IL PD E LA REGIONE

Il documento presentato oggi in conferenza stampa dal Pd del Trentino
Far parte di una giunta regionale significa far parte di una maggioranza regionale. E far parte di una maggioranza regionale significa condividere visione, prospettive, programmi. Il dibattito sulla Regione è partito dalla coda invece che dalla testa e nonostante i ripetuti segnali di contrarietà che abbiamo evidenziato, assistiamo al fatto che la direzione non sta cambiando. Crediamo allora di dover essere ancora più espliciti: il PD del Trentino non farà parte della maggioranza in Regione senza una profonda condivisione politica sulla Regione stessa, sul suo ruolo e sul suo futuro. Non ci interessa “avere un posto”: la Regione per noi non può essere un approdo di seconda scelta per chi non è stato valorizzato nei governi provinciali.
Trento, 15 gennaio 2014 

LA STAFFETTA

La Regione è il luogo della cooperazione tra le nostre due province, e “la staffetta” – che dal 2004 permette di non eleggere un presidente della Regione “terzo” rispetto alle Province, ma di vedere i presidenti delle province autonome ai vertici del Governo regionale – è uno strumento sulla cui utilità non vi sono più dubbi. Un passo avanti, una conquista la cui efficacia è stata più volte ribadita in sede ufficiale dai presidenti provinciali e regionali uscenti, uno strumento che va mantenuto dunque per: “i positivi effetti che ha avuto nel rendere più forte, e soprattutto più proficuo, il rapporto fra la nostre comunità” [Luis Durnwalder, 9 dicembre 2009]; e grazie al quale negli ultimi anni: “è stato riannodato il filo del dialogo, si sono in gran parte superate le incomprensioni del passato e si sono aperti importanti cantieri di collaborazione” [Lorenzo Dellai, 1 giugno 2011].

Per questa ragione non ci sentiamo di condividere la disinvoltura con la quale i vertici delle due Province sembrerebbero oggi disposti a farsi da parte o lasciarsi subentrare nella turnazione delle loro funzioni di presidente e di vicepresidente della Regione per la legislatura in corso. E crediamo anzi che se un passo sia da compiere in questa vicenda, questo debba andare nella direzione opposta, di una cooperazione ancora più forte tra le due Giunte provinciali.

GOVERNARE INSIEME, PER LA PACE

La Regione è il luogo d’incontro e di corresponsabilità tra i diversi gruppi etnico-linguistici. È la sede istituzionale che ha permesso nel recente passato di superare anni tristi e faticosi, è la casa comune che trentini e sudtirolesi – assieme – hanno scelto e costruito. E che in condivisione hanno poi aggiornato e revisionato. La Regione è dunque il frutto di un processo lungo e difficile, che ha vissuto fasi di crisi e momenti di condivisione straordinariamente avanzati. Un percorso a guardar bene sempre in salita, ma che in definitiva ha consentito ad un territorio di raggiungere la pace tra i diverse gruppi che lo abitano e lo compongono. Pace che non a caso il presidente Luis Durnwalder ha recentemente indicato al suo successore Kompatscher come fine ultimo cui sempre tendere, e come obiettivo costante sul quale lavorare.

LA COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA E IL RAPPORTO CON ROMA

Dopo ormai vent’anni di dibattiti, di proposte, di piccoli passi, la cooperazione istituzionale con il vicino Tirolo ha trovato concretizzazione nell’Ufficio comune dell’Euroregione Tirolo – Alto Adige – Trentino, con sede presso l’Accademia Europea di Bolzano. È stato un passo importante, cui è seguito quello del GECT, il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale al quale partecipano le province di Trento e di Bolzano. Il GECT è un organismo previsto dal regolamento europeo nr. 1082/2006, dotato di personalità giuridica pubblica, costituito per facilitare e promuovere la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale tra i suoi membri. Un organo di fondamentale importanza, quindi, al quale la Regione Trentino-Alto Adige deve ora proporsi di partecipare in quanto Ente, e non semplicemente come somma delle due Province e del Land Tirol.

In questo contesto storico, nel quale fette sempre più ampie di comunità, famiglie, singole persone, fanno i conti con la fatica e la fragilità, dobbiamo rafforzare il senso di appartenenza ed allargare i confini stessi della comunità. Siamo cittadini di questo territorio ma vogliamo sviluppare e potenziare la cittadinanza europea e la dimensione dell’interdipendenza. In questo senso, lo spirito di concertazione territoriale sull’asse Bolzano-Trento andrà sviluppato in forme allargate anche con i territori confinanti, a partire dal Tirolo ma con uno sguardo di interesse verso tutta l’area dolomitica.

La prospettiva di nuovi assetti regionali transnazionali può essere così da subito anticipata, aprendo gradualmente gli incontri delle istituzioni regionali a rappresentanti di altri territori sulla base delle tematiche trattate. Un modo per anticipare future alleanze transnazionali, forme istituzionali mediane tra gli stati nazionali e l'UE dedicate alla governance di singoli temi comuni.

Crediamo sia questa la strada per concretizzare quella Europa delle Regioni che resta lo sfondo ideale ad una rinnovata cooperazione fra Trentino e Alto Adige – Suedtirol. Sul fronte dei rapporti con il Governo centrale, è certamente una buona prospettiva quella che vede le due Giunte provinciali condividere priorità e strategie. La Regione è l’istituzione che può dare ulteriore peso in queste interlocuzioni, ed è il luogo della sintesi tra le diverse esigenze e priorità.

 

LE COMPETENZE

Si fa un gran parlare di Regione svuotata, di Ente che conta sempre meno competenze e sempre meno importanti. Non si tratta ora di scegliere se vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. La Regione, con le sue competenze in abito di previdenza integrativa, di nomina dei giudici di pace, di ordinamento dei comuni, con le sue prerogative in ambito sanitario e dei servizi alla persona rimane uno strumento politico e amministrativo centrale nella vita della comunità che abita le due Province.

