Anche il PD del Trentino ha bisogno di un’ondata di “metodo renziano”. Sono ormai imminenti le elezioni primarie, aperte anche ai non iscritti, dei nuovi amministratori e della nuova segreteria del Partito Democratico del Trentino. Il partito, che gode di un buon consenso elettorale, presenta tuttavia nella nostra provincia un’immagine di forza disunita con mancanza di una leadership ben riconoscibile soprattutto dopo l’abbandono della politica da parte di Alberto Pacher. Carlo Stefenelli, "Trentino", 2 marzo 2014
Nella precedente legislatura, mentre il partito appariva diviso e debole, la compagine governativa, formata sia da assessori che da consiglieri di maggioranza, si è caratterizzata per un’azione politica “a rimorchio” del forte imprimatur decisionista, nel bene e nel male, di Lorenzo Dellai. Sarebbe ingeneroso non riconoscere all’ex presidente della Provincia i meriti di aver contribuito in maniera determinante al consolidamento dell’area di centro-sinistra “autonomista” ma sarebbe, al tempo stesso, politicamente miope non valutare una serie di errori programmatici, compiuti soprattutto nell’ultima parte del mandato, nei quali il PD non ha saputo o voluto esercitare un’azione di “contenimento” di quello che un giornalista del Corriere del Trentino ha definito, esagerando, “delirio di onnipotenza” ma che può tranquillamente venir catalogato come “megalomania progettuale” sorretta dalla convinzione dell’eternità delle prerogative finanziarie della nostra provincia. Mi riferisco in primis alle comunità di valle, il cui fallimento, in tempo di spending review, è sotto gli occhi di tutti e che purtroppo continuano a contare sull’appoggio dell’UPT e di parte, spero minoritaria, del PD Trentino. La coraggiosa presa di posizione dell’assessore Daldoss, sostenuta, spero, dal Presidente Rossi, dovrebbe indurre la nuova segreteria del PD a cambiare strada al riguardo, imboccando con decisione quella dell’abolizione del livello politico intermedio e dell’elezione diretta degli organismi, favorendo invece processi di unione dei comuni e successivamente, ove possibile e su scelta delle singole amministrazioni comunali, con adeguati incentivi, di fusione. Altro megaprogetto assolutamente insostenibile sul fronte del rapporto costi-benefici è il faraonico Metroland che il PD aveva accettato passivamente. Ma al di là dei costi insostenibili nessuno ha valutato i danni ambientali: cito, fra tutte, la linea ad alta velocità che avrebbe dovuto collegare, perforando la pregiata ed incontaminata catena del Lagorai, Borgo Valsugana a Cavalese senza un minimo di analisi dei bisogni di mobilità dei cittadini del Trentino orientale. Quanto al megainvestimento sulla “protonterapia” credo sia sbagliato criticare, senza fondate argomentazioni scientifiche, la validità e l’attualità della metodica. Ciò che invece possiamo ritenere letteralmente assurda è la localizzazione di una struttura superspecialistica dedicata esclusivamente ad una minima parte delle patologie tumorali in una zona periferica del paese con collegamenti di mobilità decisamente problematici. Logica voleva che una simile struttura venisse realizzata, ad esempio, nelle immediate adiacenze di uno dei grossi centri ospedalieri oncologici di Milano evitando in tal modo costosi e disagevoli trasferimenti con ambulanze e fornendo il supporto diagnostico che solo un grande ospedale ad orientamento oncologico può fornire, forte della concentrazione di attrezzature e di professionalità specialistiche con adeguata casistica di patologie tumorali. Per il Pd del Trentino è essenziale riprendere un ruolo attivo e propositivo come sta avvenendo a livello nazionale con la nuova svolta all’azione del governo impressa da Matteo Renzi. Delle tre candidature alla segreteria nella nostra provincia, due, quella di Scalfi e quella di Robol, nel pieno rispetto delle persone, appaiono, a mio modo di vedere, fortemente influenzate da quanti hanno sin qui gestito le sorti del partito. Credo che se vogliamo portare in Trentino una ventata di novità ed un metodo “renziano” la scelta più logica sia quella di appoggiare Elisa Filippi, collaboratrice di Renzi sin dalla prima ora ma, al tempo stesso, profonda conoscitrice della realtà della nostra provincia e che già in occasione delle primarie per la scelta dei candidati al parlamento aveva raccolto un importante consenso elettorale poi vanificato da manovre la cui regia era nelle mani dei “soliti noti”. Solo una svolta può ridare al PD trentino quel ruolo di guida della coalizione di centro-sinistra autonomista che è sino ad oggi obiettivamente mancato.
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