Renzi, il disagio della base

Non sarà come dopo il tradimento dei 101 che affossarono Prodi alla presidenza della Repubblica, ma nel giorno in cui Matteo Renzi riceve l’incarico da premier nella base Pd si respirano disagio e sofferenza. L’aria che tirava si era percepita sabato, al primo confronto tra i tre candidati alla segreteria.
C. Bert, "Trentino", 18 febbraio 2014


Il weekend ha portato altre riflessioni: alcune decine di telefonate e mail di iscritti delusi, che la mossa di Renzi, il benservito a Enrico Letta, il nuovo governo con Alfano con orizzonte 2018, non l’hanno capito e men che meno digerito. In sede diverse telefonate erano arrivate già prima dela direzione nazionale che ha dato il via libera a Renzi: «Dite ai nostri rappresentanti che votino contro».

Com’è andata si sa, e la base ribolle. Come a Povo, dove Marisa Vertemati, consigliera in circoscrizione, ha annunciato la sua decisione sofferta di uscire dal gruppo Pd. Ci sono iscritti, come Renzo Dori e Silvia Voltolini, che hanno deciso di restituire la tessera del partito o di autosospendersi dalle attività. Altri hanno mandato mail ai dirigenti del Pd: «Non lo chiamiamo più Pd, ma Dp (disfatta del Partito) - scrive un’iscritta - capiamo che c'è sotto qualcosa, ma non sappiamo dargli un nome».

E dà voce a una paura di tanti: «Non è che avevamo in seno un altro Berlusconi? L'ho sempre pensato». «I dubbi sono tanti, mescolati all’ottimismo della volontà», riassume Vanni Scalfi, uno dei candidati alla segreteria provinciale, duro sulla scelta di Renzi: «Ha un senso un governo politico con Alfano fino al 2018? Non era meglio approvare la legge elettorale e tornare a votare? L’esperienza di Letta ci insegna che al governo con Alfano le riforme non si fanno». «Dopdiché noi italiani tendiamo sempre ad essere tifosi e anche in questo caso ci sono quelli a cui Renzi non piace che ne approfittano per calcare la mano e i renziani che lo difendono a prescindere».

Per Pasquale Mormile, segretario del circolo di Gardolo, la scelta di Renzi conferma «la tendenza del Pd a far fuori i propri leader». «Certo, se dovesse dar buoni frutti, allora Renzi è un genio assoluto. In caso contrario alle prossime elezioni non avremo sorprese rispetto agli ultimi 20 anni e Renzi avrebbe già terminato la sua corsa per non parlare del "cambiare verso"». «Parliamone tra un paio di mesi, sperando di poter dimenticare questo passaggio difficile».

Ieri sera intanto il coordinamento Pd ha deciso che le primarie del 16 marzo per la segreteria provinciale saranno a offerta libera, senza chiedere i 2 euro agli elettori.


Manica: caro Matteo non si governa 
con la paura del voto 

TRENTO «Non ho votato Renzi alle primarie per la segreteria del Pd (perché lo scopo era la scelta del segretario, non del primo ministro!) ma ho seguito con sincero interesse le sue scelte in questi mesi da segretario. Ma mi chiedo ora: come è possibile pensare di governare un paese con la paura di sottoporre quello stesso programma di governo al voto?
Possono davvero cambiare le cose cambiando un solo attore? Io credo che la politica sia e debba essere un’esperienza collettiva, un progetto condiviso con le persone, non può mai essere un’avventura solitaria».
Il consigliere Alessio Manica dà voce all’insofferenza di queste ore di una larga parte degli iscritti e degli elettori Pd. «Sicuramente - osserva - si è trattato di un passaggio poco attento alle regole, spesso fragili, della democrazia. Con protagonisti non espressi direttamente dal voto di febbraio 2013; con una crisi di governo non ufficializzata, consumata in televisione e su twitter ma non in parlamento; con un auto-mandato esplorativo di Renzi».
Per Manica «sempre di più le dinamiche nazionali non riescono a descrivere la nostra realtà, che deve la sua diversità soprattutto alla responsabilità del Pd trentino e all’esperienza di un centrosinistra autonomista che ha saputo mettere il Trentino prima delle ambizioni dei singoli».
Per questo, spiega «credo che il Pd trentino debba diventare sempre più un soggetto territoriale, collegato al Pd nazionale e ai valori di eguaglianza ed equità che esprime, ma sempre più autonomo, come autonoma è la nostra Provincia, le nostre scuole, la nostra università, i nostri ospedali. E credo che la coalizione di centrosinistra autonomista debba cominciare un serio confronto sulla costruzione di un partito territoriale».