Trento, 11 giugno 2009 Riflessioni sull'esito del voto europeo - di Michele Nardelli.
L'esito del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo porta con sé più messaggi sui quali vale la pena soffermarsi un attimo. E sbaglieremmo nel dire che il voto europeo, più in libertà di altri, va considerato con una certa relatività.
Il primo dato è - a questo proposito - l'affluenza al voto, dalla quale si può desumere il livello di interesse per le istituzioni europee. Non parlo solo del dato più eclatante dei paesi di nuovo ingresso nell'Unione come la Polonia (24,5% degli eventi diritto), Romania, (27,4), Slovacchia (19,6), Lituania (20,9), Repubblica Ceca (28,2), Ungheria (36,3), Bulgaria (37,5) e così via, ma di paesi "fondatori" come la Francia (40,5), la Germania (43,3), i Paesi Bassi (36,5), o per altro verso del Regno Unito (36,3) e della Spagna (44,3). Dati che ci dicono come l'Europa non scaldi affatto il cuore degli europei e come il suo Parlamento rappresenti meno della metà dei suoi cittadini. A questo primo dato si aggiunga il fatto che fra coloro che si sono recati alle urne si affermano i partiti conservatori (tradizionalmente tiepidi verso il progetto europeista) e la destra (apertamente euroscettica e xenofoba). In altre parole vince chi non vuole l'Europa, il che rende esplicito lo stallo nel processo di costruzione dell'Europa politica. Com'era già accaduto con i referendum che avevano bocciato il progetto di Trattato costituzionale, prevale un'idea di Europa che si ripiega su una semplice alleanza di stati, senza alcun passaggio di sovranità. A venire avanti è quell'Europa degli stati evocata a Trento dal premier ceco Vaclav Klaus (che miopia quell'aquila di San Venceslao consegnatali al Teatro Sociale nel 2006...), che liquida il progetto dell'Europa quale soggetto insieme "post-nazionale" e fondato (come venne del resto immaginato nel Manifesto di Ventotene) sulle regioni europee. Di quella intuizione "glocale" non sembra esserci più traccia. Tant'è vero che l'allargamento è avvenuto da un certo punto in avanti in maniera inerziale, producendo avversità e chiusure, com'è del resto testimoniato dall'espressione del voto dei "nuovi arrivati", fino a fermarsi del tutto, lasciando nel cuore dell'Unione un buco nero (i Balcani occidentali), tema pressoché scomparso dall'agenda dei 27, ed una zona grigia (la Turchia) la cui adesione viene agitata come una sciagura che snaturerebbe l'identità cristiano giudaica dell'Europa.
Credo che effettivamente il voto europeo, nella sua apparente "innocenza", ci abbia inviato messaggi tutt'altro che banali.
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Partito Democratico del Trentino