Non è necessario citare dati e statistiche, per rendersi conto che il nostro Paese versa in una crisi pungente, che le italiane e gli italiani vivono in condizioni di incertezza rispetto al proprio futuro e che bisogna cambiare verso. C'è bisogno di rimettere in moto il Paese, attivare le nostre migliori energie e scegliere una classe politica che sia all'altezza e dia il buon esempio.
Elisa Filippi, "L'Adige", 1 dicembre 2013
Le primarie del Partito Democratico dell'8 dicembre aperte a tutti saranno l'occasione per scegliere il cambiamento con Matteo Renzi.
Cambiamento che deve partire dalla politica che deve spogliarsi di privilegi e doppioni per essere snella ed efficace come un Paese dinamico chiede: dimezzamento numero parlamentari, Senato camera delle regioni e delle autonomie, abolizione di vitalizi sono i primi provvedimenti da compiere per restituire credibilità all'azione politica.
Snella e leggera deve essere anche la macchina burocratica: la prima rivoluzione è infatti quella della semplificazione, perchè non possiamo morire di regole, la cui comprensione spesso risulta difficile perfino agli specialisti, e che più che tutelare cittadini rischia di disincentivare investimenti.
Cambiare verso oggi significa promuovere opportunità di crescita e sviluppo, perché solo facendo ripartire il Paese e generando nuova occupazione, nuova ricchezza potremo avere le risorse per aiutare tutti a realizzare il proprio futuro, senza lasciare indietro nessuno.E per farlo dobbiamo rivoluzionare il sistema italiano superando le storture che lo caratterizzano, quelle per cui ad esempio da noi si premiano molto i pochi e sempre i soliti.
Dal sistema bancario ai contributi alle imprese, dalle baronie universitarie fino alle carriere di prestigio nella pubblica amministrazione: troviamo un sistema di selezione della classe dirigente che ha difficoltà a premiare il merito e che concentra risorse su pochi manager che guadagnano fino a 600 volte quello di un impiegato, a fronte della maggioranza dei lavoratori che ha gli stipendi tra i più bassi di Europa.
Bisogna cambiare in favore dell'equità e a Firenze Matteo Renzi ha già iniziato a farlo mutuando l'esperienza di un grande imprenditore come Adriano Olivetti; da Sindaco ha introdotto questa regola: i dirigenti delle aziende pubbliche, anche il presidente, non possono guadagnare più di dieci volte lo stipendio dell'ultimo dipendente. Partendo anche da questi piccoli, ma concreti esempi la politica deve tornare ad occuparsi dei problemi degli italiani e per questo al centro del programma di Renzi si trovano le politiche per la crescita e la riforma del sistema del lavoro. Nell'attuale sistema produttivo che tende a mutare e ad adattarsi rapidamente, diventa fondamentale la formazione professionale ed il sistema di reinserimento lavorativo. In Italia questo sistema ad oggi ancora mostra lacune perchè premia la raccomandazione piuttosto che il merito e i centri per l'impiego danno occupazione solamente a 3 utenti su 100.
Il Partito Democratico che cambia verso all'Italia parlarerà al mondo produttivo: oggi il PD è il terzo partito tra operai, disoccupati, imprenditori e professionisti. Chi fa impresa, chi lavora, chi ha i calli sulle mani deve tornare a sentirsi rappresentato dal più grande partito progressista del Paese. Abbiamo il costo del lavoro fra i più alti d'Europa e i salari fra i più bassi: la differenza è un sistema inefficace che in questi anni ha portato ad un aumento delle diseguaglianze sociali. Un partito che vuole incentivare la creazione di nuovi e qualificati posti di lavoro non può non partire da una revisione del sistema fiscale, dall'accesso al credito alle imprese (pensiamo a quelle più piccole e cha magari hanno crediti da parte dello Stato), all'innovazione e alla formazione.
Il nostro Paese è ad un punto di svolta e ha bisogno di cambiare verso. Abbiamo le risorse, le intelligenze e le potenzialità per farlo, ma serve il coraggio di scardinare un sistema che ha rivelato la propria ineffacia. Lo Stato negli ultimi 20 anni ha speso di più (la spesa pubblica è aumentata), ma lo ha fatto male ed i primi ad essere penalizzati sono stati I comuni, le città, I territori che godono di sempre minori risorse per far fronte alle esigenze quotidane delle persone. Circa il 60% dei bilanci del welfare è composto da risorse comunali; ridurre le risorse delle città significa mettere a rischio le fasce più deboli. Signifca tagliare gli asili nido, non avere risorse per bambini, per I disabili, per gli anziani.
Tocca ad ognuno di noi cambiare l'Italia, mettendosi in gioco. E noi dal Trentino, modello di civismo e ponte con l'Europa, possiamo e dobbiamo dare un contributo: rechiamoci ai seggi delle primarie domenica 8 dicembre e scegliamo Matteo Renzi.