In questi giorni di confronto insieme nei territori e sulla stampa, in cui è emersa con forza la questione dei vitalizi, abbiamo provato a condividere tra tutti i candidati alla Segreteria del Partito Democratico del Trentino una proposta comune con la consapevolezza che è necessaria unità e coesione su alcune questioni fondamentali, quale quella dei costi del sistema politico e del suo ruolo. Ci dispiace riscontrare come una delle candidate, Elisa Filippi, non abbia voluto condividere con noi alcuni punti chiave.
Giulia Robol e Giovanni Scalfi, 1 marzo 2014
Il nostro partito in questi anni non è stato in grado di incidere concretamente per le sue forti divisioni e per la scarsa coesione al suo interno. Si è spesso preferito enunciare che fare. È proprio per questo che intendiamo intervenire insieme con incisività in relazione al tema dei vitalizi con una proposta seria, rigorosa e realizzabile, che sia priva di contenuti demagogici, ma che sappia davvero risolvere una questione evidentemente iniqua. Non dobbiamo rischiare che quanto emerso, anche in questi giorni aggravi la crisi di fiducia che da tempo colpisce le istituzioni e la politica tutta che la indebolisce nello svolgimento della sua fondamentale funzione per lo sviluppo culturale, sociale e economico di una Comunità.
Quali candidati alla segreteria del PDT pensiamo si imponga un forte intervento che possa ripristinare un senso etico che la politica sembra non sappia recuperare. Per questo, riteniamo fondamentale un intervento legislativo che si proponga di equiparare lo status dei Consiglieri provinciali e regionali a quello degli Amministratori degli Enti locali, prendendo come livello retributivo massimo di riferimento quello del Sindaco di Trento. Che preveda una riduzione di tutte le corresponsioni stipendiali di tutto il personale politico a tutti i livelli istituzionali di una congrua percentuale fissa quale contributo di solidarietà della politica alla crisi economica che colpisce anche la nostra comunità.
Per quanto riguarda invece i privilegi maturati in passato venuti alla ribalta in questi giorni e per i quali è difficile prevedere un intervento legislativo retroattivo, pensiamo che il PDT debba farsi fortemente carico di una questione che è morale prima ancora che politica. Consci del fatto che le somme maturate siano acquisite chiediamo agli ex-consiglieri eletti nelle forze che oggi si riconoscono nel Partito Democratico di rinunciare a tali somme a favore di fondi per il sociale e lo sviluppo economico, credendo che in caso contrario si porrebbe una grave questione di compatibilità di tale comportamento con il codice etico del PDT.