«Il Pd non è il partito degli amministratori»

Alla segreteria del Pd Vanni Scalfi ci crede. È quello che ci ha pensato prima di tutti gli altri che oggi si ritrovano in lizza. Uno che si è tenuto alla larga dalle correnti locali, pacheriani vs kessleriani. E il coordinatore cittadino oggi lancia la sua idea di Pd: «Non può essere il partito degli amministratori, ma degli elettori».
C. Bert, "Trentino", 14 gennaio 2014

Scalfi, il “suo” sindaco Andreatta dice che una candidata donna, giovane e preparata è una candidatura vincente. Che dice? Non essendo io né donna né giovane se non secondo i parametri della gerontocrazia italica (è del 1968, ndr), non mi resta altra possibilità che quella di essere molto preparato. Battute a parte, questo mi consente di rivolgere un appello ai possibili candidati.

Quale appello? Onde evitare la sciagurata ipotesi di arrivare con quattro o cinque candidature, credo che la cosa più utile oggi sia concentrarci sulle proposte, per far emergere la parte migliore del Pd e dei suoi candidati. Ci serve a favorire una sintesi e ad andare oltre i personalismi.

Lei è pronto a fare un passo indietro per convergere su altri? Il passo indietro lo dovremmo fare tutti, tutti quelli in campo.

Lei quale Pd ha in mente? Il Pd non può essere il partito degli amministratori, dev’essere uno strumento a disposizione dei suoi iscritti e dei suoi elettori per contribuire all’elaborazione della proposta di governo del Trentino che starà poi agli amministratori trasformare in riforme. Sono molto distante da chi ha proposto di far votare alle primarie solo gli iscritti. Il Pd va tenuto aperto al contributo di tutti quelli che lo considerano una risorsa e che hanno tutto il diritto di dire la loro il più spesso possibile.

Come? Dobbiamo darci strumenti per organizzare la partecipazione: un segretario, una segreteria politica operativa, un coordinamento che non sia solo il frutto del manuale Cencelli, un coordinamento dei circoli che dia voce al Pd sui territori. Valorizzare i giovani e non usarli come alfieri dell’una o dell’altra corrente. Un albo degli elettori e degli iscritti al quale rivolgerci per referendum consultivi sulle singole questioni e sulla linea del partito.

La linea devono deciderla di volta in volta gli elettori? Non solo, naturalmente. Dobbiamo essere coraggiosi sulla riforma istituzionale, ripensando profondamente le Comunità di valle, e sulla riforma della Regione. Spingere per attuare la delega sugli ammortizzatori e promuovere il lavoro. Difendere un welfare sostenibile.

Il rapporto col Pd nazionale? Va ripensato in direzione di una piena autonomia finanziaria e nella scelta delle candidature, nella formulazione delle regole interne e della proposta politica da rivolgere a laici, socialisti ed ambientalisti, anche sperimentando il doppio tesseramento.