Lunedì mi sembrava che tutti fossero più contenti di me quando si parlava dell'assemblea Pd di Milano a cui ho partecipato come delegata della lista Renzi. L'assemblea è andata bene, no? Un bel ritmo, molta unità, tutti hanno fatto bene la loro parte. È vero, è andata proprio bene, di più non ci si poteva aspettare. E allora?Io sono una delegata convinta, ma anomala. Ho l'età di D'Alema e di Rosy Bindi, i grandi bersagli della rottamazione.
Maria Floretta (Assemblea Nazionale Pd), "L'Adige", 19 dicembre 2013
Essere cauti a schierarsi era d'obbligo. Anche se poi domenica al seggio delle primarie ho registrato tanti più vecchi di me eppure fiduciosamente renziani. «Questa, dicevano, è davvero l'ultima volta che veniamo. Diamo spazio ai giovani e speriamo che siano bravi». Più bravi di quelli altri, più bravi di noi.
Domenica a Milano c'era un'aria per me nuova. Dal palco discorsi essenziali e concreti. Impossibile non notare il cambiamento di linguaggio. Non più costruzioni retoriche complesse, citazioni colte e elaborate, riflessioni di ampio respiro e sottigliezze ideologiche. Ai tempi capitava di dover aspettare il giornale del giorno dopo per capire veramente cosa era stato detto.
Con Renzi il discorso è cambiato. Progetti e programmi, analisi e riflessioni esposti con formule brevi e concrete. Mentre penso che sarebbe facile prendere appunti senza perdersi, intorno a me moltissimi lavorano di tastiera e spediscono «appunti» al mondo.
Guardavo ragazzi e ragazze, ventenni, trentenni, quarantenni, che occupavano ogni spazio con energia e risolutezza. I miei coetanei, anche quelli famosi e potenti, stavano defilati. Facce scure, sorrisi tirati.Insomma la mia generazione stava abdicando o comunque veniva esautorata. Il tempo della «meglio gioventù» è passato. Orgoglio e malinconia.
Ai miei vent'anni ciò che possedevamo stava comodo in una valigia, il mondo lo conoscevamo dai libri e dal cinema, avevamo lavorato fin da piccoli in campagna e in casa, le donne avevano davanti muraglioni che sembravano insormontabili. Con tutti i nostri errori, il mondo lo abbiamo cambiato e abbiamo tante conquiste da rivendicare. Ma lasciare adesso è giusto.
Le sfide sono ancora tante e difficili, ma servono menti nuove e strumenti nuovi. Domenica quel pezzo della mia generazione, di sinistra, che era abituata a sentirsi protagonista ha lasciato il mondo ai giovani che lo hanno rivendicato con decisione.
Esserci, perché ci siamo ancora, vuol dire che possiamo fare un altro pezzo di strada con loro. Testimoni di un altro tempo, ma fiduciosi che sappiano vedere lontano e andare lontano.
Buon viaggio, giovani!