Legge elettorale «trentina»

Ballottaggio se nessuna coalizione ottiene almeno il 40% dei consensi al primo turno, circoscrizioni elettorali ridotte sostanzialmente all'ambito provinciale e reintroduzione delle preferenze, contingentando però le spese di propaganda sostenute dai candidati che si sfidano. È il succo della legge elettorale proposta dal Pd e che vede il deputato trentino Michele Nicoletti come primo firmatario ed è appoggiata anche dal suo collega sudtirolese Florian Kronbichler di Sinistra ecologia e libertà.
Z. Sovilla, "L'Adige", 18 dicembre 2013

Il testo, ora approdato in commissione Affari costituzionali, prevede anche un premio di maggioranza per il Senato, da ripartirsi su base regionale. Va peraltro ricordato che il destino di palazzo Madama, secondo il disegno prospettato dalla maggioranza governativa, sarebbe quello di Camera rappresentativa delle autonomie locali (restano dubbi e divergenze, tuttavia, su diversi aspetti, comprese competenze e composizione: soltanto presidenti e sindaci o anche membri eletti direttamente?).
Comunque sia, questa riforma elettorale aggrega esponenti delle varie anime del Partito democratico (tra le firme da versanti opposti Rosy Bindi e Marianna Madia) e dunque avrebbe il via libera del nuovo segretario Matteo Renzi, che come noto sogna un sistema nel quale i cittadini scelgano il «sindaco d'Italia», investendo cioè di precise responsabilità lo schieramento vincitore nelle urne.
La premessa della proposta richiama infatti sia la necessità di consolidare una democrazia dell'alternanza, con maggioranze politiche stabili, sia di consentire ai cittadini di scegliere la persona da eleggere, non solo il partito.
Nicoletti ha ricordato poi che si prevede anche la doppia preferenze di genere (facoltativa) e ha evocato un preciso riferimento storico in relazione al doppio turno.«La proposta - spiega - riprende l'indicazione avanzata in commissione Bozzi, con la consueta lucidità, da Nino Andreatta nella seduta del 3 febbraio 1984, in cui il professore e deputato trentino aveva sostenuto "l'opportunità che la designazione del presidente del consiglio avvenga contestualmente con l'elezione delle Camere, attraverso due tornate di votazioni, l'ultima delle quali dovrebbe consistere in un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti". A distanza di trent'anni riprendere il filo di quel cammino riformatore oltre la lunghissima stagnazione italiana è un dovere di tutti».

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