ROVERETO, MIORANDI: «Contro le slot siamo soli e in trincea»

«Non è vero che ci siano dei ritardi o che si siamo dimenticati del problema. Purtroppo non posso nemmeno dire che la battaglia durissima che stiamo combattendo sia vicina ad una conclusione positiva. Anzi, diciamo pure che siamo asserragliati in trincea e che ci arrivano addosso cannonate da tutte le parti». Il sindaco Miorandi sullo stupore per la mancata entrata in vigore del divieto di installare nuove macchinette mangiasoldi in città, prima di tutto mette i puntini sulle «i».
"Trentino", 2 aprile 2014


«La delibera di due anni fa è e rimane una delibera assolutamente avanzata, senza eguali direi. Ma mentre per quanto riguarda le nuove sale giochi fissava il divieto di apertura entro 300 metri da quelli che definivamo «punti sensibili», per quanto riguardava gli esercizi diversi dalle sale giochi vere e proprie fissava un impegno. Quello di tentare di estendere anche a bar, tabaccherie e quant’altro la stessa limitazione. Tentare significava partire da un monitoraggio preciso del numero di slot e videopocker attivi in città - e sono centinaia - per arrivare ad una mappatura del fenomeno. Lo stiamo facendo. L’altro fronte è cercare come dare una veste giuridicamente sostenibile a quella che riteniamo una battaglia di civiltà. Ed è qui il grosso problema. Perché la verità è che la situazione diventa sempre più complicata. Tanto che non mi sento affatto di essere ottimista: non voglio illudere nessuno».

Il problema è semplice da capire quanto duro da affrontare: l’avversario è lo Stato, col suo apparato burocratico, la sua potestà di legiferare. Ed è uno Stato affamatissimo di risorse e che dal gioco d’azzardo ricava 88 miliardi di euro l’anno. Una fonte irrinunciabile per il fisco, che non cede di un centimetro. «E’ un continuo susseguirsi - dice amaro Miorandi - di sentenze che pongono distinguo, fissano paletti, complicano le cose.

Il concetto di «luogo sensibile» viene fatto a fettine: c’è il parco e il parcogiochi, per esempio, e la sensibilità del primo è tutta da dimostrare. Ad oggi in città abbiamo assistito ad un arretramento delle sale giochi, ma hanno chiuso per ragioni economiche, non per la nostra azione amministrativa. Mi piace pensare che la nostra delibera abbia impedito riaperture, ma non sono sicuro che sia stata determinante. Per quel che riguarda gli altri tipi di esercizi commerciali però, la battaglia è durissima. Una macchinetta rende in media 1000 euro al mese. Un bar che ne ha tre guadagna più da quelle che dalla attività di bar. Capisco che i gestori le chiedano. E non solo manca una legge nazionale ad impedirlo: addirittura lo Stato spinge in ogni modo per tutelare questa specie di casinò polverizzato e diffuso su tutta la città. Non abbiamo mollato, ma è durissima».