Il prossimo congresso provinciale del PD dovrà essere l’occasione per costruire davvero un partito forte e di governo. Negli ultimi mesi in Trentino siamo stati protagonisti di due momenti cruciali dal punto di vista politico: le elezioni provinciali di ottobre e le Primarie per la segreteria nazionale dell’8 dicembre. Gli elettori ci hanno dato precise responsabilità. Qui in Trentino abbiamo vinto con ampio margine proponendo un progetto in continuità con quanto è stato fatto negli ultimi decenni dal punto di vista amministrativo. Marco Laezza, "L'Adige", 10 gennaio 2014
Le Primarie nazionali invece hanno segnato uno spartiacque dal quale non si torna indietro: è necessario un cambio di marcia e un rinnovamento radicale della classe dirigente, consegnando alle nuove generazioni (dai quarantenni in giù) la responsabilità di un cambiamento netto.
Se l’inizio del 2013 è stato per il nostro partito uno dei momenti più cupi della sua breve storia, la fine del 2013 e l’inizio del 2014 rappresentano invece un’occasione straordinaria di redenzione per dimostrare quanto valiamo, sia a Trento che a Roma.
Prendo spunto dalle parole di Roberto Pinter, apparse sul quotidiano L’Adige del 9 gennaio. L’attuale Presidente del PD trentino ammette che in questi ultimi 4 anni di governo del partito sono stati commessi numerosi errori, che ci hanno portato al tracollo dell’estate scorsa, quando ci è sfuggita di mano la leadership politica del centrosinistra locale nonostante fossimo e siamo il primo partito trentino.
Il risultato frammentato del congresso del 2009 si è trascinato per molti anni, provocando confusione e disaffezione. Il coordinamento, che riuniva in sé tutte le anime del partito, non ha lavorato come si sperava: era comunque l’unica soluzione di compromesso a seguito del risultato congressuale.
È corretto che non venga risparmiato nessuno dalla critica: chiunque abbia avuto un ruolo politico, dal segretario Nicoletti fino all’ultimo membro dell’assemblea, non può permettersi di chiamarsi fuori. Credo sia un ottimo punto di partenza il fatto che soprattutto i vertici siano consapevoli del fallimento.
Ora serve davvero un cambio di passo: serve una segreteria forte e responsabile, in cui i ruoli siano definiti in modo preciso. Serve dunque una candidatura inclusiva e vincente, capace di raccogliere molte anime e interpretare il messaggio consegnatoci dagli elettori nell’ultimo periodo: responsabilità nel cambiamento. Aldilà dei nomi in gioco è importante il progetto politico: il PD è forza di governo, è il perno della coalizione alla guida della Provincia ed è l’unico partito riformista in grado di leggere la società in modo globale.
Sono parzialmente d’accordo con la filosofia che in Trentino si deve ragionare diversamente da Roma: ne ero più convinto prima dell’8 dicembre, ma dopo il risultato schiacciante della mozione Renzi (anche qui in Trentino) il quadro è cambiato. Non si può ignorare la richiesta di rinnovamento delle persone e delle idee che è arrivato dalle urne e bene fa Pinter a ribadire questa esigenza.
Abbiamo il compito di cercare un punto di incontro e di metterci a disposizione affinché non si ripresentino le frammentazioni personalistiche del 2009 e si organizzi un congresso sano e costruttivo.
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Partito Democratico del Trentino