Industria e sindacato, noi ci siamo

A fronte degli attacchi scomposti alla nostra Autonomia occorre reagire unendo ai giusti scatti di orgoglio la capacità di dimostrare che il Trentino può essere, per questo affaticato Paese, un territorio capace di sperimentare nuove pratiche e soluzioni per far crescere la cooperazione tra istituzioni e parti sociali nella sfida per la ripresa dell’economia e la promozione dell’occupazione.
Alessandro Olivi, "Trentino", 26 gennaio 2014


Un esempio ci viene dal «Protocollo per lo sviluppo sostenibile e il lavoro». Nel documento siglato nei giorni scorsi da Confindustria Trento e dal Sindacato Confederale, la politica – il terzo, imprescindibile attore della concertazione – può rinvenire diversi motivi di stimolo e soddisfazione.

Il primo punto al centro dell’attenzione riguarda il senso di corresponsabilità che le parti sociali esibiscono di fronte alla crisi. Non sfugge a nessuno che il protocollo non indulge a generiche lagnanze, ma indica concreti impegni di cui il sindacato degli imprenditori e quello dei lavoratori, solitamente su tavoli contrapposti, si fanno unitariamente carico, dando la netta impressione di non voler aspettare che qualcun altro faccia la prima mossa.

Un opportuno utilizzo della contrattazione, le buone pratiche in tema di staffetta generazionale, di lavoro estivo dei giovani, di organizzazione e di welfare aziendale, la flessibilità, l’interdipendenza dei salari di secondo livello con i risultati aziendali, ne sono esempi indicativi, che mettono sul tavolo della concretezza argomenti spesso conclamati ma in realtà congelati nei preconcetti di parte (come appunto la contrattazione di secondo livello e la flessibilità).

È il segno di una nuova stagione di relazioni, dichiarata espressamente. Il gergo barricadero che caratterizzava altri periodi di crisi sembra relegato fra i ricordi lontani. La Giunta provinciale ha già colto questo importante segnale e non se lo lascerà sfuggire; a noi non sembra proprio di aver fin qui giocato una «partita amichevole», per richiamare una metafora utilizzata recentemente da Paolo Mazzalai: le agevolazioni IRAP, il Fondo di rotazione e il Fondo strategico, i nuovi ammortizzatori sociali, il progetto della Meccatronica, non sono esercizi in un “campetto di periferia”. Io stesso ho parlato di un “Patto per lo Sviluppo e il Lavoro” che sarà sperimentato già in occasione della nuova finanziaria.

Il secondo motivo di interesse riguarda la centralità dell’industria manifatturiera, il cui ruolo continua ad essere irrinunciabile sia per raddrizzare le attuali curvature recessive della nostra economia, sia per assicurarne la stabilità futura. Se una simile posizione è piuttosto ovvia per la Categoria e per il Sindacato, non altrettanto lo è per l’opinione pubblica.

D’ora in poi, grazie al documento di Confindustria e Sindacati, dovremmo essere tutti più tranquilli, di fronte alla ricorrenti bramosie di revisione del modello di sviluppo sotto l’egida della new economy, la quale invece non può essere concepita come l’alternativa all’industria, ma piuttosto come un modo di atteggiarsi di quest’ultima. Il Trentino non può e non deve perdere la manifattura. È importante la testimonianza di fiducia che le parti sociali hanno inteso rinnovare nei confronti del comparto produttivo, proprio in coincidenza con l’ultimo mese di attività piena alla Whirlpool: è sbagliato considerare l’industria come una somma di identità, quando andrebbe considerata piuttosto come un sistema organico, le cui singole cellule possono essere sostituite da nuova linfa imprenditoriale, senza che cambi il prodotto finale, che in Trentino si manifesta in uno zoccolo duro di occupati, in ricadute fiscali, in nuove tecnologie, in apertura al mercato globale.
È chiaro che perdere un’azienda-leader è una ferita, che tutti dobbiamo cercare di rimarginare, ma se al posto del campione sapremo reperire o coltivare nuove realtà produttive, il ricambio avrà alla fine un saldo positivo.

Il terzo motivo di soddisfazione è la sollecitazione alle istituzioni pubbliche. Quando le parti sociali condividono l’opportunità di rafforzare gli investimenti «nei settori e nei poli di Trento e Rovereto dell’ICT, meccatronica, green economy, edilizia sostenibile, agroalimentare…», oppure di investire in innovazione, conoscenza, lavoro e welfare, ci incoraggiano ad attuare il nostro programma e a non mollare su iniziative di grande spessore che anche di recente abbiamo messo in cantiere.

I «richiami» delle parti sociali sono dunque un incitamento, un «vai avanti così, magari più veloce» che da un lato ci sprona, dall’altro ci conferma un’idea di politica che abbiamo condiviso a fondamento di questa fase cruciale di governo dell’autonomia. Un’idea che poggia sulla combinazione incentivi – detassazione, affidando ai primi la selettività e alla seconda il sostegno diffuso delle energie imprenditoriali nel quadro della sburocratizzazione e di un azione pubblica meno invasiva.