Relazione sul bilancio in Aula del Capogruppo Mattia Civico

Signor Presidente, egregi colleghi,
il Gruppo consiliare del Partito Democratico trentino si è accostato senza preconcetti e senza pregiudizi al testo che la Giunta provinciale ha presentato all’esame della Prima commissione permanente del Consiglio, ed ha partecipato in quella sede in modo attivo e con spirito costruttivo al suo processo di modifica e di approvazione. Come primo partito di maggioranza non ci sfugge “la criticità e l’incertezza” del contesto economico nel quale questa manovra ha visto la luce e nemmeno “i ristretti margini di liberà” – per usare le parole del presidente Ugo Rossi – di cui il governo provinciale ha potuto disporre.
Mattia Civico Capogruppo Pd provinciale, 8 aprile 2014

Ma nonostante questo “spazio stretto” non ci siamo limitati ad una finanziaria di assestamento “tecnica”, ma dobbiamo riconoscere che è tracciabile in maniera evidente il passo di marcia che questa maggioranza intende percorre: è dunque una finanziaria che contiene chiare indicazioni e scelte politiche anche coraggiose: la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese, il sostegno al credito delle imprese con il rilancio del ruolo di Mediocredito, la norma di applicazione della delega degli ammortizzatori sociali con il principio della condizionalità che il PD nella scorsa finanziaria aveva posto come tema importante, il piano lingue e la stabilizzazione del precariato nella scuola, la riprogrammazione degli investimenti pubblici e la modernizzazione del sistema pubblico, gli interventi su economia e ricerca, gli interventi in tema di sanità e welfare, il tema del lavoro giovanile.

Ringraziamo quindi innanzi tutto la Giunta per il difficile lavoro svolto. Siamo lontani dalla stagione in cui molto, se non tutto, ciò che poteva essere pensato e progettato diventava poi anche realizzabile, perché finanziariamente sostenibile ed economicamente sopportabile. Alla Giunta è stato chiesto un lavoro più mirato e selettivo, più attento nell’identificare le criticità e più rigoroso nello stabilire le priorità.

Ma se un ringraziamento agli assessori e alla Giunta è giusto e doveroso, altrettanto giusto e doveroso è riconoscere l’attento lavoro del Gruppo consiliare del Partito Democratico trentino rispetto al testo proposto dalla Giunta. Abbiamo inteso il nostro ruolo – e di questo sono convinto – con la giusta proporzione di senso della responsabilità e di tensione ideale. Maturi nel non spingere verso un rialzo eccessivo o irragionevole l’asticella delle misure predisposte dalla Giunta, ma al tempo stesso critici e propositivi laddove sentivamo di doverlo fare, incisivi con gli strumenti normativi a nostra disposizione, e decisi nell’esercitare – nell’alveo dei compiti e delle prerogative che come Consiglieri provinciali abbiamo – un ruolo partecipe ed attivo.

È il caso delle modifiche introdotte in Prima commissione agli articoli che parlano dell’Osservatorio per lo sviluppo del corridoio del Brennero, Osservatorio che nel testo oggi all’esame dell’Aula dovrà relazionare annualmente al Consiglio provinciale relativamente agli scopi della sua missione, e presentare poi quelle sue stesse osservazioni alla cittadinanza durante un’assemblea pubblica. Degli emendamenti in materia di parchi, che assicureranno – laddove approvati – che nel trasferimento dei guardaparco al Corpo Forestale venga garantita la contestuale costituzione di un nucleo specializzato al quale affidare i compiti di sorveglianza, ma anche d’informazione e di accompagnamento nelle aree protette provinciali. O ancora agli emendamenti in materia di salute, come la modifica che consentirà all’Azienda provinciale per i servizi sanitari, d’intesa con l'Università degli Studi di Trento, di garantire agli studenti universitari fuorisede l’accesso a servizi di medicina generale senza che questi debbano rinunciare al loro medico curante. O infine a quelli che aprono ad un maggiore coinvolgimento degli attori non politici, come l’emendamento che impegna la Giunta – nelle disposizioni per la programmazione e la gestione delle azioni finanziate nell’ambito della politica di Coesione dell’Unione europea, e per quanto riguarda l’attuazione dei programmi e delle disposizioni in materia di fondi strutturali – a sentire il parere dei soggetti maggiormente rappresentativi coinvolti nella fase attuativa prima di stilare i regolamenti di attuazione.

Ne ho citati solo alcuni, senza pretesa di completezza, non per appuntarci come gruppo mostrine al petto, ma per rendere conto seppur per sommi capi di uno spirito positivo e di un lavoro appassionato e di qualità, che ci ha coinvolto in modo reale e i cui benefici – crediamo – siano oggi visibili nel testo in discussione.

Si può fare ancora di più e si può fare meglio. Per questo il Consiglio provinciale è convocato questa settimana. Per comporre le sensibilità che ognuno di noi rappresenta e per dar voce ai sentimenti, alle paure e alle speranze, di chi fuori da quest’aula guarda ai nostri lavori con attesa e fiducia. Penso agli individui e alle famiglie in difficoltà, ai lavoratori e alle imprese che attraversano una stagione di forte problematicità. E faccio in questo senso mie le parole del presidente della Giunta, per ribadire che dalla sfida che ci attende nessuno può chiamarsi fuori, ma – aggiungo – in questa sfida nessuno deve sentirsi abbandonato.

Perché ciò avvenga la politica deve riconquistare autorevolezza, e questa finanziaria di assestamento può e deve essere l’occasione per cominciare una ricucitura. La ricucitura di un rapporto franco con l’opinione pubblica, che si sente stordita e amareggiata per le recenti vicende legate alla legge sui vitalizi; ma ricucitura anche di un rapporto franco all’interno di questo Consiglio, nella maggioranza e con le opposizioni, in modo che prevalga il confronto anche duro e radicale, basato su un comune riconoscerci come espressioni di un territorio composito, magari – e anzi certamente – in disaccordo sui specifici temi e questioni, ma chiudendo gli spazi alle ombre di delegittimazione o di malafede.

Questo clima è la cosa che più mi preoccupa, ed è il sentimento che con maggiore convinzione e con la più forte compattezza questo Consiglio deve oggi combattere. Qualche anno fa, da questi scranni, un mio collega di partito richiamava alla necessità del sogno. Sogno che rappresentava e rappresenta in ultima istanza qualcosa di molto concreto: la speranza nel futuro. Viviamo una fase di grande cambiamento. Lo ripetiamo ad ogni piè sospinto, e basta guardare alla portata delle riforme in cantiere nel Governo nazionale e in Parlamento per accorgersi delle trasformazioni in atto. I pilastri del nostro regime istituzionale vengono ripensati e modificati: il Senato, le Provincie, il sistema elettorale, il Titolo V… In questo frangente sarebbe da folli utilizzare la nostra autonomia come arroccamento difensivo o ripararci dietro al nostro Statuto speciale come dietro ad una trincea. Oggi più che mai la nostra autonomia deve essere un trampolino, una condizione preziosa e non scontata che la politica trentina deve saper utilizzare per dimostrarsi e per dimostrare a tutti che è capace di generare sviluppo prima e meglio degli altri. Per mostrare di saper mettere in moto – come affermava il nostro collega qualche anno fa – un'identità collettiva, capace di apportare a se stessa e prima che altri ci suggeriscano o ci costringano a farlo, correzioni e svolte progettuali.