Appena trascorsi pochi giorni dalle primarie del Pd per l'elezione del segretario e dell'assemblea provinciale, letti molti commenti e prese di posizione, soprattutto stimolato dall'editoriale domenicale del direttore, provo anch'io a fare qualche riflessione. Premetto di essere, sia io che gli altri 70 candidati, espressione diretta di quel «blocco di potere», come indicato dal candidato Scalfi nella sua «prima lettera agli elettori» post voto, che si voleva impossessare del Partito per farne un uso discriminatorio, lobbistico e affaristico.Piergiorgio Sester, "L'Adige", 28 marzo 2014
È infatti nota la nostra influenza sulle vicende trentine e il ruolo che ricopriamo nei diversi centri di potere, la nostra occupazione di cariche e la nostra spietatezza. Se non fosse triste, ci sarebbe da ridere.
Se invece con «blocco di potere» si voleva far riferimento a chi, pur con ruoli istituzionali e di governo locali e nazionali si è esposto per sostenere Elisa Filippi, interpretando la voglia di cambiamento, manifestatasi in modo chiaro nelle primarie del dicembre scorso e che ha investito Renzi e il suo progetto politico di una decisiva responsabilità verso la nostra comunità e il Paese, allora bisogna dire che forse sarebbe stato più comodo, per queste persone, accomodarsi con i diversi sostenitori dei candidati Robol e Scalfi. Cito a memoria: due ex vicepresidenti della Provincia, un vicepresidente della Provincia, un'assessora provinciale, un presidente del consiglio provinciale, due consiglieri provinciali, otto consiglieri comunali di Trento, il sindaco e un'assessora del Comune di Rovereto, una pattuglia di ex consiglieri provinciali e parlamentari, un presidente di Comunità di Valle e non me ne vogliano quelli che ho dimenticato.
Debbo anche dire che ho rilevato, in questi giorni una sequela di giustificazioni, non richieste (excusatio non petita, accusatio manifesta), in merito al presunto rispetto dell'indicazione della volontà popolare, all'applicazione di procedure e regolamenti, che confermo essere noti, quantomeno agli addetti ai lavori, ma che mi fanno pensare che vi sia veramente pochezza di analisi politica e capacità di lettura della situazione attuale, chiusura localistica, difesa dello status quo, incapacità di rispondere in maniera efficace e tempestiva alle sfide vere che abbiamo di fronte.
Ovviamente spero di venir smentito e non entro nel merito della legittimità di un accordo, che a mio parere ha ben poco di visione politica condivisa, ma che non discuto, attendendo le prime iniziative vere, anche se qualche scricchiolio, su temi quali costi della politica, assetto istituzionale, gestione del territorio, già si avverte.
Credo che nelle recenti primarie si siano confrontate due visioni del Trentino e del partito, anche se il dibattito ha fatto fatica a varcare la soglia degli elettori più attenti ed affezionati e non è riuscito a trascinare una platea più ampia al voto.
Da una parte vi erano «quelli che» timorosi di mettere in discussione seriamente il sistema politico e amministrativo odierno, vorrebbero solo dei piccoli aggiustamenti, convinti che le nostre prerogative, riconosciute anche costituzionalmente, siano sufficienti ad affrontare le emergenze e un mondo cambiato e in evoluzione costante. A questi primi si sono aggiunti «quelli che…» la soluzione è nell'assemblearismo un po' grillino e nelle interminabili discussioni di principio, che propongono, non una sinistra riformista e moderna, ma ancora sinistra novecentesca, un po' parolaia un po' inconcludente, che rischia di far perdere tutti i treni buoni e ne passano sempre meno, che ha ingessato il Paese,correndo spesso dietro al mito della concertazione ad ogni costo, molto concentrata sulla propria autoreferenzialità e molto meno sulla soluzione dei problemi reali.
Dall'altra parte ci sono «quelli che…» credono certamente in una partecipazione informata e attenta, ma non vogliono cadere nel populismo, sono convinti che le prospettive per il Pd e per il Trentino, stiano nel rafforzare la propria presenza sul territorio e nel confronto con le forze politiche locali, ma guardano con attenzione maggiore al raccordo con la dimensione nazionale ed europea e sono convinti che si debba, anche in Trentino, discutere dell'assetto istituzionale, di rappresentanza dei cittadini e dei territori, di ridefinizione del modello di sviluppo, di semplificazione legislativa e regolamentare, del potenziamento strategico del ruolo della regione e delle regioni sia nel contesto continentale che globale, che ritengono necessario rendere attrattivo il nostro territorio per raccogliere investimenti e generare lavoro.
Su questo ed altri temi siamo pronti a discutere dentro e fuori il Pd e anche ad aprire una nuova stagione politica e a immaginare soluzioni originali e moderne, confrontandoci e trovando sinergie anche con esperienze politiche extra provinciali e nazionali.
La Commissione Europea, dopo la sottoscrizione della Convenzione delle Alpi, nata nel 1991, da parte della Comunità Europea, si sta preparando a riconoscere uno status ancora maggiore e strategico a questa vasta area che travalica i confini nazionali, così come già avvenuto con la regione baltica e del Danubio e questo fatto non può non vederci protagonisti, ma ovviamente bisogna smetterla di guardare al proprio ombelico e saper pensare il futuro e ritrovare speranza.
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Partito Democratico del Trentino