«La violenza sulle donne è una piaga della società presente anche in Trentino. Un tema di cui tutti dobbiamo occuparci». Prima conferenza ieri per le due donne della giunta Rossi, Sara Ferrari assessora all'università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità e cooperazione allo sviluppo e Donata Borgonovo Re, assessora alla salute e solidarietà sociale. Entrambe sono impegnate da diverso tempo sul tema della violenza sulle donne e la stessa Ferrari è stata promotrice di un disegno di legge di contrasto alla violenza di genere tra i primi adottati in Italia.
G. Fin, "L'Adige", 26 novembre 2013
«Abbiamo iniziato un importante percorso - ha spiegato Sara Ferrari - che dobbiamo continuare per conoscere meglio il fenomeno e riuscire poi ad intervenire in maniera mirata. Quello che però interessa è soprattutto la prevenzione che può far emergere anche un fenomeno di cui conosciamo i numeri che rappresentano solo la punta di un iceberg».
Tra gli azioni principali che nei prossimi anni si vogliono portare avanti vi è quella di un potenziamento dei percorsi di formazione. «È di fondamentale importanza - ha spiegato l'assessora Ferrari - un coinvolgimento delle fasce più giovani della popolazione e della scuola. Fin dai primi anni servono degli interventi che possono portare ad una adeguata educazione di genere perché i risultati che vediamo oggi sono frutto della mancanza di questa educazione».
A parlare di violenza sulle donne come un tema trasversale è stata invece l'assessora Donata Borgonovo Re. «Siamo qui entrambe - spiega - perché su questo fenomeno bisogna fare squadra e questo sarà lo stile che useremo anche nei prossimi anni. Dobbiamo tenere ben alla mente che nulla è conquistato definitivamente ma bisogna continuare a lavorare». Sul fenomeno della violenza sulle donne, ha sottolineato Borgonovo Re, la responsabilità è collettiva perché non è un problema su cui possono intervenire solo i soggetti pubblici. «Ciascuno di noi ha un pezzetto di responsabilità - ha affermato - e dobbiamo riuscire a coinvolgere i cittadini nell'essere protagonisti di una rete di solidarietà».
Ad intervenire ieri è stato anche il commissario del Governo, Francesco Squarcina che ha ribadito come «a Trento, grazie alla nuova legge e ai protocolli firmati gli scorsi anni, c'è uno dei primi modelli di contrasto alla violenza sulle donne». Per Squarcina un «impegno forte» riguarderà la violenza in ambito familiare in famiglie extracomunitarie. «Sono dati che spaventano - afferma - e sono difficili da scansare perché si va incontro spesso ad una cultura diversa dalla nostra».
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«Non esigete protezione, esigete giustizia». La frase, riportata dall’assessora Donata Borgonovo Re, è della scrittrice Anna Maria Mozzoni e sintetizza lo spirito di questa “Giornata internazionale dedicata all'eliminazione della violenza contro le donne”, seppur sia stata scritta a fine Ottocento. C'è voluto più di un secolo per arrivare ad una legge nazionale sul femminicidio (ottobre 2013) ed è solo del 1996 la legge che considera la violenza sessuale come danno alla persona e del 1981 la cancellazione del delitto d'onore, come attenuante.
In questo contesto la Provincia di Trento ha precorso i tempi con una legge del 2010 con la quale, tra l'altro, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa con le forze dell'ordine, che ha permesso di creare un osservatorio permanente sulla “violenza di genere”. Da otto mesi è stato aperta la Casa Rifugio che fino ad oggi, ha ospitato 11 donne (4 italiane e 7 straniere) con 21 minorenni.
Prima di analizzare i dati statistici è d'obbligo domandarsi se le denunce siano aumentate come conseguenza di un incremento dei reati, oppure se derivino da una maggiore consapevolezza. Sotto questo aspetto sono indicative le denunce di violenza legate al mondo del lavoro o tra colleghi, passate dalle 6 del 2011 alle 18 del 2012. Una triplicazione che potrebbe corrispondere ad un maggior coraggio, che porta alla luce un fenomeno sommerso.
