Nicoletti e Tonini promuovono Renzi

Oggi in direzione nazionale del Pd, il segretario Matteo Renzi, presenterà la proposta di modifica della legge elettorale su cui ha trovato un'intesa con Silvio Berlusconi e su cui sta trattando anche con le forze della maggioranza. E i parlamentari trentini del Pd, Michele Nicoletti e Giorgio Tonini, sono fiduciosi che possa essere la volta buona sia per la riforma elettorale che per le promesse modifiche costituzionali. 
L. Patruno, "L'Adige", 20 gennaio 2014


La nuova legge elettorale, da quanto si è appreso, esclude il doppio turno e i collegi uninominali, ma si basa su un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5% (o 4%) per le coalizioni e 8% per i non coalizzati, con attribuzione dei seggi su base nazionale, per accontentare i piccoli partiti, ma con liste corte bloccate (4-5 nomi), senza preferenze, su circoscrizioni piccole provinciali. Alla coalizione che ottiene almeno il 35% dei voti va poi un premio di maggioranza del 17% per garantire la maggioranza assoluta.

«L'elemento positivo e più rilevante politicamente - sostiene il deputato  Michele Nicoletti , firmatario del disegno di legge sul doppio turno di coalizione, - è che dopo anni di insuccessi finalmente si riesce ad avere un tavolo che mette insieme le riforme istituzionali del Titolo V e del Senato e la legge elettorale, vista la disponibilità delle forze che sostengono il governo più Forza Italia e Sel, visto che il Movimento 5 Stelle ha già detto che vuole andare a votare con la legge uscita dalla sentenza della Corte costituzionale».

Per quanto riguarda il modello di legge elettorale che si profila, però, Nicoletti evidenzia due problemi: «Il primo è un premio di maggioranza cospicuo del 17%, per cui l'effetto distorsivo resta pesante; il secondo è la mancata previsione delle preferenze. È vero che con le liste corte gli elettori vedono i nomi dei candidati sulle schede, ma la lista è pur sempre bloccata e chi va ai primi posti lo decidono le segreterie dei partiti. Domani (oggi per chi legge, Ndr.) ci troveremo nel gruppo affari costituzionali del Pd prima del voto in direzione e vediamo se si potrà rispondere a questi problemi».

Riguardo alla modifica del Titolo V della costituzione per ridefinire le competenze delle Regioni e i costi della politica regionale e sul Senato delle autonomie, Nicoletti osserva: «Mi pare che non ci sia ancora un'ipotesi di modifica ma solo idee vaghe e anche un po' confuse. Io faccio però presente che il Senato delle autonomie esiste in Germania che è uno Stato federale dove i Laender hanno più poteri delle nostre Regioni. Fare il Senato delle autonomie vuol dire andare verso uno Stato che valorizza le regioni non che toglie competenze, come l'energia per le autonomie speciali. Lo stesso sui costi della politica: va bene ridurli ma tenendo conto delle specificità ad esempio della Provincia di Bolzano con tre gruppi etnico-linguistici».

Anche il senatore renziano  Giorgio Tonini  è ottimista sulla trattativa impostata dal segretario del Pd. «Dal punto di vista politico - dice - è importante che Renzi abbia conquistato Forza Italia sull'idea di impegnarsi per le riforme istituzionali, che non si possono fare solo con la maggioranza di governo se non si vuole arrivare al referendum allungando ancora i tempi. Inoltre, Berlusconi ha tolto dal tavolo la pregiudiziale di andare al voto subito e questo dà un anno di respiro al governo Letta per mettere in moto la macchina».

In merito alla riforma elettorale, Tonini, che era un sostenitore del maggioritario a doppio turno alla francese dice: «Tutti i compromessi non sono mai il massimo, ma mi sembra che la soluzione su cui si sta chiudendo non sia nuova ma quella su cui già avevano lavorato Veltroni e poi Bersani. Non vedo nessuna eresia, ma si dovrà stare molto attenti che la miscela degli ingredienti sia quella giusta perché ne esca una buona legge elettorale. I fuochi di sbarramento strumentali, all'interno del Pd, mi sembrano fuori luogo. Penso - conclude Tonini - che Renzi abbia fatto bene a fare l'incontro prima con Berlusconi, perché sarebbe stato più difficile trovare l'accordo presentandosi con una linea già definita in maggioranza. Ora c'è lo spazio per una larga condivisione».