Donata Borgonovo Re è il nuovo assessore alla salute e solidarietà sociale. La sua nomina era nell'aria da giorni ma la chiamata ufficiale è arrivata ieri mentre era riunita con gli altri colleghi di partito nella sede del Pd. Lei, miss 10 mila preferenze, dovrà ora districarsi tra le richieste di pazienti e associazioni di malati e quelle di baroni e medici. Il tutto in un clima di spending review dove ogni giorno occorre far i conti con risorse sempre più ridotte.
P. Todesco, "L'Adige", 12 novembre 2013
Lei, con il suo fare rassicurante ma determinato al tempo stesso, ammette che quello della sanità è un settore che esula un po' dalle sue competenze ma che sente vicino per due esperienze personali.
Da una parte ha avuto modo di toccare con mano l'efficienza del sistema da paziente, quando, qualche anno fa, è stata operata per un tumore al seno. Dall'altra ha rilevato qualche limite quando, da difensore civico, si è dovuta occupare di diritti dei pazienti non sempre rispettati.
E proprio agli utenti si rivolge l'assessore. «I cittadini sono i datori di lavoro di noi eletti. È necessario costruire con loro modalità diverse di agire, non per attribuire loro responsabilità ma per fare un cammino insieme».
Assessore, la sua nomina non è una sorpresa. Si ritiene soddisfatta delle deleghe ricevute? In effetti non è stata una sorpresa. Questo era tra i possibili temi che erano stati messi sul tavolo nella consapevolezza che questi settori, diritto alla salute e diritti sociali, sono di grande interesse e importanza per la società e quindi certamente, quando è stata fatta una prima ipotesi, questa mi ha molto affascinato anche se non è immediatamente vicina alle mie competenze e conoscenze, ma non è nemmeno così distante.
Da utente e da politica come ritiene oggi il livello della sanità trentina? Che giudizio ne dà? Io ho uno sguardo plurale. Ho avuto a che fare con la nostra sanità da utente, e siamo nell'ambito del tumore al seno. In quell'occasione le funzioni di tipo precauzionale e preventivo sono state veramente ben espresse così come la parte dell'ospedalizzazione per me è stata di grande sollievo e ausilio. Certo, nelle esperienze che io ho avuto ci sono stati anche contatti complessi, legati ad altre questioni familiari, ma sempre con esiti ottimi. Ho parlato di sguardo plurale, però, perché da difensore civico ho avuto modo di toccare con mano anche delle criticità e quindi ritengo ci siano margini di miglioramento che possono essere realizzati partendo comunque da un livello qualitativo significativo.
Da dove pensa di partire per ottenere questi miglioramenti? Occorre innanzitutto che ci prendiamo il tempo per ascoltare gli operatori, chi nel mondo della sanità ha competenze vaste e annose, realtà come il Tribunale diritti del malato e molte associazioni che si occupano di particolari aspetti del mondo della salute. In Trentino esiste una realtà articolata e credo sarà interessante e utilissimo ascoltare in vista del primo grande impegno da affrontare, ossia la stesura del piano sanitario che è uno dei temi rimasti scoperti. Per redigere il piano è necessario un lavoro di ascolto molto partecipato perché dobbiamo tracciare gli orientamenti e i contenuti delle politiche sanitarie dei prossimi 10 anni con una preoccupazione che è alla base di tutto il lavoro che si farà: quella di garantire uno dei diritti fondamentali, il diritto alla salute.
In uno scenario in cui le risorse sono sempre più limitate. Il futuro non è di incrementare risorse, ma questo ci costringe efficacemente a fare tutti una bella valutazione dell'esistente e capire gli ambiti che possono essere gestiti meglio, recuperando risorse o utilizzando nel modo migliore le risorse a disposizione. La sfida è di fare un lavoro di verifica e revisione dell'esistente cercando spazi in cui le risorse non sono esercitate al meglio e non sono efficacemente utilizzate. I margini per recuperare ci sono e questo senza mortificare chi opera con professionalità in un mondo così delicato e senza ridurre i servizi.
Lei sarà l'assessore nella fase di costruzione del Not. Si trova però davanti a un progetto già confezionato. Le piace? Io ho seguito l'iter attraverso le pagine dei giornali e ho avuto qualche informazione più ampia dai colleghi del consiglio e della giunta precedente. È comunque un tema sul quale devo acquisire informazioni, anche se so che gli spazi per le decisioni sono già stati ampiamente utilizzati. Ora si tratta di vigilare sullo svolgimento delle attività e di legare questa new entry della sanità trentina con ciò che già esiste.
Lei taglierà anche il nastro della nuova protonterapia. Cosa pensa delle risorse che sono state investite in via al Desert? C'è stato sicuramente un innamoramento su un progetto che probabilmente non risulta del tutto sostenibile secondo i profili economici e sociali. Però anche su questo tema vorrei riservarmi il tempo per capire, informarmi e confrontarmi con chi è più competente di me. È ovvio che non possiamo pensare di radere a zero questa realtà, ma si tratta di mettere idee che riescano a rendere compatibile questo investimento. Così come si parla di internazionalizzazione delle imprese, forse anche su queste nostre strutture dovremmo ragionare sulla possibilità di metterle su ambiti territoriali molto grandi.
Uno dei temi che stanno più a cuore ai pazienti e quindi anche ai suoi elettori è quello delle liste d'attesa. Qual è la sua ricetta per non avere divari troppo ampi tra quelle pubbliche e quelle private a pagamento? Anche se i Rao hanno migliorato la situazione questo resta un tema odioso per gli utenti perché è come se si dicesse che il pubblico ti obbliga ad attese lunghe laddove il privato ti consente di avere servizi in tempi più rapidi. Noi vorremmo fosse il pubblico a garantire servizi tempestivi e veloci, e che il privato si inserisse in questo sistema. Ma non ho soluzioni immediate, anche se ho alcune idee che voglio confrontare con chi opera.