Con i bellunesi per l'Autonomia

 Per capire quanto sta avvenendo a Belluno ed in particolare alla Provincia di Belluno intesa come Istituzione provo a fare un esempio. In questi ultimi anni si continua a parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto delle nostre istituzioni parlamentari ed eliminare il Senato della Repubblica sostituendolo con un Senato delle Regioni o con altro ancora.
Margherita Cogo, "L'Adige", 20 dicembre 2013

Nell'attesa che venga rivista la nostra Carta costituzionale, si potrebbe commissariare il Senato, con la nomina di un Commissario nominato direttamente dal Governo e al prossimo turno elettorale, in attesa della riforma costituzionale, eleggere soltanto la Camera dei deputati.
Penso sia evidente l'assurdità giuridica e democratica che ho appena esemplificato. Però in Provincia di Belluno e nelle altre Province italiane è avvenuto esattamente questo e a Belluno, in particolare, vi è un Commissario prefettizio che governa la Provincia di Belluno, da circa due anni.
In questo lasso di tempo si sono lasciati andare a vuoto almeno tre turni elettorali. La cosa appare di una gravità democratica notevole, tanto che forse ci sarebbero i presupposti per un ricorso alla Corte di Giustizia Europea, per la lesione di un diritto civile, qual è appunto il diritto di voto.
Un siffatto comportamento da parte del Governo conferma appieno la «Critica alla democrazia rappresentativa» di Jean-Jacques Rousseau,che così affermava: «La sovranità non può essere rappresentata per la medesima ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale, e la volontà non si rappresenta: o è essa stessa o è diversa, non c'è una via di mezzo.
I deputati del popolo non sono dunque, né possono essere, i suoi rappresentanti, ma soltanto i suoi commissari: non possono concludere nulla in maniera definitiva. Ogni legge che il popolo in persona non abbia ratificata è nulla, non è una legge». Capisco che la nostra democrazia non possa essere come quella degli Ateniesi, e cioè una democrazia diretta (nella Atene democratica, i diritti di cittadinanza erano attribuiti a tutti i maschi adulti, liberi e nati da genitori ateniesi, essi prendevano parte all'ekklesia,che si riuniva nell'agorà, per deliberare su tutte le materie relative al governo della polis) ma la democrazia contemporanea, che si basa sulla rappresentanza politica e sul conferimento della delega del potere di gestire la cosa pubblica, non può trasformarsi in un «regime dispotico», come diceva Immanuel Kant.
Posso concedere che in situazioni straordinarie si possano anticipare le Riforme «facendo come se», ma per far questo ci vuole un consenso generale e non pare proprio che in Provincia di Belluno ci sia tale consenso, anzi i Comuni, le forze politiche, le associazioni di categoria, un po' tutti,insomma, chiedono la riconferma di un Ente che sappia rappresentare e governare unitariamente un territorio che presenta molte criticità. Belluno è una Provincia alpina, con una morfologia complessa che rischia la desertificazione demografica dei paesi più distanti dai centri urbani ed ancora è stretta tra due Regioni autonome, che hanno modi e tempi di risposta ai problemi più efficaci rispetto al Bellunese, che soffre, in questo modo,ancora di più la crisi economico-finanziaria.
Molti bellunesi chiedono alle istituzioni autonomistiche confinanti prese di posizione solidali e forti verso le loro richieste di autonomia e di autogoverno.
L'epoca che viviamo è così difficile ed incerta, che anche noi cittadini di territori autonomi temiamo che ogni ridefinizione dell'assetto statuale possa ritorcersi contro di noi, ed è per questo che agiamo sempre in difesa.
Non credo che questa sia la strada giusta per difendere i diritti ed i principi che stanno alla base del governo autonomo del territorio.
Se vogliamo rafforzare la nostra Autonomia dovremmo essere sostenitori del principio federalista, cominciando con l'essere al fianco dei bellunesi.