Il coordinamento del Pd trentino ha indicato il 16 marzo come giorno delle primarie per la scelta del segretario provinciale del partito e le parole di Roberto Pinter , che in un'intervista all' Adige del 9 gennaio, ha invitato tutta la vecchia guardia - lui compreso - a passare la mano perché ha fallito, mancando la grande occasione di conquistare la presidenza della Provincia, ha aperto il dibattito fra i trenta-quarantenni che potrebbero mettersi in gioco ora per la guida del Pd a livello locale.L. Patruno, "L'Adige", 11 gennaio 2013
Tra loro c'è Vanni Scalfi, consigliere comunale e coordinatore del Pd di Trento, che non rinuncia a una frecciatina: «Pinter che fa il rottamatore ci mancava come esperienza». Ma poi più serio aggiunge: «L'analisi che fa ha senso, ma il problema non è andare oltre le persone ma a un modo di fare politica che ha caratterizzato gli ultimi quattro anni. Quello che dobbiamo superare è l'idea di un partito conservatore e preda dei personalismi e delle correnti. Ma se ricadiamo nella trappola delle "bandierine" sarà più difficile». Per questo Scalfi, che è stato tra i principali sostenitori di Pippo Civati alle primarie nazionali, propone ai possibili candidati che condividono l'idea di «un Pd aperto e coraggiosamente riformista» (quindi non a chi vuole il partito degli iscritti) di unire le forze. «Andare al congresso con 4-5 candidati che condividono la stessa idea di partito e di cose da fare - osserva - non ha una logica politica. Penso che tra i nomi che già sono usciti, come Elisa Filippi e altri, si possano trovare proposte compatibili e sovrapponibili. Io sono a disposizione anche a fare un passo indietro per un percorso ampio che vada oltre le appartenenze nazionali e locali, recenti e antiche, di chi è stato ex Pci o ex Dc e poi veltroniano o dalemiano, kessleriano, pacheriano. Basta». Anche Elisa Filippi, possibile papabile per la segreteria, di area renziana, trova insoddisfacente l'analisi di Pinter: «Il fallimento c'è stato, Pinter fa un'analisi dura ma anche generosa, perché quando dice che rifarebbe tutto vuol dire che non fa emergere la causa».«Io - prosegue Filippi - ho già esternato le mie perplessità sulla gestione del partito degli ultimi due anni, ma è vero che ora partiamo con una nuova avventura, con un Pd che è il primo partito del Trentino, anche se non leader della coalizione, e deve avere la capacità di essere aperto e protagonista sui temi e con le proposte. Il congresso è per il segretario provinciale e sono d'accordo che non dobbiamo replicare il nazionale. Sono profondamente convinta che finalmente oggi siamo tutti "democratici", non ci sono renziani o civatiani o altre correnti, ma è anche vero che alle primarie ha vinto una linea politica e anche in Trentino il 65% di chi ha votato alle primarie e la maggioranza degli iscritti ha scelto Renzi. I tempi del merito, della sobrietà e dei costi della politica, dell'Europa e della flexsecurity sono anche temi trentini non solo nazionali». «E prima di parlare di nuove architetture fra i partiti della coalizione - aggiunge Elisa Filippi - parlando di partito territoriale o federazione fra partiti, confrontiamoci sulle idee ora vedo che ci sono interlocutori giovani anche nell'Upt, sarà più facile confrontarci». Il consigliere provinciale Luca Zeni, che Pinter ha inserito tra i dirigenti del Pd responsabili del fallimento per escluderlo da un'eventuale candidatura alla segreteria, risponde durissimo: «Si passa dall'incredulità, allo sconforto e al ridicolo per come viene stravolta la realtà. Non Tonini né Nicoletti ma proprio Pinter è il responsabile della linea di chiusura troppo forte del Pd al suo interno che ha portato al fallimento e alla mancanza di motivazione per partecipare alle primarie».«Dopo quella sconfitta - ricorda Zeni - la maggior parte di noi ha chiesto le dimissioni di Pinter, che invece allora non ha voluto affrontare la discussione. È sfacciato dire ora che la responsabilità è di tutti. Io penso che la storia del Pd, come dimostrano anche gli eventi nazionali, ci dice che il partito è vincente quando è il più aperto possibile. E riguardo alla linea politica anche in Trentino tanti si sono riconosciuti in Renzi, si tratta di una visione di fondo coraggiosa non di correnti».
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Partito Democratico del Trentino