranno sperimentare i rapporti tra centro e periferia costruendo sinergie tra territori dove ognuno possa concentrarsi sulle proprie vocazioni ed abbia la possibilità di valorizzare al meglio le proprie peculiarità.

Per queste ragioni quindi si ritiene fondamentale sostenere il lavoro di questa Amministrazione e il suo sforzo di sostenere nelle diverse sedi il disegno di Trentino policentrico contenuto nella riforma istituzionale costruita nelle passate legislature.