Il Governo regionale ha dunque un effetto concreto sulla vita quotidiana di ognuno, e non può essere considerato terra di mezzo, ente influente o, addirittura, luogo di trattative e compensazioni. La Regione deve sempre più diventare, in una prospettiva euro-regionale, il luogo della sintesi e della programmazione condivisa delle scelte strategiche per il nostro territorio in ambito sanitario, sociale, ambientale, sulla politica dei trasporti e della mobilità, della formazione e dell’università, dello sviluppo economico e culturale della nostra comunità. Non dunque il luogo di mera gestione delle competenze, ma il luogo in cui si considerano le istanze delle due comunità provinciali come espressioni della medesima comunità regionale. I cittadini sono portatori dei medesimi diritti e dobbiamo offrire loro politiche omogenee sotto il profilo della qualità. In un tempo in cui le risorse calano, non possiamo pertanto che ragionare in termini regionali, e ancor più europei.

LA QUESTIONE DI GENERE

Siamo convinti che gli organi collegiali debbano essere composti sulla base di criteri di competenza e di rispetto della rappresentanza di genere. Dobbiamo offrire alla nostra comunità organi di governo capaci di affrontare le sfide che abbiamo d’innanzi e rappresentativi della reale composizione della nostra società. Vogliamo vedere sempre più donne e uomini assumere insieme responsabilità di guida e costruzione. La ricerca di una adeguata rappresentanza di genere, e la conseguente designazione di una consigliera provinciale quale assessore in Giunta regionale, è un passaggio importante nel quale è fondamentale valorizzare competenze, sensibilità e capacità politiche. Una scelta che non deve essere svilita o macchiata da altre esigenze politiche, e nemmeno una sorta di jolly che, ci sia concesso dirlo, viene a parole sempre richiamato come fondamentale principio, ma che poi solo un partito (spesso sempre lo stesso) sente la responsabilità di dover onorare.

LA CONVENZIONE

I cambiamenti radicali all'assetto statutario della nostra Autonomia portati dal completamento del Pacchetto e dalla centralità sempre più evidente assunta dalle due Province di Trento e Bolzano; il ruolo sempre più determinante dell’UE; i mutamenti epocali della globalizzazione, con l’accresciuto ruolo degli enti locali nelle relazioni internazionali; l’accresciuto ruolo del confine del Brennero; la necessità di forti collaborazioni con i territori confinanti; sono le ragioni che ci hanno spinto a proporre – nella scorsa legislatura – un percorso di revisione dello Statuto regionale. Una revisione attraverso la quale ci siamo proposti di costruire una Regione “più europea, più salda e più leggera”, identificando nel modello di Convenzione lo strumento più adatto per attuare un tale processo di revisione.

Ribadiamo quindi la volontà di creare un organismo a composizione mista (che sia rappresentativo delle espressioni politiche, territoriali, sociali, economiche, culturali), che sia agile e dunque composto da un numero limitato di componenti, che proceda nel lavoro di studio e proposta attraverso fasi di lavoro scandite e ben determinate. Un organismo terzo, quindi, la cui funzione sarà d’ausilio al lavoro dell’Assemblea regionale e delle sue strutture, e che sottoporrà il testo elaborato all’esame e all’approvazione delle assemblee legislative.

IL QUADRO POLITICO

Nella composizione della maggioranza che guiderà la Regione sentiamo il dovere di ribadire con forza che la nostra presenza non può prescindere da una forte condivisione sui punti appena esposti. Tali punti li offriamo ai partiti che hanno dato vita alle due maggioranze nelle due Province affinché parta al più presto un confronto serio su ciò che insieme siamo disposi a fare. Crediamo necessario definire con chiarezza i confini della maggioranza politica che governerà la Regione, senza ambiguità e fuori da logiche, equilibri e tatticismi sterili. Il PD, in occasione delle recenti elezioni nazionali, ha condiviso con SVP, PATT, VERDI, SOCIALISTI e SEL una piattaforma valoriale che ha portato alla definizione del progetto “Italia bene comune”. La coalizione provinciale trentina ha visto il nostro partito parte dell’alleanza UPT, PATT, UAL, VERDI, RIFORMISTI, CIVICA VALORI E DIRTTI. A prescindere dalla rappresentanza nei due Consigli provinciali, crediamo dunque necessario coinvolgere nella riflessione sul presente e sul futuro della Regione tutte le forze politiche con le quali abbiamo condiviso fin qui il percorso. Nell’identificare la maggioranza in Regione non si può quindi lavorare per somma e sottrazione, includendo da un lato forze politiche estranee al centrosinistra autonomista, e dall’altra escludendo a priori dalla maggioranza forze politiche che invece hanno contribuito all’affermazione in Trentino della coalizione il 27 ottobre scorso.

CONCLUSIONE

Il recente dibattito a mezzo stampa relativo ad incarichi di assessore regionale che dovrebbero, o non dovrebbero essere affidati a questo o quel consigliere come conseguenza di accordi politici dell’ultima ora o di contrattazioni in costante divenire, ci ha suggerito la necessità di riaffermare le coordinate che consideriamo alla base delle scelte politiche fatte dal PD nelle ultime settimane e che continuiamo a valutare come utile cornice politica per le future scelte, decisioni, trattative.

Queste sono dunque le nostre priorità e i nostri indirizzi per la Regione. Il PD del Trentino farà parte della maggioranza e la sosterrà a partire da questi punti. Necessario dunque sgomberare il tavolo dai nomi e ripartire da un confronto sulle idee.