Comunità, per il Pd è un caso politico

Il coordinamento del Pd trentino - benché riunitosi a ranghi ridotti causa neve - ha deciso ieri di porre al presidente della Provincia, Ugo Rossi, una questione politica, sul metodo con cui è stata lanciata la proposta di una radicale modifica della riforma istituzionale che ha dato vita alle Comunità di valle, prima ancora che sul merito degli interventi correttivi annunciati dall'assessore tecnico Carlo Daldoss. 
L. Patruno, "L'Adige", 31 gennaio 2014


Il Pd, infatti, che è il primo partito della coalizione, si è trovato spiazzato dalla proposta di Daldoss, condivisa dal presidente Rossi, senza che vi fosse stata la benché minima discussione al riguardo all'interno della coalizione di maggioranza.

«Ritengo - spiega  Roberto Pinter, presidente e responsabile enti locali del Pd trentino - che l'uscita dell'assessore Daldoss ponga, nel metodo, un problema di coalizione e di giunta. Dobbiamo chiarirci come vogliamo procedere, chi decide le cose e quando. Prima di entrare nel merito delle modifiche alla legge sulle Comunità di valle chiediamo quindi di dirci prima, all'interno della maggioranza, come vogliamo confrontarci e condividere le scelte. Forse è il caso di azzerare tutto e ripartire.

È evidente a tutti, infatti, che questa presa di posizione di Daldoss ha creato parecchi problemi nella maggioranza e non solo da parte del Pd e nel Pd, visto che la proposta di discosta in modo radicale dal programma del presidente che abbiamo sottoscritto e da un'azione di governo in materia che abbiamo condiviso per cinque anni.

Quindi - continua Pinter - qui nessuno dice che non si può cambiare idea o che l'assessore non può proporre quello che vuole, ma non si possono spiazzare tutti, dopo un confronto con le forze politiche della maggioranza e con gli enti locali sui territori in cui non si era data alcuna avvisaglia di questo orientamento».

«Ci vuole serietà - conclude Pinter - anche nei confronti degli amministratori delle Comunità di valle ai quali è stato dato il messaggio: le Comunità sono utili ma voi siete inutili. E dobbiamo porci il problema che con questo modo di procedere maldestro, finché non si modificherà la legge si paralizzerà l'azione delle Comunità e si bloccheranno i progetti in itinere». 

Il coordinatore provinciale  Italo Gilmozzi, in merito di alcuna voci interne al Pd, come Vanni Scalfi e il senatore Giorgio Tonini, che si sono discostate dalla linea del partito dicendosi favorevole all'abolizione dell'elezione diretta del presidente e dell'assemblea delle Comunità di valle, ha commentato: «La nostra posizione è quella espressa dal programma, non quella di singole voci. Poi certo al congresso potrebbe passare anche una linea diversa sulle Comunità di valle, ma vedremo allora».

Intanto, cresce il malcontento tra gli amministratori delle Comunità di valle, che in questi giorni si sono confrontati per valutare se prendere una posizione comune oppure no, mentre c'era anche chi era intenzionato a procedere con gesti eclatanti come le dimissioni. I più amareggiati sono i presidenti e gli amministratori del Patt, che si sentono «traditi» dal loro stesso partito, o meglio dalla parte che ha sempre contestato le Comunità di valle, senza essere stati neppure consultati.Per ora, però, le reazioni sono quelle di singoli.

Dopo la presidente della Comunità delle Giudicarie, Patrizia Ballardini, anche il presidente della Comunità del Primiero, Cristiano Trotter  (Upt), esce allo scoperto e spiega: «Ci siamo confrontati tra noi, subito dopo l'intervista di Daldoss, e abbiamo condiviso soprattutto il disagio per la delegittimazione del nostro ruolo non dal punto di vista personale ma come rappresentanti di un'istituzione. Ed è anche il disagio delle moltissime persone che si sono impegnate e si stanno impegnate per fare funzionare questo progetto, che ci hanno creduto come progetto di lungo respiro e che ora si sentono dire che non serve più».

«Avevamo avuto un paio di incontri con l'assessore Daldoss - prosegue Trotter - ma si è parlato solo di questioni legate alle funzioni trasferite non di riforma istituzionale. Per questo la delusione è forte, sia nel metodo che nel merito, e siamo tutti convinti che non sia la strada giusta. Personalmente, penso che sia in gioco la nostra autonomia, il trasferimento delle competenze della Provincia, non possiamo riportare tutto a un becero conflitto tra comuni e Comunità. Ma è chiaro che questa è una questione politica, che quindi andrà affrontata dall'intera maggioranza e mi pare che sia il Pd che l'Upt abbiano già espresso posizioni critiche richiamando al programma di coalzione».