G. Kessler, 2 luglio 2009 L'intervento del consigliere Chiocchetti sulla stampa di questi giorni dà un'immagine distorta e fuorviante dell'importante dibattito in corso in Consiglio provinciale sull'Autorità per le minoranze linguistiche.
Lasciando stare minacce e polemiche, conviene guardare al merito della proposta di legge del PD, di cui sono promotore, per capirne ragioni e opportunità. Essa intende in primo luogo evitare che alla costituenda Autorità vengano attribuite anche le funzioni di difesa civica dei residenti nei comuni dove vi sono minoranze linguistiche, funzioni che rimarrebbero in capo al difensore civico provinciale. Si evita in questo modo una sicura ingiustizia, l'imposizione cioè, anche a chi non appartiene a nessuna minoranza linguistica, ma ha la ventura di risiedere in un comune dove ve ne sono, di servirsi dell'Autorità sulle minoranze per far valere i suoi diritti nei confronti della pubblica amministrazione. Insomma, secondo la legge in vigore, un signor Gargiulo o Penasa, che non è ladino ma abita a Moena (o non parla mocheno ma abita a Fierozzo) nei rapporti con le autorità provinciali deve farsi difendere dal rappresentante di un'Autorità di una minoranza a cui non appartiene. Un obbligo assurdo, che non ha alcuna ragione, non aiuta le minoranze linguistiche e costituisce un serio rischio di dichiarazione di incostituzionalità della legge che va quindi eliminato. Ma v'è di più. Siamo proprio sicuri che sia nell'interesse dei mocheni, dei cimbri e dei ladini imporre loro di servirsi dell'Autorità per le minoranze nei rapporti con le amministrazioni provinciali, anche quando non vi sono in gioco i loro diritti di minoranza linguistica? Non sarà che così facendo si marginalizzano ulteriormente gli appartenenti alle minoranze linguistiche, privandole di una difesa specializzata nei rapporti con la pubblica amministrazione, affidata ad una Autorità che nasce con compiti e competenze del tutto diverse e che non ha quelle capacità? La nostra proposta allora prevede che se un appartenente ad una minoranza linguistica ha problemi che riguardano i suoi diritti di minoranza si rivolge all'Autorità; se ha dei problemi con l'Asl, l'ITEA o il servizio urbanistico provinciale -per fare un esempio- è meglio che possa continuare a rivolgersi al difensore civico provinciale, organo specializzato, competente ed autorevole. Per quanto riguarda i difensori civici comunali, rimane la libertà di ogni comune di nominarne uno o di convenzionarsi con quello provinciale. Infine, la nostra proposta, slegando l'Autorità dal territorio dei comuni a prevalenza cimbra, mochena o ladina e legandola strettamente alla funzione di difensore dei diritti delle minoranze linguistiche, allarga l'ambito di operatività della stessa, consentendole di occuparsi anche dei Nicolussi che abitano a Trento o dei Chiocchetti che dovessero risiedere in Val di Sole. Si crea così un'Autorità specializzata provinciale, vicina alle esigenze e alle particolarità di tutte le minoranze linguistiche, anziché una strana "Autorità omnibus", dalle competenze composite, confinata nel territorio di alcuni comuni. Chiunque può vedere quindi che l'intento della nostra proposta non è certo quello di attentare ai diritti delle minoranze, o alla loro autonomia, ma quello di servirli al meglio, senza ingiustizie e confusione di competenze. Mi sembra ben più pericoloso per le minoranze affidare le loro ragioni alle intimidazioni e ai ricatti politici come quelli espressi dal consigliere Chiocchetti. Non si fa molta strada in quel modo. Molto meglio affidarsi al confronto concreto di idee e progetti, che è quello che continueremo a fare con la gente e in Consiglio provinciale.
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