Cara elettrice, caro elettore,
domenica 8 dicembre si svolgeranno le primarie del Partito Democratico e tu potrai eleggere il Segretario e l’Assemblea Nazionale.
La proposta di Giuseppe Civati per la Segreteria è rivolta a te, perché troppo spesso le decisioni sono state prese senza consultarti, senza coinvolgerti, senza riconoscere la sovranità che ti appartiene.
Vogliamo aprire il PD alla partecipazione. In un momento in cui la fiducia nei partiti è al minimo storico, in cui le istanze sociali ed il bisogno di partecipazione trovano sbocchi in luoghi diversi da quelli istituzionali, sfociando spesso nella protesta dell’antipolitica o rassegnandosi al disinteresse dell’astensione, è necessario che il Partito Democratico torni ad organizzare la partecipazione.
Partendo dal basso, dai circoli che devono essere il primo luogo di confronto e di elaborazione politica, aperti a tutti i cittadini. Soggetti attivi per la condivisione delle scelte e per la diffusione delle informazioni e non comitati elettorali a sostegno di alcuni. “Vivi” e riconoscibili sul territorio e dove gli eletti del Pd, in qualsiasi carica istituzionale, partecipano per garantire la massima trasparenza sui processi decisionali e sulle pratiche di governo.
Solo così sì vince veramente, costruendo insieme un Partito Democratico aperto e trasparente nelle scelte e conseguente nella loro esecuzione. Un partito che dice quello che fa e fa quello che dice per ridurre la distanza tra cittadino ed istituzioni.
Troppi sono stati gli alibi (crisi, l’Europa, lo spread) per fare tutto il contrario di ciò che si doveva fare. Rispetto a quello stato di necessità cui ogni decisione politica viene piegata dobbiamo tornare ad una politica che sia in grado di rassicurare i cittadini sul loro futuro prima che garantire gli interessi finanziari di pochi.
E per fare questo è necessario cambiare la politica europea stando dentro l’Europa, entrando a pieno titolo nel Partito Socialista Europeo, per modificarne gli indirizzi di politica sociale ed economica.
È necessario affermare una politica che riesca a coniugare crescita ed equità sociale, in cui i diritti delle persone non vengono sacrificati in nome delle esigenze di mercato. Che sposti la tassazione dai redditi alle rendite, per ridurre il costo del lavoro, tornare ad investire in formazione ed istruzione, introdurre un reddito minimo di garanzia e recuperare alla piena cittadinanza le categorie oggi più marginalizzate (in particolare donne e giovani). Realizzando così quel grande disegno sociale che la nostra Costituzione consegna ai compiti della Repubblica (art. 3 c. 2 Cost).
Una politica che sia in grado di coniugare sviluppo e tutela del territorio. Blocco del consumo di suolo, recupero di aree urbanistiche depresse secondo i bisogni della collettività e della vocazione territoriale e riqualificazione del patrimonio costruito possono essere il volano per il rilancio del settore edilizio.
A chi in questi anni ci ha ripetuto che “non ci sono alternative” rispondiamo che l’alternativa c’è e quell’alternativa siamo noi.
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