Preoccupante il fatto di come la maggior parte delle denunce riguardi l'ambiente famigliare e nello specifico il 49% del totale è riconducibile al partner o ex partner (42%) o ad altro famigliare (7%). Secondo Maurizio Graziano, comandante provinciale dei carabinieri, «uno dei problemi principali è la rilevazione del fenomeno, perché molto spesso ci si confronta con culture differenti, dove l'omertà blocca la stessa persona che subisce le violenze». Fondamentale sarà rompere il muro di silenzio che quasi sempre circonda le situazioni di violenza: «Troppo spesso quando si interrogano i vicini ci sentiamo dire che sentivano urla, litigi frequenti o pianti. É inutile dirlo dopo - ha sottolineato la dottoressa Anna Maria Maggio, vice questore aggiunto della polizia di Trento -, ma l'atteggiamento giusto è quello in uso per i bambini: immediata segnalazione al minimo sospetto. Perché quello della violenza sulle donne è, purtroppo, un fenomeno che fa parte della nostra società e che deve essere combattuto prima di tutto, dallo stesso tessuto sociale.
Noi stessi valutiamo con attenzione il fenomeno dell'aumento delle denunce non necessariamente collegato ad un aumento dei reati, quanto piuttosto ad una maggiore disponibilità a denunciare». Per il commissario del governo Francesco Squarcina a spaventare è «quel 47% di violenza famigliare, molto spesso derivante da una questione culturale, indice di un mancato adattamento alle leggi del paese nel quale si è ospitati. Sono inorridito, quando ho letto di come alcuni giornali riportavano il tentativo di quantificare economicamente il danno derivante dai reati legati alla violenza di genere». Il totale delle denunce è passato da 506 a 574 col 78% presentato ai carabinieri ed il 22 alla polizia e, rapportando il numero alla popolazione femminile presente in Trentino, il rapporto è di 4 denunce, ogni 10 mila donne.
La nazionalità delle vittime è per il 70% italiana, il 41% con figli e per il 33% regolarmente occupata. Il 90% sono denunce dirette e solo il 2% procedimenti d'ufficio. E dal rapporto popolazione femminile - denunce si evince che si tratta di un dato non caratterizzato localmente, ma che coinvolge tutte le aree provinciali, pur considerando nel comune di Trento un incremento del 7%, il dato costante di Borgo Valsugana e di Cavalese, al quale corrisponde la contrazione di Cles che passa dal 15 al 7%. Il rapporto statistico cambia, considerando i servizi residenziali, per il quali sul totale di 79 utenti, 52 sono nuovi accessi. In questo caso il 62% delle ospiti è di cittadinanza extra Ue e la fascia d'età compresa tra i 18 ai 30 anni incide per il 46%: disoccupato il 54%, mentre il 12% è occupato a tempo determinato e solo il 7% a tempo indeterminato. Ed anche nelle richieste di servizi residenziali, il maltrattamento ricevuto è sempre riconducibile all'ambiente famigliare: 33,4% da parte del marito; 29% dal convivente; 17% amico/conoscente; 11,6 da un famigliare ed alla pari con l'1,6% fidanzato o ex partner. Il soggetto maltrattante è per il 44,7% di cittadinanza extra Ue e per il 29,5% italiano. Nella tipologia di violenza subita il triste primato spetta a quella psicologica (88,6%), seguita dalla violenza fisica (78,5%), da quella economica (45,6%), chiude la violenza sessuale (18,9%). Nel 2012 i nuovi accessi ai servizi non residenziali sono stati 237 (86,8% di accesso diretto; 6% su segnalazione dei servizi sociali; 5,6% su segnalazione delle Forse dell'ordine e 1,5% da parte del pronto soccorso).
«La della violenza di genere la si può sconfiggere solo arrivando ad un linguaggio comune tra le istituzioni ed è un tema che riguarda il vivere civile e che purtroppo coinvolge anche i figli», ha dichiarato il neo presidente Ugo Rossi. Sara Ferrari ha tenuto a sottolineare come il suo ruolo sia quello di “assessora” «con una A grande come una casa».
Poi ha proseguito: «Purtroppo si tratta di una piaga sociale con dati locali in linea con quelli nazionali. Pur in presenza di una legge provinciale che ha anticipato di un triennio quella nazionale, a conferma di un impegno che però non è riuscito ad incidere sul fenomeno nel suo complesso. Grazie all'Osservatorio, possiamo cominciare a conoscere meglio il problema e parametrare due anni di dati, iniziando un percorso di conoscenza comune tra le istituzioni, che non potrà che portare a dei risultati positivi».
E quando ha parlato di prevenzione e di coinvolgimento della scuola, Ferrari non è riuscita a trattenere le lacrime e con voce tremante ha ricordato: «Questa mattina ho assistito alla rappresentazione teatrale che gli studenti hanno allestito al teatro Cuminetti. Mi ha commosso constatare come anche per le giovani generazioni, questo non sia un problema sconosciuto. Anzi lo hanno rappresentato con un coinvolgimento diretto, che non può che far riflettere».