Il congresso che si sta per aprire sarà, indipendentemente dalla guida che risulterà, l’apertura di una nuova fase nel Partito Democratico del Trentino. In primo luogo perché segnerà un cambio generazionale forte nella dirigenza, effetto evidente già nei nomi dei possibili candidati. In secondo luogo perché dovrà costruire il superamento netto delle matrici originali del PD, e delle anime che in questi anni così fortemente hanno limitato la capacità di incidere di questo nostro Partito.Alessio Manica, "Trentino", 31 gennaio 2014
Obiettivo questo che richiama ad una vera responsabilità tutti gli attori in campo. Questo incontro infatti non ha schemi predefiniti per realizzarsi ma che si basa su un sincero investimento di fiducia da parte di tutti. E’ un percorso delicato, fragile nei suoi esordi, ma che va avviato se vogliamo il bene del PDT. In questo senso mi pare curioso il fatto che il documento elaborato da una quarantina di giovani ed intitolato significativamente “I luoghi della politica: per una prospettiva territoriale del PDT” abbia sortito così poco dibattito e reazioni. Eppure li dentro troviamo molte delle cose necessarie per il rilancio del Partito Democratico del Trentino. Troviamo la trasversalità, la volontà forte e sincera di superare l’oggi, di porsi obiettivi comuni e su questi costruire le prospettive del partito. Non quindi sulle empatie o sulle appartenenze ormai stantie e utili solo per facili etichette. Troviamo nel documento anche la richiesta netta, decisa di costruire un partito autorevole e coeso. Identificando nella dimensione della squadra, e non delle capacità singole, l’unica strada per raggiungere questo risultato. C’è il porre in maniera seria la necessità di tornare ad investire in maniera costante, strutturale sulla formazione dei giovani, e non solo, per costruire oggi le risorse del partito. E si chiede di farlo valorizzando un patto generazionale, facendo capitale delle esperienze, passo necessario per una crescita vera di un organismo collettivo come il Partito Democratico del Trentino. Vi si legge la richiesta che il partito discuta di contenuti, ed aggiungo, non in maniera sporadica ma costante perché solo così si può riempire di sostanza la proposta di modello di sviluppo di questo territorio, inevitabilmente soggetto ad un ripensamento in ragione del contesto attuale. Ragionare in maniera collettiva e strutturata per non arrivare tardi o subire. C’è un ragionamento maturo che identifica la necessità di un forte ragionamento territoriale all’interno del partito, che chiede di investire nella valorizzazione dei sensori più vicini alle persone che sono i circoli e i nostri amministratori. Si rivendica infine la necessità di un autonomia, e quindi differenza, nel percorso congressuale per permettere una riflessione calibrata sulle nostre peculiarità. Sussulto questo che non può poi, a mio avviso, non svilupparsi in una riflessione sulla necessità di rendere il partito maggiormente autonomo rispetto alla dimensione nazionale. Riflessione che ritengo non più rinviabile per un partito che ha bisogno di riflettere sulla cifra distintiva di questa terra rispetto al resto del paese, che ha bisogno di chiedersi se la propria forma sia coerente con gli scenari di autonomia, di inserimento nel contesto alpino, di Europa delle regioni che ci si delineano, che si pone l’obiettivo di incrementare la propria rappresentatività di questa terra nelle sue articolazioni. E questa non è una scelta di opportunistica protezione ma un punto necessario per il rafforzamento diffuso del PDT. Credo quindi che dovremmo partire da questo documento per discutere sul futuro Partito Democratico del Trentino, poi possiamo allargare ed integrare le tematiche. Ma partiamo approfittando positivamente del pungolo delle risorse più fresche e ricche di passione che abbiamo.
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