«Reddito minimo, il Trentino modello»

«Il mio legame con Trento? Il Bondone è come una seconda casa, lassù abbiamo un appartamentino di famiglia: ci vengo tutti gli anni in vacanza, d'inverno e d'estate, e incontro i miei amici e i parenti».  Filippo Taddei, nuovo responsabile nazionale del Pd per l'economia, spiega quanto il luogo delle radici paterne sia entrato anche nella vita del figlio, nato a Bologna nel 1976.
Lo studioso, sposato con Alessandra dalla quale ha avuto tre bimbe, è docente alla Johns Hopkins University di Bologna, città in cui si era laureato prima di svolgere il dottorato di ricerca alla Columbia University di New York.

Suo padre, l'avvocato Sergio Taddei, si trasferì a Bologna negli anni '60 per studiare giurisprudenza e dopo la laurea si stabilì nel capoluogo emiliano (oggi nello studio legale lavora anche l'altro figlio Lucio).
A Bologna si è spostata anche la sorella di Sergio, Giuliana, mentre il fratello Marcello esercita la professione di avvocato a Trento. «Sono il primo Taddei nato a Bologna», scherza l'esperto, da tempo noto a molti come lo studioso di riferimento di Pippo Civati, rivale di Matteo Renzi alle recenti primarie del Pd. 
Molti hanno accolto con interesse questa apertura fatta dal segretario Pd: l'idea è che, di là dalle semplificazioni mediatiche («nuovo blairismo, liberismo di sinistra» eccetera), il sindaco di Firenze, in realtà, auspichi una riflessione estesa sulle linee economiche future del partito. 
«Credo che la scelta di Renzi sia il riconoscimento del valore di ciò che è emerso nel ricco dibattito congressuale delle settimane scorse. Di fronte a un evidente desiderio di cambiare le cose e di migliorare la nostra proposta politica, ho dato con entusiasmo la mia disponibilità a contribuire: non perché io possa garantire un risultato certo ma per cercare di sviluppare alcune proposte forti, utili a un Paese cui serve una svolta». 
In questi giorni diversi esponenti renziani del Pd hanno riesumato i richiami a una generica «flexicurity» o all'agenda Ichino sul mercato del lavoro. Non sono riferimenti un po' sbrigativi? 
«Guardi, io sono convinto che continuando a tirare in ballo dichiarazioni di principio o singoli autori non se ne esce vivi, cioè non si fanno progressi sostanziali nel confronto. Qui si tratta di analizzare e comprendere il contesto attuale e individuare risposte concretamente attuabili. In proposito, stiamo esaminando con attenzione proprio il Trentino con la sua sperimentazione di una forma di reddito minimo di garanzia, che oggi probabilmente è la più avanzata d'Italia. Certamente non si tratta di uno strumento sufficiente, perché non consente di universalizzare il sostegno alla disoccupazione, ma ci interessa studiarlo in profondità e capire in quale misura si possa estendere al resto del Paese. Il mio compito come responsabile economico, insieme all'onorevole Marianna Madia che si occupa del lavoro, è mettere a fuoco una riorganizzazione dello stato sociale. L'obiettivo è garantire tutti i lavoratori, non soltanto quel terzo che oggi può accedere a strumenti come la cassa integrazione. Gli altri due terzi dei lavoratori, a termine e atipici, allo stato attuale se perdono il posto ricevono dall'ente pubblico poco o nulla per affrontare la disoccupazione: dunque sono una categoria doppiamente discriminata, prima dalle condizioni in cui operavano e poi dal deficit di aiuti sociali. Ecco, la mission centrale, per me, è arrivare a un sistema nel quale tutti i lavoratori disoccupati abbiano le medesime tutele». 
Per farcela, si tratta di individuare le risorse finanziarie o di riallocarle all'interno degli stessi capitoli di spesa attuali? 
«Stiamo cercando di calcolare quale sarebbe il costo, che naturalmente aumenta in una fase di crisi economica ma va inquadrato in una prospettiva di progressiva ripresa. In ogni modo, non dimentichiamo che il livello della spesa pubblica italiana, al netto degli interessi, è comparabile a quello tedesco, idem per la protezione sociale: a distinguerci è, però, la scarsità della posta che noi riserviamo agli interventi sulla disoccupazione. Va da sé che non sono situazioni che si possono correggere nel volgere di una notte, però il mio impegno di responsabile economia è esattamente elaborare con il Pd, nel corso del 2014, una soluzione realmente percorribile».