I tre candidati concordano sulla necessità di diminuire stipendi e consulenzeDivisi sulle Comunità. Scalfi e Filippi: «Non vanno». Robol: «Non tutto da buttare».C. Bert, "Trentino", 27 febbraio 2014
Robol ha parlato di un attivismo di Ugo Rossi e di un Pd poco propositivo. Su quali temi vorreste un Pd più incisivo? FILIPPI: Il lavoro e l’occupazione oggi sono l’emergenza, per tutti. Anche in Trentino che pure ha affrontato la crisi meglio di altri territori. Si sono fatte cose importanti, ma si deve fare di più per rimettere in moto l’economia. Partendo dalle vocazioni del nostro territorio, l’ambiente e la conoscenza. Penso per esempio all’innovazione, che può e deve avere ricadute importanti anche sull’occupazione. Ma dove non ho visto un Pd che si confronta abbastanza. Il Patt a volte si rivela più veloce di noi ma siamo noi a dover correre di più, essere i primi a fare proposte su temi come lavoro, innovazione, costi della politica. ROBOL: Sono d’accordo che il lavoro rappresenta un’urgenza. Ma voglio anche impegnarmi su un progetto di Trentino, una visione di sostenibilità. Mi spiego: nella visione di Rossi ci sono tagli trasversali alle spese, noi dobbiamo essere vigili. Prendiamo Metroland: io sono pienamente d’accordo a rinunciare a Metroland come progetto di infrastrutture faraoniche, ma sono convinta che bisogna rilanciare la ferrovia sull’asta dell’Adige e un tipo di mobilità diversa di cui c’è bisogno, anche in chiave turistica. Su questo siamo indietro. SCALFI: A me piacerebbe che il Pd si occupasse più di territorio come risorsa. Su temi come agricoltura e turismo non apriamo mai becco, invece credo che dovremo avventurarci anche su questi terreni che non sono tradizionalmente nostri. E poi serve più coraggio sulla riforma istituzionale, sulla fusione dei Comuni perché 217 sono troppi, sullo stop agli incarichi agli ex dirigenti. Proprio sulla riforma istituzionale Rossi e Daldoss hanno presentato una proposta che prevede di togliere l’elezione diretta delle Comunità di valle. E il Pd ha manifestato orientamenti diversi. Il vostro qual è? SCALFI: Una linea del partito in questo momento non c’è perché una discussione approfondita finora non c’è stata. Se sarò segretario aprirò una discussione che coinvolga circoli e amministratori e che nel giro di qualche settimana porti ad una posizione, nella quale anche chi non è d’accordo alla fine si riconosca. A livello personale ho già detto che la proposta di Daldoss per me va nella giusta direzione e che quello a cui dobbiamo puntare sono gli accorpamenti dei Comuni. ROBOL: Così com’è, la riforma non funziona, il conflitto tra sindaci e Comunità è evidente e non favorisce le fusioni dei Comuni. Ci sono delle storture da correggere, come le mega assemblee, ma io vorrei capire se la proposta di Daldoss svuota le Comunità o no. Se questa riforma aveva un pregio, era di creare un ambito più vasto. Se si toglie l’elezione diretta, è come togliere le Comunità. Di sicuro il Pd non può stare in silenzio, dovrà dire come la pensa. FILIPPI: Serve al nostro interno una discussione franca, ma poi occorre trovare una linea condivisa perché siamo in ritardo. Le Comunità spesso non hanno funzionato, abbiamo assemblee troppo numerose e così rischiano di essere solo un ulteriore livello burocratico mentre noi dobbiamo semplificare il sistema. Al vostro primo confronto la base del Pd vi ha incalzati sui costi della politica partendo dagli ultimi compensi incassati dai consiglieri provinciali, svelati dal Trentino. Va rimessa mano alla legge faticosamente approvata alla fine della scorsa legislatura o è sufficiente? FILIPPI: Sì, secondo me si deve fare un passo ulteriore, complessivamente. E intendo via i doppi incarichi, via le indennità aggiuntive per gli Uffici di presidenza, ma anche ridurre i cda delle partecipate e rinnovare i vertici. Non vogliamo più sentir parlare di incarichi e superconsulenze ai dirigenti provinciali pensionati. ROBOL: È un argomento di pancia, quello che faremo non sarà mai abbastanza me ne rendo conto, ed è il segno della frustrazione che è montata verso la classe politica tutta. Non si può mettere tutto nello stesso calderone, la competenza va premiata, esistono cariche che è giusto pagare. Ma i consiglieri provinciali, per la responsabilità che hanno, secondo me guadagnano troppo e la gente fa fatica a capire. Quindi un passetto ulteriore va fatto anche se - ripeto - ci sarà chi protesta ancora. SCALFI: Ho proposto un taglio verticale, dai consiglieri provinciali fino a quelli circoscrizionali, per dare il segnale che abbiamo capito la gravità della situazione. Ma resto convinto che il problema è una politica che costa troppo rispetto alla qualità che produce. Il consiglio comunale di Trento per me è la prova costante di una politica che lavora male e troppo lentamente. Per questo, più che tagliare gettoni, sarebbe più utile riformare certe regole e consentire alle istituzioni di lavorare meglio.
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Partito Democratico del Trentino