L'assessore Sara Ferrari (Pd) difende l'accordo in giunta provinciale che individua una riforma elettorale per introdurre una forma di «quote rosa». Il nodo, sul quale di certo il confronto si riaccenderà in commissione e in aula, riguarda la modalità partorita dall'esecutivo per favorire un riequilibiro di genere nella composizione dell'assemblea legislativa.Z. Sovilla, "L'Adige", 26 gennaio 2014
In sostanza, si è accantonata l'ipotesi, prospettata dal centrosinistra anche in campagna elettorale, di consentire all'elettore di esprimere al massimo due preferenze, a patto che siano di entrambi i generi (pena la nullità della scheda). Questo sistema, peraltro, è già in vigore nel resto d'Italia (ma non in Trentino Alto Adige) per quanto riguarda il voto nei comuni sopra i cinquemila abitanti.La formula approvata dall'esecutivo presieduto da Ugo Rossi (Patt) conserva invece l'attuale modello a tre preferenze, introducendo l'obbligo dell'alternanza di genere almeno nelle prime due espresse. Inoltre, si prevede che le liste siano per metà composte da donne, mentre attualmente il minimo di legge è il 30% dei candidati.«Questa intesa è un buon compromesso, che può consentire al nostro territorio di compiere un notevole passo avanti in termini di pari opportunità. Non dimentichiamo che proprio su questa materia nella scorsa legislatura non fu possibile aggregare il consenso necessario attorno alla proposta di limitare le preferenze a due, una per genere. Ora noi siamo partiti, le altre Regioni peraltro restano al palo: non mi pare affatto poco», commenta l'assessore, che annovera fra le sue deleghe, anche le pari opportunità.Di fronte all'obiezione sull'arretramento intrinseco rappresentato dalla scelta di conservare tre preferenze, Ferrari ribatte affermando che l'effetto perequativo è raggiungibile ugualmente. «Innanzitutto - osserva - è noto che solo una piccolissima parte dell'elettorato si avvale della facoltà di esprimere anche una terza preferenza. Inoltre, va tenuto presente che gli esperti da me consultati escludono che si possa prevedere l'effetto specifico della norma, il che ci conforta sia in fatto di costituzionalità sia di potenziale riequilibrio di genere. Ora il testo sarà oggetto di un confronto tra le forze di maggioranza e mi auguro che il consenso unanime della giunta sia il preludio di un iter legislativo».L'altra donna che siede nella giunta, l'assessore alla salute, Donata Borgonovo Re, considera l'accordo una mediazione sulla quale poi dovrà riflettere il consiglio provinciale. «Questa è una battaglia di civiltà - spiega - e un percorso indicato dalla Costituzione, ogni dubbio di legittimità è stato totalmente fugato dalla Consulta. Nel confronto in giunta, il presidente Rossi ha difeso il valore delle tre preferenze "libere", in un contesto nazionale in cui ancora si discute di liste bloccate. Dunque, l'aver introdotto la variabile di genere all'interno di quelle tre preferenze rappresenta già un avanzamento significativo. Le prime verifiche tecniche ci dicono che questa modalità, se applicata correttamente, avrebbe una sua efficacia; c'è, però, la preoccupazione che non sia semplice illustrare questo meccanismo all'elettore. Sarebbe molto più diretto, anche in termini di comunicazione ai cittadini, un sistema che preveda due preferenze, una per genere. Il mio auspicio è che, dopo il passaggio in maggioranza, il consiglio voglia approfondire la questione, anche mediante simulazioni del voto, per verificare se non sia il caso di riconsiderare il modello a due preferenze. Un'eventualità, quest'ultima, che accoglierei con favore pur ritenendo in ogni caso positivo anche il testo di legge concordato in giunta, che per una buona applicazione richiederebbe di certo sforzi particolari per informare gli elettori».LEGGI ANCHE: Elezioni, "frenata" la doppia preferenza. Ferrari: un maschio e una femmina. Gli assessori: sì all'alternanza, ma 3 nomi, A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 25 gennaio 2014
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