TRENTO — «Al di là delle competenze, il Pd potrà far prevalere la propria progettualità politica nella misura in cui saprà essere squadra all'interno della giunta e se non verrà meno l'unità tra amministratori e partito».
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 13 novembre 2013
Parola di Alessandro Olivi, neo-vicepresidente della Provincia, che a poche ore dalla scelta degli assessori da parte del governatore Ugo Rossi commenta: «Poteva essere fatto un ragionamento più organico. Ma abbiamo mantenuto tre assessorati come la volta scorsa, con deleghe che non possiamo certo considerare marginali.
Non dimentichiamo comunque che il quadro non è finito: il Pd deve avere una sua rappresentanza forte in Regione». Olivi guarda avanti: «Nessuno potrà chiudersi nel suo piccolo feudo. Dobbiamo lavorare insieme». Intanto, il segretario «reggente» del Pd Italo Gilmozzi stoppa la polemica per le scelte della giunta: «Alcune decisioni sono discutibili, ma siamo stati valorizzati. Ora dobbiamo lavorare».
Capolista ieri, vicepresidente oggi, Alessandro Olivi vuole superare i mal di pancia accusati nel suo partito dopo la definizione degli assetti di giunta e lancia un messaggio rivolto dentro e fuori il Pd: «Al di là delle competenze, il Pd potrà far prevalere la propria progettualità politica nella misura in cui saprà essere squadra all'interno della squadra di giunta e se non verrà meno l'unità tra amministratori e partito». Il «neo» assessore aveva già indicato nei giorni scorsi (vedi Corriere del Trentino di mercoledì) le sue priorità in campo economico. Ora, a giochi di giunta fatti, suggerisce ai suoi un possibile modus operandi.
Assessore, a meno di due ore dal decreto con cui Rossi ha nominato la sua giunta, il Pd ha contestato diverse scelte e una, l'avere staccato la cooperazione dall'economia, la riguarda direttamente. Deluso dalle decisioni del presidente?
«Poteva essere fatto un ragionamento più organico. L'edilizia sociale mi pare trovi una sua naturale collocazione nel welfare, la cooperazione ha una dimensione economica e l'assessorato di Ferrari, senza istruzione, può apparire un po' incompleto. Non dimentichiamo, però, che complessivamente abbiamo mantenuto, con una giunta più corta, tre assessorati come la scorsa volta, con deleghe che non possiamo certo considerare marginali. Non solo. L'avere unito sviluppo e lavoro non significa avere dato un po' più di peso a Olivi. Significa che il Pd ha conseguito un successo politico, ha fatto passare l'idea che le politiche del lavoro non possono più essere pensate solo come assistenza per chi non ce la fa da solo, ma rappresentano esse stesse un motore di sviluppo. Ciò detto, non dimentichiamo nemmeno che il quadro non è finito».
Si riferisce alla presidenza del consiglio e alla giunta regionale?
«Certo. Per me la partita che riguarda Dorigatti non può essere slegata, in maggioranza, da quella che si è appena chiusa con la giunta. Allo stesso modo, penso che il Pd, per altro l'unica forza regionale, debba avere una sua rappresentanza forte in Regione».
Ma al di là del «peso» del Pd in giunta, che forse interessa più gli addetti ai lavori che gli elettori, non crede che la frammentazione delle grandi competenze possa condizionare in negativo l'azione di governo ed essere funzionale, in fondo, solo a Rossi?
«Per come conosco Rossi non credo sia stato questo il disegno. Come dicevo, si potevano pensare assetti diversi, ma quello scelto ci impone, come giunta, di lavorare assieme. Nessuno, io per primo, potrà chiudersi nel suo piccolo feudo, geloso delle proprie competenze e indifferente alle altre. Nel rispetto dei ruoli, mi riferisco al presidente, non intenderò la vicepresidenza come un titolo onorifico. Lavorerò perché questa trasversalità diventi un metodo comune. I lavori pubblici di Gilmozzi devono lavorare insieme all'industria di Olivi e al trasferimento tecnologico di Ferrari se vogliamo che l'economia trentina ne tragga beneficio».
E il Pd, in tutto questo?
«Al di là delle competenze, il Pd potrà far prevalere la propria progettualità politica nella misura in cui saprà essere squadra all'interno della squadra di giunta e se non verrà meno l'unità tra amministratori e partito. Non è che perché non gestiremo direttamente i trasporti non potremo imprimere anche a quel settore una nostra visione della mobilità. Più sapremo elaborare progettualità politica e più la condivideremo tra di noi, più saremo in grado di condividerla con i nostri alleati».
Pensa di mantenere lei il collegamento con il partito?
«Confesso che un ruolo lo vorrei interpretare. Non parlo di incarichi, non sarebbe serio, ma di lavorare con costanza perché tra gli assessori del Pd, il gruppo consiliare del Pd e il Pd non ci sia soluzione di continuità. Questo significa anche fare più vita di partito, frequentare le sedi, ascoltare cosa viene proposto e spiegare cosa facciamo in giunta».