"Pd abbiamo fallito ora avanti altri"

Roberto Pinter, presidente dell'assemblea del Pd trentino, quattro anni fa fu uno dei quattro candidati alle primarie per la segreteria, insieme a Michele Nicoletti, Giorgio Tonini e Renato Veronesi. Allora il più votato fu Nicoletti ma non ottenne la maggioranza assoluta e si optò per una segreteria unitaria.
Ora che ci si avvicina al congresso, fissato per il 16 marzo, Roberto Pinter invita il partito a puntare su nomi nuovi.  
L. Patruno, "L'Adige", 9 gennaio 2013

Presidente Pinter, chi si augura che prenda in mano le redini del Pd del Trentino? Innanzitutto, io credo che il gruppo dirigente che ha perso la grande occasione per il Partito democratico del Trentino di assumere la guida della Provincia debba passare la mano. Mi riferisco a Nicoletti e Tonini, che peraltro sono i nostri parlamentari, a me stesso ma anche a figure come Luca Zeni, che era il capogruppo provinciale. Pacher lo ha già fatto. 
Vuol dire che nessuno di questi nomi dovrebbe candidarsi alla segreteria? Neanche Zeni? Esatto. Non sono uguali le responsabilità, ma non si può certo ignorare una sconfitta così inattesa e così umiliante per quello che rimane comunque il primo partito del Trentino. Una sonora bocciatura alla prova di maturità, nonostante il successo elettorale in tutte le elezioni. 
Che errori avete fatto e cosa si rimprovera personalmente? Col senno di poi rifarei quello che ho fatto, a partire dalla gestione unitaria con Nicoletti, semmai l'unico rimpianto è di aver accettato di fare il presidente e di non aver insistito per un cambio netto nella gestione del partito che era necessaria per evitare o per vincere le primarie. Bisogna guardare oltre ma lo si fa meglio se si è consapevoli di quanto è accaduto perché quando una parte del gruppo dirigente butta al vento una grande possibilità per il Pd solo per calcoli personali o perché non c'è proprio, allora è meglio ripartire con un nuovo gruppo. Ci sono un sacco di giovani che stanno lavorando bene e che hanno il vantaggio di non indugiare su vecchie e nuove appartenenze, così come ci sono molti amministratori locali che ogni giorno cercano di dare un senso alle idee del Pd. Da qui bisogna ripartire come ovviamente dal lavoro degli assessori e dei consiglieri provinciali che hanno ottenuto la fiducia degli elettori. 
Già si fanno i nomi della giovane renziana Elisa Filippi, del civatiano segretario di Trento, Vanni Scalfi, di Alessio Manica. A lei chi piacerebbe? Fare un nome ora sarebbe come bollarlo di parte. Prima si devono capire le intenzioni del candidato, se c'è la volontà di costruire una mozione comune, quali sono le idee per il Trentino e per il Pd in trentino, non basta certo l'età per essere dei buoni politici, né il richiamo ad una mozione nazionale. Il congresso è l'occasione per ridare slancio al Pd, senza la cappa di imminenti elezioni e bisogna farlo evitando di riprodurre le dinamiche del congresso nazionale. Anzi spero proprio che il Pd del Trentino rivendichi la propria autonomia anche rispetto al Pd nazionale, autonomia che potrebbe essere utile per allargare il progetto del Pd trentino. 
Il coordinatore Italo Gilmozzi dice e non dice, ma ha fatto capire che a certe condizioni potrebbe candidarsi. Lei lo vedrebbe come segretario di sintesi? Ogni cosa ha il valore che ha per il momento a cui si riferisce. A Gilmozzi è stata affidata la gestione del partito in una fase transitoria. Per una nuova sintesi servono persone nuove. 
Cosa serve al Pd trentino e alla sua azione di governo? Bisogna soprattutto entrare nel merito dei problemi, dare l'idea che il Pd è un partito popolare, che vive le difficoltà della crisi e che sa rispondere alla sfiducia con idee e fatti che dimostrano l'importanza e la necessità di questo partito. A partire dalla autonomia che è il nostro bene primario e che si può conservare e rafforzare solo sapendola reinterpretare.  
Lei è membro della Commissione dei 12 su nomina del consiglio regionale. Si augura di essere riconfermato come Nicoletti? Non ho chiesto né chiedo ruoli, ma che si valuti nel merito, visto che si parla tanto di merito, quello che ho fatto in Commissione dei 12 prima di decidere se confermarmi o meno.